martedì, Dicembre 5

UCRAINA E ISRAELE AL SERVIZIO DEI MASSONI AL VERTICE DELL’IMPERIALISMO

di Redazione

Nel mondo occidentale l’aria della libertà e della democrazia sta evaporando come una goccia d’acqua sotto il sole del deserto.

Nella “democratica” Francia si arrestano i sindacalisti della Confédération Générale du Travail (CGT) a causa delle loro posizioni politiche pro Palestina. Nel loro comunicato si affermava che il sindacato dava: “…tutto il suo sostegno al popolo palestinese in lotta contro lo stato coloniale di Israele”, aggiungendo che “Gli orrori dell’occupazione illegale si sono accumulati. Da sabato ricevono le risposte che hanno provocato”.

Il comunicato poi proseguiva: “I nostri valori internazionalisti di fraternità tra i popoli e di lotte anticolonialiste ci portano a non rimanere neutrali”, ma davanti ai morti derivanti dal conflitto “L’Unione Dipartimentale dei sindacati CGT del Nord si inchina davanti a tutte le vittime civili”

Gli arrestati per apologia del terrorismo, sono il segretario della CGT Nord, Jean-Paul Delescaut e la coordinatrice amministrativa della CGT Nord. La CGT ha poi confermato e denunciato l’arresto in un comunicato stampa. Questa è la politica di Emmanuel Macron, ex funzionario dei banchieri d’affari e ai vertici del massocapitalismo i Rothschild che sono con i loro “fratelli” di loggia i padroni d’Israele.

Siamo davanti alla fascistizzazione dell’Europa derivante dalle due guerre, quella in Ucraina e quella in Palestina. Tutta questa politica reazionaria progressivamente è diventata la politica di tutta l’Europa, proprio per l’inconsistenza dell’opposizione, che non avendo come obbiettivo strategico l’eguaglianza tra i cittadini, quindi il Comunismo, lotta con armi spuntate contro le forze reazionarie.

Mentre i reazionari tra loro sono molto solidali e guarda caso tra i principali aiuti arrivati in Ucraina ci sono quelli forniti dal governo ultrareazionario di Netanyahu.

Girando sulla Rete abbiamo trovato notizie come questa, che lega in maniera diretta Kiev a Tel Aviv: duemila mercenari israeliani lasciano l’Ucraina, richiamati in fretta per esser schierati contro i palestinesi.

Duemila mercenari (che fossero “contrattisti”, oppure “volontari” inviati dal governo sionista, non è che cambi molto), ufficialmente impegnati nell’addestramento delle forze di Kiev, non è una cifra di poco conto. E se è facile indovinare che tra di essi ci fossero (o ci siano) molti ebrei ucraini e russi, non è meno difficile prevedere che quella cifra sia stata resa pubblica per difetto e, con altrettanta probabilità, possa dirsi che se in duemila lasciano l’Ucraina, pochi meno ne rimangano a combattere contro le forze russe. Perché, è abbastanza evidente che, oltre agli aperti mercenari intruppati nelle varie formazioni neonaziste,  non tutti e “duemila consiglieri” servissero ad addestrare i militari di Kiev.

Ora, non fa più quasi notizia la presenza di mercenari da mezzo mondo a dar man forte alle formazioni neonaziste ucraine, prima contro la popolazione civile del Donbass e poi negli scontri diretti con le forze russe. Finora, però, ci si era scontrati con “addestratori” yankee, britannici, canadesi, tedeschi, polacchi e mercenari da mezzo mondo. Ufficialmente, Israele sembrava esser rimasta ai margini, anche perché, avrebbe forse quantomeno messo in imbarazzo i sionisti d’occidente, dover ammettere la presenza di “democratici” militari con la stella di David, fianco a fianco con aperti “suprematisti” razziali che da sette o otto anni, facendo sfoggio di emblemi e gesticolazioni naziste, amano farsi ritrarre nelle pianure ucraine.

La notizia della partenza dei duemila israeliani dall’aeroporto “Borispol” di Kiev è stata diffusa dal blogger “Joker DNR”, su non meglio precisate fonti dei Servizi ucraini e, osserva Svetlana Gomzikova su Svobodnaja Pressa, oltre al numero di militari israeliani, meraviglia anche il fatto che Tel Aviv non abbia mai parlato apertamente di tale presenza in Ucraina, lasciando intendere di osservare una discreta neutralità. In effetti, però, da tempo compaiono in rete notizie che sembrano parlare del contrario: aumento della retorica anti-russa e maggiori aiuti ai neonazisti di Kiev. Dal novembre 2022, Tzehal rende regolarmente pubbliche informazioni su armi e tecnologia militare russe e sulle azioni delle forze di Mosca; sin dal febbraio 2022 Tel Aviv consente a “Elbit” e “Rafael” (aziende israeliane di armamenti) di fornire all’Ucraina sistemi atti a bloccare e distruggere droni, oltre che proiettili e veicoli blindati.

A inizio 2023 il canale Telegram “Immagine del futuro”, riportava che i comandi israeliani avevano richiamato dall’Ucraina 538 istruttori di guerra elettronica e nessuna smentita ufficiale ne era seguita, come pure dopo le parole del rabbino capo di Kiev Moshe Reuven Azman, secondo cui «200 mercenari, cittadini israeliani, combattono nelle forze armate dell’Ucraina».

A quanto pare, quei duecento avrebbero fatto parte del gruppo di mercenari israeliani “Mevet”, messo in piedi a Kiev già nel 2015 sotto forma di “Club di tiro tattico”, organizzato da due ex paracadutisti israeliani, “Ari” e “Gal”,  seguiti più tardi da altri sei ex colleghi, portati a Kiev su un charter noleggiato dall’ambasciata ucraina in Israele. Il gruppo non si sarebbe limitato all’addestramento di gruppi di guastatori ucraini, ma avrebbe preso parte diretta ad azioni di guerra, tanto da ricevere anche aperti apprezzamenti dai neonazisti di “Azov”.

Bisogna lucidamente mantenere nella memoria che le relazioni convergenti tra nazisti e sionisti, non sono una novità. Questi rapporti sono nati negli anni Trenta del secolo scorso, esattamente nel 1933 con l’Accordo della Ha’avarah, passò attraverso gli accordi sull’emigrazione del 1938 e si protrasse fino all’inizio della guerra, con una terribile coda nel 1944 con la tragica vicenda degli ebrei ungheresi. Questi accordi furono sottoscritti dall’Agenzia Ebraica dominata all’epoca dai laburisti, ma anche la corrente sionista “revisionista” ebbe rapporti con il nazismo e il fascismo italiano, culminati nell’offerta di alleanza militare fatta all’Asse nel 1940-41 dalla fazione Stern-Irgun. Come spiegare questa prolungata collaborazione del movimento sionista con la Germania nazista? Lo illustra Tom Segev, uno scrittore, giornalista e storico israeliano. È conosciuto per le sue opere specializzate sulla storia contemporanea di Israele. Fa parte del movimento denominato dei Nuovi Storici israeliani. Scrive Tom Segev ne Il settimo milione: Come l’Olocausto ha segnato la storia di Israele, che gli accordi fra il regime hitleriano e l’Agenzia Ebraica nel 1933 e negli anni successivi erano: “il frutto della complementarità tra gli interessi del governo nazista e quelli del movimento sionista: il primo voleva cacciare gli ebrei dalla Germania, il secondo voleva accoglierli in Palestina”.

Ricordiamoci sempre che la Palestina è nei pressi del Canale di Suez utile per controllare i commerci e i giacimenti di petrolio per conto dei finanziatori del sionismo, come i Rothschild.

Date queste premesse, non deve stupire, come spiega Moshe Beilinson, giornalista e scrittore sionista laburista che la dirigenza sionista vedesse l’ascesa al potere di Hitler nel 1933 come “un’occasione irripetibile per costruire e prosperare”, o per dirla con Ben Gurion – politico polacco naturalizzato israeliano, fondatore di Israele e prima persona a ricoprire l’incarico di primo ministro del suo paese – “una forza fertile”, come ha ricordato Tom Segev ne Il settimo milione.

Quindi l’artificiale Stato sionista per difendere quali interessi reali è stato costruito?

Per costruire uno Stato gendarme del Medioriente che difendesse gli interessi dei banchieri e petrolieri come i Rothschild, Rockefeller, Walburg, Goldman, Morgan, ecc.

L’ideologia ipernazionalista sionista a cosa doveva servire?

A fanatizzare le vittime dell’Olocausto in funzione antiaraba e antipalestinese. In seguito gli israeliani sono stati usati sempre più per missioni speciali in tutto il mondo contro gli avversari dei loro padroni. Infatti i loro agenti li troviamo anche nella tragica vicenda del caso Moro.

La stessa cosa hanno fatto con gli Ucraini… e stanno facendo con tutti gli europei, utilizzando i media e i partiti che essendo tutti in mani private, le stesse che controllano banche e petrolio, hanno appaltato le notizie e la politica a giornalisti e politici che da generazioni sono di sicura fede massocapitalista come Paolo Mieli, che svolge benissimo quel duplice ruolo di giornalista e politico ed è messo dai poteri massonici a controllare la narrazione storica delle reti Rai, infatti è nel Comitato esecutivo della massonica Aspen Institute Italia. Paolo Mieli è una sicura garanzia per i massocapitalisti. Questo ex di Potere Operaio è figlio della spia britannica Renato Mieli nome di battaglia “colonnello Ralph Merrill”, incaricato del controllo sulla stampa italiana fonda l’ANSA. Ma presto gli arrivano altri ordini. Deve entrare come caporedattore a l’Unità di Roma. L’agente britannico farà carriera sino a diventare direttore delle pagine de l’Unità di Milano.

Capite perché governo, media e politici sono tutti pro Ucraina e pro Israele.

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