venerdì, Aprile 26

PERCHE’ AI COMUNISTI SERVE L’UNITA’

di Andrea Montella

L’8 settembre è un giorno importante perché ricorda la data di inizio della Resistenza e proprio per questo motivo lo abbiamo scelto per editare lUnità(www.unita2.org), ispirandoci al giornale di Antonio Gramsci.

Siamo le Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I. un gruppo di comuniste/i rimasti senza partito dopo il violento azzeramento ideologico, organizzativo e culturale del Partito comunista italiano avvenuto a partire dall’operazione della Bolognina del 1989, che ha portato alla soppressione del P.C.I. con il Congresso di Rimini del 1991. 

Crediamo nella validità del progetto di radicale cambiamento portato avanti da Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer e per questo sottolineiamo la parola ricostruzione perché ci facciamo carico di tutta la storia del P.C.I., anche dei suoi errori; questo lo diciamo per ribadire che non siamo una setta mossa da dogmi ma siamo un gruppo di donne e uomini che con vero spirito laico analizza la realtà sociale e la propria politica con le lenti della scienza e in questa categoria collochiamo il materialismo storico-dialettico di Marx-Engels che facevano dell’autocritica uno degli strumenti fondamentali per migliorare. 

Non siamo un partito, ma lavoriamo per costruire quei processi teorici, politici e organizzativi necessari per la formazione di un vero partito comunista a partire dall’ascolto delle problematiche che le lotte sociali pongono, in particolare del mondo del lavoro, per la pace, l’eguaglianza tra donne e uomini, l’istruzione, l’ambiente, il socialismo-comunismo.

Il quotidiano degli operai e dei contadini era nato da una proposta di Gramsci al Comitato Esecutivo del Partito Comunista d’Italia, il 12 settembre 1923. La prima sede de lUnità fu a Milano, in Via Santa Maria alla Porta, nei pressi di Corso Magenta. Durante il fascismo il Partito comunista e il suo giornale furono costretti alla clandestinità: il 27 agosto 1927 usciva il primo numero stampato clandestinamente in Francia. Il giornale nel ’42 riprese le pubblicazioni in Italia, ma solo dal 1945 con la liberazione di Roma dal nazifascismo, lUnità poté tornare ad essere diffusa ufficialmente. 

Il quotidiano dopo la morte di Enrico Berlinguer, nel 1984, subisce una serie di modifiche societarie e l’introduzione di contenuti di stampo liberale che ne snaturano le caratteristiche, smettendo di essere “Organo del Partito Comunista Italiano” dopo l’illegale Congresso del 1991 e continuando nella perdita di lettori che si rifiutano di seguire le mutazioni genetiche del PDS, DS, e infine PD che consideriamo la sommatoria del peggio dei dirigenti del Pci e della Dc. Una trasformazione avvenuta a seguito delle morti di Aldo Moro e Enrico Berlinguer. 

Noi ci rivolgiamo a queste persone, perché apparteniamo a quell’enorme massa di proletari che è andata a ingrossare le fila dell’astensionismo, non riconoscendosi nei partiti e nell’impianto piduista della Seconda Repubblica, per riportarle a quel protagonismo che è l’unica garanzia di positivi cambiamenti. 

Per questo serve uno strumento di informazione che dica la verità, che non è neutra, ma ha sempre un contenuto di classe. Perciò il nostro è un giornale aperto ai contributi di questa platea. 

La nostra uscita è a cavallo delle elezioni volute da Mario Draghi: cercheremo di dire il nostro parere anche su questa truffaldina elezione e su chi siano i reali contendenti che muovono i fili di questa seconda Repubblica nata dal Piano di rinascita democratica della loggia massonica P2 che prevedeva, contemporaneamente, la scomparsa del P.C.I. 

E’ dentro quel piano che nasce la frammentazione della sinistra: siamo al ribaltamento dell’esortazione contenuta nell’ultima pagina de il Manifesto del Partito comunista di Marx-Engels “Proletari di tutti i paesi unitevi”, e al perché il giornale di Gramsci fu chiamato lUnità.

Ci sono in Italia dopo il golpe di Occhetto della Bolognina decine di partiti e movimenti che si rifanno al comunismo ma sono ininfluenti e hanno raggiunto un tale livello di degrado da presentarsi in coalizioni con personaggi dell’estrema destra, abbracciando le antimarxiste teorie di Costanzo Preve e del suo allievo Diego Fusaro. 

Frutto dell’abbandono dei principi cardine di un Partito comunista: l’unità del proletariato e l’antifascismo, condizioni base per la costruzione della coscienza di sé come soggetto alternativo alla borghesia. L’altro elemento mancante in questi partitini, tutti costruiti attorno alla figura di un “leader”, è il centralismo democratico. 

E poi, dove sta il bilancio autocritico dei “partiti comunisti” di questi ultimi decenni?

lUnità2 avrà anche il compito di approfondire i perché di questa frammentazione e dell’incapacità di riorganizzare un movimento capace di ricostruire il soggetto necessario per sconfiggere le politiche capitalistiche.

La diversità tra il P.C.I. e le attuali realtà minoritarie l’hanno compresa molto bene gli angloamericani e la NATO, che si sono impegnati a combatterla in tutti i modi possibili, palesi, occulti e criminali in quella che fu definita Strategia della tensione che produsse stragi, omicidi selettivi, corruzione, diffusione della droga ed espansione della criminalità organizzata su tutto il territorio, con lo svuotamento dei valori costituzionali e quindi della democrazia conquistata con la lotta antifascista.

Piuttosto che lottare in difesa dei valori nati dalla lotta partigiana, la codardia, la sete di denaro e di riconoscimenti borghesi dei dirigenti del dopo Berlinguer, produssero quella politica della frammentazione che continua ancora oggi di cui sono responsabili coloro che proposero le tre tesi per il Congresso del 1991, a dimostrazione dell’esistenza delle correnti. 

Infatti lentamente ma inesorabilmente, divisione dopo divisione, sconfitta dopo sconfitta, siamo “evaporati” perdendo quella capacità egemonica che si esercitava nella società.

Dalla nostra scomparsa l’arretramento economico, politico, culturale e sociale della nostra nazione è sotto gli occhi di tutti e sembra ai più non avere fine se si continua, opportunisticamente, a seguire teorizzazioni fasulle e a non vedere che la soluzione sta solo nel superamento del sistema sociale capitalistico verso il Comunismo, come avanzamento delle libertà democratiche e dell’eguaglianza che è l’unica reale prospettiva per tutti. Un superamento necessario nel momento in cui per l’imperialismo la guerra mondiale torna ad essere l’unica soluzione ai problemi imposti dal sistema capitalista internazionale e dalla sua dittatura massonica, mascherata dal voto maggioritario.

Care compagne/i riprenderci tutta la nostra storia è quindi un dovere per ogni comunista.

Se il nostro appello e il programma, già contenuto nelle Tesi sarà sufficientemente recepito dovremo costruire l’intelaiatura organizzativa del futuro partito su tutto il territorio, facendo nascere ovunque le Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I. che appena avranno tra i lavoratori e le classi subalterne, una dimensione e un radicamento nazionale, potranno dar vita all’assemblea ri-costituente il Partito Comunista Italiano.

Al lavoro e alla lotte compagne/i.

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