mercoledì, Dicembre 6

IL FALSO EGUALITARISMO DELLA DESTRA, OVVERO IL PESO DEL PENE

di Paola Baiocchi

Con il D.P.R. 16 giugno 2023, n. 82, entrato in vigore il 14 luglio 2023, sono state aggiornate le norme sull’accesso agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni, le modalità di svolgimento dei concorsi e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi.

In questi giorni sta facendo discutere la modifica delle norme nel caso si verifichi una parità di merito nello svolgimento di un concorso pubblico. Se prima di questa riforma gli invalidi di guerra, gli orfani di guerra e i figli degli invalidi di guerra e altri casi avevano una preferenza nell’assegnazione dei posti, vale a dire la precedenza su altre persone con lo stesso punteggio, ora queste categorie sono state completamente cancellate, ed è stato annunciato che dal prossimo concorso per dirigente scolastico, in caso di parità di punteggio, si darà priorità al genere meno rappresentato cioè gli uomini (in un sistema esclusivamente binario) in tutte le regioni d’Italia, tranne la Sardegna.

La giustificazione per questo provvedimento è che la presenza femminile nella dirigenza scolastica è troppo accentuata e quindi, quella che è stata chiamata quota blu, scatterà nelle Regioni dove il differenziale fra i generi sia superiore al 30 per cento, e a parità di titoli e di merito, in assenza di ulteriori benefici previsti da leggi speciali, si applicherà la preferenza in favore del genere meno rappresentato in sede di scorrimento della graduatoria. Normalmente le docenti rappresentano l’83 per cento della platea del concorso per dirigenti scolastici, quindi sicuramente una norma del genere non riequilibrerà i generi.

Nel caso specifico, l’unica Regione che non vedrà scattare la cosiddetta quota blu sarà la Sardegna che ha un differenziale intorno al 24%, come si può vedere dalla tabella.

La femminilizzazione del personale docente, soprattutto nelle scuole primarie, non è una novità: alla metà degli anni Settanta del secolo scorso si registra il “sorpasso” delle maestre sui maestri, che si consolida sempre più negli anni successivi. Un sorpasso dovuto alla progressiva disaffezione degli uomini dalla carriera magistrale per ragioni economiche. Lo stipendio riservato al maestro era inferiore, anche in situazioni ottimali come le realtà urbane, al salario destinato al livello più basso degli impiegati dell’amministrazione centrale.

La tendenza alla femminilizzazione del personale docente delle primarie fu anche favorita dalla preferenza accordata dai Comuni alle donne in quanto la loro retribuzione era minore di quella dei loro colleghi.

Insomma invece di rimpinguare gli stipendi dei docenti italiani, da sempre i più scarsi in Europa, e invece di riqualificare una figura che nel nostro paese viene considerata residuale e senza alcun prestigio, si introduce un elemento di falso egualitarismo nei concorsi, in cui il titolo preferenziale in caso di pareggio sarà il possesso o meno del pene. L’organo sessuale posseduto sarà quello che sposterà il piatto della bilancia. Non male per un Ministero che ha aggiunto l’aggettivo merito, accanto all’istruzione. Bel merito…

Ci sembra molto attuale concludere con le riflessioni formulate in proposito in un articolo scritto nel 1914 da Maria Magnocavallo, una dirigente lombarda della “Tommaseo”, da sempre attestata su posizioni politiche moderate e cresciuta nel culto del carattere missionario della funzione docente. L’articolo riguardava il regolamento giuridico del 6 aprile 1913, n. 552, che affidava le classi terze maschili esclusivamente ai maestri per contribuire alla soluzione della “crisi magistrale”, e si inscriveva in un contesto di aspre contrapposizioni in seno al movimento magistrale e di scontro con il governo. Scriveva Magnocavallo: “Le donne vogliono che le scuole restino divise per sesso; vogliono che il maestro entri nella scuola maschile, ch’egli si mantenga ai comuni rurali, ma vogliono che il maestro venga alla scuola, non perché il posto di facile conquista lo attira, ma perché ve lo chiama il bisogno di conoscere la verità e di comunicarla ad altri, ma perché egli (…) si sente apostolo della luce e della verità. (…) Certo – concludeva la Magnocavallo – anche l’apostolo ha bisogno di pane e … di companatico, e la carriera magistrale è, tra le diverse carriere, la meno retribuita e qui forse sta tutta la vera ragione di una crisi maschile. Faccia lo Stato una posizione economica degna del maestro e i maestri verranno alla scuola. Conceda il pareggio alle donne (…) e le donne non intralceranno la via all’uomo con la loro concorrenza”. https://www.accademiasarda.it/2010/11/il-maestro-nella-scuola-elementare-italiana-dallunita-alla-grande-guerra-di-carla-ghizzoni/

Rispondi

%d