domenica, Maggio 5

LA SECONDA REPUBBLICA E’ SOTTO IL TALLONE DI FERRO SIONISTA, GRAZIE A UN GOLPE A TAPPE

di Redazione

Rilanciamo questa intervista fatta da l’ANTIDIPLOMATICO a un bravo giornalista, Alberto Negri, perché è talmente illuminante che andrebbe divulgata, almeno, a tutti gli italiani.

Fate attenzione a quanto afferma l’intervistatore Alessandro Bianchi, su come eravamo considerati positivamente a livello mondiale durante la Prima e democratica Repubblica. Mentre la seconda repubblica, quella che noi definiamo piduista e quindi parafascista, è sotto scacco israeliano ed ha trasformato l’Italia da paese amato in tutto il mondo e noi aggiungiamo: grazie alla politica di Aldo Moro ad Ovest e al P.C.I. a Est, in un paese disprezzato e servo del fanatismo sionista israeliano, degli USA e della NATO.

Come è potuto avvenire tutto questo? Tramite un golpe a tappe e uno di questi passaggi è stato quello di usare i vari terrorismi per eliminare in modo selettivo i politici, i magistrati, i giornalisti, gli uomini dello Stato e gli operai, che si opponevano a questa deriva reazionaria dell’Italia programmata nel Piano di rinascita della loggia massonica P2.

Possiamo quindi far coincidere l’accelerazione dalla Prima alla seconda repubblica con il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Ma per realizzare questo obiettivo dovevano prendere il controllo delle Brigate rosse. Questa parte del progetto si realizza con l’arresto del gruppo storico delle BR – quello di Curcio e Franceschini – mentre “sfugge” ai carabinieri Mario Moretti. Arrestati i capi storici inizia la scalata al vertice brigatista da parte di Mario Moretti.

Ora fate attenzione alla foto che vi proponiamo del rapimento nel giugno 1973 del dirigente dell’Alfa Romeo, Michele Mincuzzi, dove Mario Moretti sul cartello messo al collo del rapito, disegnò la Stella di David, anziché quella delle Brigate rosse, fu solo un semplice “lapsus calami” da parte di un cretino… oppure fu qualcosa di assai più pertinente?  Un clamoroso errore o un messaggio in codice? In quel periodo il Mossad aveva preso contatti con le Br storiche e avevano ricevuto un netto rifiuto su una possibile collaborazione, come racconta Alberto Franceschini nel suo libro CHE COSA SONO LE BRLe radici, la nascita, la storia, il presente. Chi erano veramente i brigatisti e perché continuano a uccidere. Una nuova testimonianza del fondatore delle Brigate rosse – Rizzoli.

Poi dopo l’arresto di Curcio e Franceschini e l’ascesa di Moretti, tutto cambia – non solo per Aldo Moro, ma anche per Enrico Berlinguer che, sempre nel 1973, subisce un attentato a Sofia in Bulgaria – ma per l’intera Italia che passa ad una politica estera sempre più filoisraeliana e filo USA, quindi sempre più reazionaria e subalterna. Sino a giungere ad avere al governo i fascisti di nuovo conio di Fratelli d’Italia, gli eredi di Mussolini, che con i sionisti avevano intessuti rapporti dagli anni Trenta e nell’immediato dopoguerra, come ha dimostrato il giornalista ebreo Eric Salerno, nel suo libro Mossad base Italia. Le azioni, gli intrighi, le verità nascoste – Il Saggiatore.

Per tornare liberi serve ricostruire il P.C.I., tornare ai principi della Prima Repubblica e fare una lottta di Liberazione 2.0 per la pace nel mondo, una reale eguaglianza, per il lavoro con l’autogestione delle fabbriche, la cooperazione tra i popoli, l’uscita dalla NATO, la fine del lavoro salariato, per giungere alla fine della circolazione monetaria massocapitalista.

Ora e sempre Resistenza e buona lettura

“Politici ai domiciliari” e subalternità ad Israele – Alberto Negri

di Alessandro Bianchi

Alberto Negri ha raccontato all’Italia per decenni i conflitti che hanno devastato il mondo dagli anni’80 fino alla guerra siriana del 2011-18. Per primo scrisse che la Libia non sarebbe mai tornata unita quando la Nato arrivava all’apogeo del proprio crimine mostrando la testa di Gheddafi. “La più grande sconfitta dalla seconda guerra mondiale per l’Italia”, l’ha definita correttamente. Per primo scrisse che il presidente siriano Assad, dato per caduto da tutto il circo
mediatico italiano, non sarebbe stato abbattuto e che dietro quella “rivoluzione” c’era il solito zampino.

Ci accompagnerà spesso nel nostro percorso di “Egemonia” e per questo primo incontro abbiamo scelto di focalizzarci su Gaza ed in particolare sul ruolo tenuto dall’Italia in questi mesi. Rispetto alla posizione di mediazione storica e di intermediazione che aveva accompagnato il nostro paese nella Prima Repubblica – al punto di renderci il paese europeo più rispettato di tutto il mondo arabo – oggi la nostra posizione è forse quella che porta avanti il fondamentalismo sionista più estremo.

Perché? Come dobbiamo giudicare la posizione italiana in questi mesi di offensiva israeliana su Gaza?

“L’Italia ha seguito in gran parte quello che ha fatto l’Unione Europea, quindi, nulla per frenare lo stato di Israele. Nulla perché come avviene da oltre trent’anni gli europei, Italia compresa, non hanno imposto una singola sanzione per tutti gli insediamenti illegali fatti in violazione degli accordi di Oslo e di tutte le risoluzioni dell’Onu e delle Convenzioni internazionali. Ma, in realtà, l’Italia ha fatto anche qualcosa di peggio…” E su questo Alberto Negri sposta l’attenzione su un fatto fondamentale ma che non ha avuto la giusta attenzione mediatica. E, sottolinea, chi aveva data la notizia ha subito fatto in modo di nasconderla per bene. “L’8 marzo del 2023, praticamente un anno fa, il primo ministro israeliano Netanyahu è venuto a Roma e ha firmato una serie di accordi. Uno, il più importante, è passato praticamente inosservato: si tratta dell’appalto della cybersecurity dei nostri servizi ad Israele. Questo accordo non è piaciuto, al punto che il capo della cybersecurity Roberto Baldoni si è dimesso prima di doverlo firmare…”

Ci interessa molto il discorso. Proprio in questi giorni al Parlamento italiano è stato presentato, infatti, il rapporto di intelligence «Relazione annuale 2023 sulla politica dell’informazione per la sicurezza» dal sottosegretario Mantovano alle Camere che ha più volte ricordato il rischio che corriamo di informazioni alterate nel web e dalla direttrice del DIS Elisabetta Belloni che ha sottolineato come ci siano gravi “rischi di interferenze elettorali”. I giornali del gruppo Elkann hanno subito puntato il dito contro la Russia, ma forse, da quell’accordo dell’8 marzo, il paese da dover monitorare per l’Italia è un altro. Prosegue Negri nel ricostruire un passaggio fondamentale per comprendere la subalternità dell’Italia alle scelte di Tel Aviv. “La notizia di questo accordo fa parte di un trend che l’Italia e il governo italiano avevano imboccato già in passato. Il governo Renzi aveva tentato di appaltare la cybersecurity ad una società legata al Mossad con base in Lussemburgo ed era stato frenato dagli apparati dello stato italiano. Questo aspetto è di importanza chiave per comprendere il nostro rapporto con lo stato di Israele: un rapporto di subordinazione e non di indipendenza e sovranità come detto dal governo italiano.”

La questione dell’appalto della cybersecurity italiana agli israeliani è per noi di estrema importanza e incalziamo Negri nel ricostruirci tutta la vicenda. “Vi ricordate il momento preciso in cui Renzi ha iniziato il suo attacco al governo Conte? Proprio sulla famosa delega dei servizi e il governo Conte che aveva stanziato inizialmente 80 milioni di euro per la cybersecurity italiana, nel tentativo di ammorbidire l’opposizione di Renzi era sceso a 20 milioni. Ma questo non è bastato, come non è bastato la scelta di Benassi per la delega ai servizi. Ormai il suo governo era segnato…”

Subordinazione e delega in bianco di poteri fondamentali dello stato. Questo spiega la posizione italiana di questi mesi su Gaza. A rafforzare questa visione, una seconda notizia che non ha avuto lo spazio che meritava secondo Negri. “Qualche settimana abbiamo scoperto grazie ad una società legale statunitense, attivata da organizzazioni palestinesi, che l’ENI aveva firmato un accordo il 29 ottobre per lo sfruttamento del gas palestinese di Gaza. Settimane dopo l’operazione israeliana. Altro che Piano Mattei, altro che fine del capitalismo predatorio! L’Italia, attraverso l’Eni, è andata a firmare un contratto che deruba i palestinesi del proprio gas a Gaza in violazione delle convenzioni internazionali in materia.” L’Eni, precisa Negri, avrebbe dovuto quanto meno sospendere l’appalto firmato in precedenza dopo l’inizio dell’operazione. “Questi due episodi di pubblico dominio non hanno innescato che labili proteste interne ma ci danno la misura di quanto sia grande la subordinazione verso lo Stato di Israele.”

Quando pensiamo al perché l’Italia si sia astenuta alle risoluzioni delle Nazioni Unite sul cessate il fuoco, nonostante la stragrande maggioranza della popolazione sia a favore, o perché il nostro paese non riconosca ancora lo stato di Palestina, o, più in generale perché l’Italia sia complice della brutale repressione dello stato israeliano in corso, Negri ci offre la migliore risposta possibile: “Gli attuali rappresentanti del governo italiano, soprattutto quelli provenienti più a destra, non sono altro oggi che politici ai domiciliari, perché non fanno esattamente il ruolo di sovranisti ma prendono ordini nel loro stesso paese”. Politici ai domiciliari, sintesi migliore non esiste.

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