
di Redazione
“La Fondazione Teatro Massimo di Palermo informa il gentile pubblico che, in seguito all’adesione dei lavoratori del Teatro allo sciopero nazionale indetto per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, non è in grado di garantire lo svolgimento della Prima dell’opera Don Giovanni, prevista martedì 24 ottobre alle ore 20“.
Con questo comunicato sul suo sito, la Fondazione Teatro Massimo di Palermo ha avvertito il pubblico che la prima del Don Giovanni di Mozart, diretta da Riccardo Muti, salta per lo sciopero proclamato da tutte le sigle confederali dei lavoratori dello spettacolo che chiedono il rinnovo del contratto, scaduto da 20 ANNI.
Le trattative languono e il rinnovo del contratto non è in vista perché per i nostri governi, ormai da molti anni, è meglio seguire le scelte della NATO e comminare sanzioni a Paesi con cui da sempre commerciamo esportando e importando proficuamente, come Russia e Iran, in modo da impoverirci. Governi che preferiscono armarsi e armare i nazi dell’Ucraina e per i quali la cultura non è una priorità, ma solo un argomento con cui riempirsi la bocca in occasione di qualche inaugurazione, per poi dimenticarsene quando si tratta di condizioni di vita.
La lirica, uno dei settori italiani di eccellenza, con teatri che vantano il tutto esaurito e spettacoli che attirano pubblico da tutte le parti del mondo, si regge su lavoratori con grande competenze, ma precari e sottopagati, così ora le “prime” di molti teatri rischiano di saltare. La domanda che ci sentiamo di fare è: se la situazione delle retribuzioni basse e della precarietà è così diffusa perché non riusciamo a unire le lotte, dalla sanità allo spettacolo, dall’industria alla scuola? Per la mancanza di un partito comunista che rappresenti tutti i lavoratori e organizzi le lotte, da Palermo a Torino.