
Il revisionismo storico è un problema con il quale stiamo facendo i conti già da molti anni, comune e trasversale a tutti i paesi dell’Europa Centro-Orientale.
Il giorno del ricordo fu istituito nel 2004 in Italia, con una legge approvata da larga maggioranza e con il voto contrario di noi comuniste/i.
La legge aveva un’impostazione unilaterale: “occorre conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”.
Evidente l’intento revisionistico visto che la legge glissava sulle persecuzioni antislovene, l’italianizzazione forzata e sui crimini commessi dal nazifascismo durante la Seconda Guerra Mondiale.
È proprio la “più complessa vicenda del confine orientale” che va indagata per contestualizzare il fenomeno e non ridurlo a un tentativo di screditare la resistenza partigiana antifascista.
Inoltre va smontata una narrazione