mercoledì, Dicembre 6

I MASSOCAPITALISTI ISRAELIANI, EREDI DEI VALORI DEL NAZICAPITALISMO, STANNO CON IL MASSACRO DI GAZA MANDANDO UN MESSAGGIO AL MONDO. LORO SONO GLI ELETTI DI DIO (GOTT MIT UNS) E GUAI A CHI NON SI PIEGA ALLA LORO DITTATURA

di Redazione

Più di 8.000 morti di cui 4.000 bambini non sono sufficienti per far insorgere la popolazione israeliana e il nostro governo contro una pratica e una logica che è identica a quella usata dai governi nazifascisti: un loro morto equivaleva a dieci degli altri. Fate le proporzioni tra i morti israeliani e quelli palestinesi e ditemi se non è così?

Ma qui vogliamo ripetere per l’ennesima volta un fatto ormai accertato dalla Storia, che i sionisti strumentalizzano l’Olocausto per finalità che sono quelle dei loro vertici politici ed economici che sono in primis banchieri d’affari, capi di multinazionali, massoni anticomunisti viscerali, che vedono in ogni proletario o povero del mondo un nemico potenziale dei loro piani egemonici. Costoro con le loro spie (definite le più abili del mondo) infilate in ogni luogo negli apparati economici e statali occidentali, fanno e disfanno a loro piacimento tutte le loro politiche. Rendendo nei fatti i governi occidentali dei loro fedeli servi. E l’ultimo voto all’ONU lo dimostra ampiamente. Il loro punto di forza è che i loro padroni hanno nelle loro mani il debito degli Stati occidentali.

I sionisti sono stati e sono così spregiudicati che nel periodo di ascesa del nazismo in Germania non sentivano nessun disagio nel firmare accordi come quello che abbiamo riportato qui sotto tratto non dalla comunista Pravda, ma da Wikipedia.

L’Hanotea (in ebraico הַנּוֹטֵעַ‎?, “la Seminatrice”) era una società di piantagioni di agrumi con sede a Netanya e fondata nel 1929 da coloni ebrei di lunga data in Palestina coinvolti nel movimento Benei Binyamin. In un accordo elaborato con il Ministero dell’Economia del Reich, i conti bancari tedeschi bloccati di potenziali immigrati sarebbero stati sbloccati e i fondi da essi utilizzati dall’Hanotea per acquistare prodotti agricoli tedeschi; queste merci, insieme agli immigrati, sarebbero poi state spedite in Palestina e agli immigrati sarebbe stata concessa dall’azienda una casa o un agrumeto dello stesso valore.[14] Il direttore dell’Hanotea, Sam Cohen, rappresentò l’azienda nei negoziati diretti con il Ministero dell’Economia del Reich a partire dal marzo 1933.[15] Nel maggio 1933 Hanotea chiese il permesso di trasferire capitali dalla Germania alla Palestina.[15] Questa disposizione pilota sembrò funzionare con successo,[senza fonte] e aprì così la strada al successivo accordo dell’Haavara.

L’accordo di trasferimento

«CERTIFICATO

(Esempio di certificato rilasciato dall’Haavara agli ebrei emigrati in Palestina)


L’Ufficio fiduciario e di trasferimento “Haavara” Ltd. mette a disposizione delle banche in Palestina importi in marchi del Reich che sono stati messi a sua disposizione dagli immigrati ebrei dalla Germania. Le banche si avvalgono di questi importi in Reichmark per effettuare pagamenti per conto di mercanti palestinesi di merci da loro importate dalla Germania. I commercianti pagano il valore della merce alle banche e l'”Haavara” Ltd. paga il controvalore agli immigrati ebrei dalla Germania. Nella stessa misura in cui i commercianti locali si avvarranno di questa disposizione, l’importazione di merci tedesche servirà a ritirare il capitale ebraico dalla Germania.
L’Ufficio fiduciario e di trasferimento,
HAAVARA, LTD.»

L’accordo dell’Haavara (trasferimento), negoziato da Eliezer Hoofein, direttore della Banca anglo-palestinese, venne accettato dal Ministero dell’Economia del Reich nel 1933 e continuò, con il calo del sostegno del governo tedesco, fino alla sua liquidazione nel 1939. In base all’accordo, gli ebrei emigrati dalla Germania potevano utilizzare i loro beni per acquistare beni di fabbricazione tedesca per l’esportazione, salvando così i loro beni personali durante l’emigrazione. L’accordo fornì un sostanziale mercato di esportazione per le fabbriche tedesche nella Palestina governata dagli inglesi. Tra il novembre 1933 e il 31 dicembre 1937, vennero esportati ad aziende ebraiche in Palestina, nell’ambito del programma, 77.800.000 Reichmark o $ 22.500.000 (valori nella valuta del 1938) di beni. Quando il programma terminò con l’inizio della seconda guerra mondiale, il totale era salito a 105.000.000 di marchi (circa $ 35.000.000, 1939 valori).

Gli emigranti con un capitale di £ 1.000 (circa $ 5.000 nel valore della valuta degli anni ’30) avrebbero potuto trasferirsi in Palestina nonostante le severe restrizioni britanniche all’immigrazione ebraica nell’ambito di un programma per investitori immigrati simile all’attuale EB-5 Visa. In base all’accordo di trasferimento, circa il 39% dei fondi di un emigrante venne destinato a progetti di sviluppo economico comunitario ebraico, lasciando agli individui circa il 43% dei fondi.

Alcuni circoli tedeschi pensavano che l’accordo dell’Haavara fosse un possibile modo per risolvere la “questione ebraica”. Il capo della divisione mediorientale del ministero degli Esteri, il politico anti-NSDAP Werner Otto von Hentig, sostenne la politica d’insediamento degli ebrei in Palestina. Hentig credeva che se la popolazione ebraica fosse stata concentrata in un’unica entità straniera, la politica diplomatica estera e il contenimento degli ebrei sarebbero diventati più facili. Il sostegno di Hitler all’Accordo dell’Haavara non era chiaro e variò per tutti gli anni ’30. Inizialmente Hitler sembrava indifferente ai dettagli economici del piano, ma lo sostenne nel periodo dal settembre 1937 al 1939.

Reazioni

Dopo l’invasione tedesca della Polonia nel settembre 1939, il programma terminò.Reazioni

L’accordo fu controverso sia all’interno dell’NSDAP che nel movimento sionista. Come ha affermato lo storico Edwin Black, “L’accordo di trasferimento fece a pezzi il mondo ebraico, mettendo leader contro leader, minacciando ribellione e persino assassinio.” L’opposizione è venuta in particolare dalla leadership statunitense principale del Congresso mondiale sionista, in particolare da Abba Hillel Silver e dal presidente dell’American Jewish Congress, il rabbino Stephen Wise. Wise ed altri leader del boicottaggio anti-nazista del 1933 si opposero all’accordo, non riuscendo per un pelo a persuadere il diciannovesimo Congresso sionista nell’agosto 1935 a votare contro di esso.

I sionisti revisionisti di destra e il loro leader Vladimir Žabotinskij erano ancora più espliciti nella loro opposizione. Il quotidiano revisionista in Palestina, Hazit Haam, pubblicò una forte denuncia di coloro che erano coinvolti nell’accordo come “traditori” e poco dopo uno dei negoziatori, Haim Arlosoroff, venne assassinato.

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