lunedì, Maggio 20

I COMUNISTI DELL’ARMATA ROSSA, IL 9 MAGGIO 1945, ENTRANO A BERLINO SCONFIGGENDO I NAZISTI E I LORO ALLEATI PALESI E OCCULTI

di Redazione

Le forze sovietiche dopo l’entrata a Berlino proclamano il 9 maggio 1945 giorno ufficiale della fine della guerra. Le truppe sovietiche entrano nel campo-ghetto di Theresienstadt. Soldati dell’Armata Rossa liberano il campo di concentramento di Stutthof, vicino a Danzica.

Nell’aprile del 1945, l’Armata Rossa controllava completamente i territori di Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria e parte della Cecoslovacchia. Sia le truppe sovietiche che quelle anglo-americane lanciarono una rapida avanzata verso l’interno della Germania nazista. Il 13 aprile le truppe sovietiche occuparono la capitale dell’Austria, Vienna, mentre il 16 aprile iniziarono un’operazione per conquistare Berlino. Il 25 aprile le truppe sovietiche e statunitensi si incontrarono sull’Elba, vicino alla città di Torgau.

A seguito di due settimane di violenti combattimenti a Berlino il 2 maggio 1945 si conclude l’ultima battaglia delle forze naziste presso il palazzo del Reichstag. Il fanatici nazisti rimasti, costrinsero i soldati asserragliati nei sotterranei del Reichstag a continuare un’inutile battaglia. I soldati dell’Armata Rossa costrinsero gli ultimi soldati tedeschi ad arrendersi. In quel preciso momento i due sergenti dell’Armata Rossa, il giorgiano Meliton Varlamovič Kantaria e Michail Egorov, innalzavano la bandiera rossa sul Reichstag.

La preannunciata sconfitta portò Adolf Hitler e sua moglie Eva Braun, che non volevano cadere nelle mani sovietiche, alla scelta del suicidio, avvenuta alcune ora prima.

La capitolazione della Germania nazista avvenne l’8 maggio 1945 con la firma dell’atto di resa da parte del generale Alfred Jodl. L’atto di resa, firmato l’8 maggio 1945, fu il segno tangibile della resa incondizionata della Germania nazista, con cui terminò la seconda guerra mondiale in Europa.

Il testo definitivo fu firmato a Karlshorst il 9 maggio 1945 dai rappresentanti delle tre forze armate dell’Oberkommando der Wehrmacht e dagli Alleati insieme all’Alto comando supremo dell’Armata rossa sovietica, con ulteriori rappresentanti francesi e statunitensi firmatari in qualità di testimoni. Il feldmaresciallo Wilhelm Keitel fu il rappresentante della Germania nazista nella cerimonia della firma.

I nazisti furono costretti a firmare due documenti di resa agli Alleati; i sovietici accettarono solo il secondo a conferma della resa nazista: furono redatte tre versioni in lingua del documento (in russo, inglese e tedesco), con le versioni in russo e in inglese proclamate come le uniche riconosciute autorevoli.

Gli angloamericani avevano tentato di strappare il 7 maggio la vittoria all’Armata Rossa e quindi all’Unione Sovietica, facendo firmare al capo dell’Oberkommando der Wehrmacht, Alfred Jodl, presso la città francese di Reims, la resa incondizionata agli alleati con la presenza di un sergente sovietico, Ivan Susloparov, che era del tutto all’oscuro dell’imbroglio.

Il compagno Joseph Stalin sconfessò quel documento di resa, considerandolo solo un documento preliminare. Il presidente americano Harry Spencer Truman, subentrato il 12 aprile 1945 a Franklin Delano Roosevelt, nel frattempo deceduto, si rese ben presto conto che era sfumato il piano di prendersi tutto il merito della vittoria, accettò di buon grado la nuova situazione evitando uno scontro diretto con l’Unione Sovietica che avrebbe portato alla terza guerra mondiale.

La sconfitta dei nazisti da parte dei comunisti russi venne interpretata da Usa e Gran Bretagna in modo non positivo, ma come una loro sconfitta in quanto avevano sognato nei loro piani strategici di controllare l’intera Europa. La vittoria della Russia faceva saltare i loro piani. Tra i leader occidentali in prima fila contro la vittoria della Russia sovietica c’era il Primo ministro inglese Winston Churchill che descrive in questo modo la situazione venutasi a creare a maggio del 1945 tra le Forze Alleate: «La distruzione della potenza militare della Germania ha comportato un cambiamento fondamentale nei rapporti tra la Russia comunista e le democrazie occidentali. Hanno perso il loro nemico comune, la guerra contro la quale era quasi l’unico legame che legava la loro alleanza. D’ora in poi, l’imperialismo russo e la dottrina comunista non hanno visto e non hanno posto un limite al loro avanzamento e al desiderio di dominio finale».

Da ciò, secondo la valutazione di Churchill, derivarono le seguenti conclusioni per la strategia e la politica occidentali:

  • L’Unione Sovietica era diventata una “minaccia mortale per il mondo libero”;
  • Bisognava creare immediatamente un nuovo fronte contro la sua rapida avanzata e tale fronte in Europa doveva andare il più a est possibile;
  • L’obiettivo principale e reale degli eserciti anglo-americani doveva essere Berlino;
  • La liberazione della Cecoslovacchia e l’ingresso delle truppe americane a Praga era della massima importanza;
  • Vienna ed essenzialmente tutta l’Austria dovevano essere governate dalle potenze occidentali, almeno su un piano di parità con i sovietici;

Con quella posizione Winton Churchill, un politico conservatore, colonialista e criminale britannico, trasferiva sui russi, i suoi intenti di dominio dell’Europa. La sua era una dichiarazione di guerra alla Russia comunista e a una settimana dalla sconfitta nazista ideò l’Operazione Impensabile che doveva far continuare la. seconda guerra mondiale, non più contro la Germania, ma contro l’URSS, considerata il vero obiettivo dei massocapitalisti occidentali. In poche parole i vertici del massocapitalismo occidentale hanno usato il nazi-fascismo per attaccare la Russia comunista, hanno perso e quindi ci hanno riprovato con la nuova operazione. Per fortuna di tutti noi Churchill fu sconfessato dai suoi vertici militari e perse le elezioni politiche.

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