mercoledì, Dicembre 6

SCIOPERO! SI PROVA AD USCIRE DALLA SUBALTERNITA’ AL MASSOCAPITALISMO E A FAR CADERE L’ENNESIMO GOVERNO DELLA P2

di Redazione

Il malcontento è tanto e lo sciopero del 17 novembre prova a raccoglierlo e a trasformarlo in obbiettivi e in pressione politico-sindacale verso il governo e verso il Parlamento, sperando che qualche forza politica si faccia carico delle esigenze delle masse popolari. Quale partito politico che siede in Parlamento o che opera nella società può definirsi oggi il rappresentante o il coerente difensore degli interessi del proletariato e può affermare di avere un progetto di società alternativo a quello massocapitalista?

Nessuno!!!

Abbiamo al governo oggi gli eredi della fascistissima Repubblica sociale italiana, i cui militanti sono implicati in tutte le stragi avvenute nel nostro paese e in tutti i fatti di terrorismo, con qualsiasi colore si siano manifestati. Repubblica sociale trasformatasi dal 1946 in Fasci di Azione Rivoluzionaria e nel Partito Democratico Fascista, diventando poi MSI, AN, Movimento Sociale Fiamma Tricolore e infine Fratelli d’Italia, ma anche Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale, Fronte Nazionale, Terza Posizione, Lotta di Popolo e Costruiamo l’azione, Nuclei Armati Rivoluzionari e il Fronte Nazionale Rivoluzionario, Movimento Fascismo e Libertà, Movimento Politico, Base Autonoma, Azione Skinhead, L’Uomo Libero, Forza Nuova, CasaPound, Fronte Sociale Nazionale fino al Movimento Fascismo e Libertà – Partito Socialista Nazionale.

Come potete vedere dalla quantità delle sigle, questi oggettivi criminali, sono stati fatti scorazzare in lungo e in largo per il nostro Paese e in tutti i media possibili pubblici e privati, grazie alla compiacente copertura data da quei partiti sedicenti democratici, come il PD, sorti dalla piduistica seconda Repubblica, che hanno permesso con i loro cedimenti teorici e politici, di aumentare lo sfruttamento delle classi subalterne.

Il PD, conclusione tragica della trasformazione golpista del P.C.I. per mano di Occhetto, Napolitano, D’Alema, Veltroni, Cossutta e soci, che hanno spaccato il più grande Partito comunista di tutto l’Occidente, hanno cominciato, con Napolitano, quel lavoro di demolizione della Costituzione facendo il più grande regalo all’imperialismo USA e alla NATO e a tutti i massocapitalisti d’Europa e disarmato il proletariato italiano, ma anche quello europeo, della più grande forza di opposizione del continente. Gli effetti nefasti di tali scelte li stiamo pagando con decenni di arretramenti sia in campo sociale che politico, che si sono tradotti in questi anni nella più grande disaffezione alla partecipazione democratica mai vista.

Che fare? Noi lo abbiamo scritto nelle nostre TESI

C’E’ BISOGNO DELLE COMUNISTE E DEI COMUNISTI, c’è bisogno del Partito
Comunista. Cadute presto le promesse di benessere e democrazia della narrazione borghese del
1989, il capitalismo mostra, senza veli, il suo volto distruttivo. Un pugno di ricchi, che gestisce lo
sfruttamento di enormi masse umane e dell’ambiente, è disposto – pur di non cedere, neppure
parzialmente, potere e privilegi insopportabili – a provocare una guerra generalizzata e a correre il
rischio di desertificare il pianeta.

Per non rassegnarsi a queste prospettive terribili e per costruire il futuro è necessaria l’idea generale di un modo diverso di vivere e produrre. Il socialismo, cioè la proprietà e il controllo sociale dei mezzi di produzione, di scambio, d’informazione e delle risorse essenziali per la vita umana, è, per noi, un tema attuale e decisivo. Il comunismo come liberazione integrale e sviluppo onnilaterale delle donne e degli uomini, si conferma un obiettivo storico di cui si accumulano potenzialmente le condizioni materiali e intellettuali che il dominio capitalistico tende ad asservire ai propri meccanismi o a dissipare.

La denuncia di una situazione insopportabile e di enormi pericoli, non ci impedisce di cogliere
l’apertura di inediti spazi per riaprire la lotta per il socialismo. Potenzialità e rischi s’intrecciano. Gli
ultimi anni hanno mostrato l’insostenibilità di un modello che pretendeva di essere addirittura
l’approdo finale della storia dell’umanità. D’altro lato l’imperialismo statunitense, così come
l’Unione Europea, trova grandi difficoltà cui risponde accentuando la tendenza alla guerra.

Avanzano altri protagonisti sulla scena mondiale: la Cina, la Russia e gli altri paesi dei Brics.
L’America Latina, pur sotto un violento attacco, mantiene il carattere di laboratorio di esperienze
preziose del socialismo del XXI secolo. In molte aree del mondo i partiti comunisti svolgono un ruolo
rilevante. Un mondo che, tra mille contraddizioni, tende a costruire un assetto multipolare è un
contesto più favorevole allo sviluppo delle forze che lottano per un radicale cambiamento.

Il marxismo ci offre gli strumenti indispensabili per comprendere questo mondo grande e
terribile e per cercare di cambiarlo. Una nuova attenzione si diffonde verso l’opera straordinaria di
Karl Marx, persino numerosi pensatori liberali devono oggi riconoscerne necessario lo studio per
capire i meccanismi reali della crisi che attraversa il pianeta. La lezione sull’imperialismo di Lenin
ritorna a dare chiavi di lettura a eventi internazionali inattesi e imperscrutabili. La diffusione del
pensiero di Gramsci – un fatto intellettuale di portata mondiale negli ultimi decenni- offre a una
nuova leva d’intellettuali critici, non a caso particolarmente presenti nelle aree del mondo in
ascesa, dall’America Latina all’India, il quadro concettuale per indagare l’articolazione tra materiale
e immateriale, tra segni e significati, così decisiva nella nostra epoca.

Rompendo con ogni subalternità è possibile, a partire da questo vitale patrimonio, avviare una nuova stagione del pensiero rivoluzionario che, senza reticenze e senza abiure, affronti i problemi storici e teorici
aperti e rigeneri il pensiero e la pratica comunista.

In Italia a oltre trent’anni dalla fine del P.C.I. e considerata la radicale insufficienza delle
esperienze che, in modo diverso, si sono richiamate a quella grande storia, è necessaria la
ricostruzione di un Partito comunista che ne riprenda le migliori caratteristiche, ricollocandole
nelle attuali condizioni italiane e internazionali. E’ un’esigenza che nasce dalla rimozione del
conflitto di classe nel nostro Paese, dall’isolamento e dalla frammentarietà delle lotte, pur
significative e generose, per la pace, contro lo smantellamento dei diritti sociali e della stessa
Costituzione nata dalla Resistenza, dall’arretramento gravissimo che l’”assenza” dei comunisti ha
provocato nel clima culturale e civile del paese.

FACCIAMO DI QUESTA GIORNATA DI LOTTA ANCHE UN MOMENTO DI PROFONDA RIFLESSIONE SUI NOSTRI ERRORI E SU COME RIACQUISTARE UN REALE PESO SOCIALE E POLITICO

“Va cambiata la Manovra del Governo. Toscana penalizzata, in piazza per difendere i diritti di tutti. Precettazioni atto grave”: sciopero confermato di 8 ore (4 nei trasporti) Cgil-Uil con manifestazione regionale a Firenze il 17 novembre (ritrovo ore 9 in piazza Indipendenza, corteo, conclusioni in Ss. Annunziata con interventi dal palco di Paolo Fantappiè, lavoratori/trici, precari/e, pensionati/e, Francesca Re David)

IL VOLANTINO

Cgil e Uil hanno deciso di dare vita a un percorso comune di mobilitazione con scioperi di 8 ore o per l’intero turno, strutturati su base territoriale e regionale. In Toscana è stato indetto uno sciopero di otto ore (tutti i settori, 4 ore per i trasporti dalle 9 alle 13) con manifestazione regionale a Firenze nella mattinata di venerdì 17 novembre con ritrovo alle 9 in piazza Indipendenza e corteo fino a piazza Santissima Annunziata, dove sono in programma gli interventi dal palco (toccherà a Paolo Fantappiè, segretario generale Uil Toscana; a lavoratori, lavoratrici, pensionate/i, precari/e; a Francesca Re David, della segreteria Cgil nazionale). Il corteo seguirà un percorso lungo via XXVII Aprile, via degli Arazzieri, Via Cavour, Via della Dogana, Via G. La Pira, via Micheli e via G. Capponi. “In piazza per difendere i diritti di tutti”: attese migliaia di persone da tutta la regione, in pullman o altri mezzi.

RAGIONI E OBIETTIVI DELL’AGITAZIONE

Obiettivi della mobilitazione: cambiare la legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad ora messe in campo dal Governo. L’intenzione è sia di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle gravi criticità della manovra economica sia di chiedere al Governo e alle Istituzioni territoriali di assumere provvedimenti, a partire da quelli in materia di lavoro (salari, contratti, precarietà) e di politiche industriali, sicurezza sul lavoro, fisco, previdenza e rivalutazione delle pensioni, istruzione e sanità, necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare la crescita. La Toscana, in particolare, esce assai penalizzata dalla Manovra del Governo, più di altre regioni: sono tagliati 31 milioni di euro agli enti locali e 300 sulla spesa per la sanità, si stima un taglio sulle pensioni (una volta a regime le nuove norme) per oltre 30mila toscani. Questo in una situazione già caratterizzata da una prevalenza di lavoro povero e in appalto, con migliaia di toscani senza continuità occupazionale e con paghe a meno di mille euro al mese. Ma sulla Manovra è lungo l’elenco delle cose che non vanno. A partire dal fisco: non si allarga la base imponibile, si mette in discussione il principio della progressività favorendo i più ricchi. Manca la lotta al caro vita: non si affrontano la questione salariale e le cause dell’inflazione ma si inseriscono solo misure spot e non strutturali; serviva invece una detassazione delle tredicesime e degli aumenti contrattuali. Sulla previdenza si peggiora la legge Fornero: per confermare quota 103 si ricalcola la componente retributiva, cosicché se uno va in pensione perde mediamente il 15 per cento, mentre il settore pubblico subisce la revisione delle aliquote, che tocca diritti acquisiti. Ape sociale viene peggiorata, opzione Donna azzerata.

Rispondi

%d