
di Redazione
Senza tener conto dei risultati del voto dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che il 27 ottobre ha approvato la bozza di risoluzione presentata dalla Giordania, a nome dei Paesi arabi, per una tregua umanitaria tra Israele e palestinesi, Israele ha lanciato una nuova fase dell’offensiva di terra su Gaza con l’uso dei carri armati e ha annunciato di aver colpito 450 obbiettivi di Hamas. Sappiamo che dietro questa formula si nasconde il bombardamento indiscriminato sulla città, sui campi profughi e sulle vie di fuga.
Gaza è senza acqua, con il blackout energetico e con i servizi internet e telefonici interrotti da più di 24 ore. Le aziende di telecomunicazioni e la Mezzaluna Rossa Palestinese hanno affermato che è stato il risultato dei bombardamenti israeliani. Hamas ha dichiarato che le vittime di questi ultimi 15 giorni sono 8.000 e che di questi la metà sono bambini. Di fronte a queste cifre il ritornello del “diritto di Israele a difendersi” è un’ipocrisia disgustosa che cela l’autorizzazione da parte di chi la usa alla “soluzione finale” per i palestinesi. In perfetto stile nazista.
Eppure il voto alle Nazioni Unite ha dimostrato che il consenso internazionale nei confronti dell’attacco israeliano non c’è: 120 nazioni hanno votato a favore della tregua. Solo 14 hanno votato contro, tra questi gli Stati Uniti, Israele, l’Ungheria, le isole Fiji, il Paraguay, le Isole Marshall, Papua, Tonga… Nel folto gruppo dei 45 astenuti, che hanno girato la testa dall’altra parte, ci sono l’Italia e la Germania.
Una risoluzione che il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Eli Cohen, si è rifiutato di accettare, opponendo “l’aperto rifiuto dello spregevole appello per un cessate il fuoco” e rivendicando che “Israele intende agire per eliminare Hamas proprio come il mondo ha agito contro i nazisti e l’Isis”.
I questa situazione disperata e deflagrante per le conseguenze che può portare, il minimo sarebbe di comminare sanzioni economiche a Israele, come l’esclusione del paese dal circuito bancario Swift di cui parla l’articolo di Internazionale di più di un anno fa. Cosa aspettare ancora, almeno per esprimere la distanza della comunità da questi atti di barbarie, di fronte ai quali non bastano le parole?
articolo Internazionale https://www.internazionale.it/opinione/gideon-levy/2022/03/15/sanzioni-israele-swift