mercoledì, Dicembre 6

I NOBILI, LA VILLA, L’IMMOBILIARISTA, IL VATE, IL BRIGATISTA, L’AVVOCATO. POTEVA MANCARE IL MAFIOSO?

di Redazione

Villa San Martino di Arcore vista dall’alto

Villa San Martino di Arcore è un luogo particolare ricco di storia e significati. Fu la residenza, prima di Berlusconi, del “nobile” Alessandro Casati, nipote di Camillo Casati Stampa di Soncino, il primo proprietario della villa di Arcore, figlio di Gian Alfonso.

Tra le personalità della famiglia troviamo Gabrio Casati, il podestà di Milano durante le Cinque Giornate, la rivolta del 1848 del popolo meneghino contro gli austriaci; inoltre, fu autore di una riforma della scuola che sarebbe rimasta in vigore in tutta Italia fino agli anni Venti del Novecento, la cosiddetta Legge Casati.

In gioventù Alessandro Casati partecipò all’esperienza del modernismo teologico, un’ampia e variegata corrente di pensiero interna al cattolicesimo, sviluppatasi tra fine Ottocento e inizio Novecento, grazie all’azione della massoneria volta a ripensare il messaggio cristiano alla luce della nuova realtà italiana post risorgimentale e a quelle nuove élite dedite a pratiche esoteriche, come gnosticismo e occultismo. La Chiesa condanna, ovviamente, quel movimento come ereticale.

Questa prima fase “modernista” della vita di Alessandro Casati ebbe la sua massima espressione intellettuale nella rivista Il Rinnovamento, di cui fu direttore. Partecipò inoltre come collaboratore o sostenitore a Il Commento, Leonardo, La Voce dell’interventista Prezzolini.

Successivamente Casati si accostò al pensiero di Benedetto Croce, senza tuttavia aderire al suo programma storicista. Di Croce gli interessava la visione storico-speculativa degli eventi, ma Casati rimaneva intimamente “spirituale” e mosso ultimamente dal suo eretico cristianesimo.

Partecipò alla prima guerra mondiale in cui credeva fermamente come necessità per l’unificazione della nazione. Nel 1919 fu a Parigi, a capo della delegazione militare italiana per le trattative di pace. Nel 1923 venne nominato senatore; fu ministro della Pubblica istruzione nel governo Mussolini per sei mesi tra il 1924 e il 1925. Dopo questa data interruppe la sua collaborazione col fascismo e lasciò la politica. Insomma mando a quel paese Mussolini e non gli accadde nulla.

Il futuro politico del nostro Paese viene preparato a Lisbona nel 1942, dove viene inviato Enrico Cuccia, pupillo del banchiere-massone Raffaele Mattioli, su mandato suo e di Ugo La Malfa, Adolfo Tino e Ferruccio Parri, con la copertura dei filo-britannici Savoia e di André Meyer della Banca Lazard, per stabilire contatti con esponenti degli Stati Uniti e gettare le basi per il capitalismo italiano nel dopoguerra. Nello stesso anno e con le stesse personalità viene fatto rinascere il Partito d’Azione di Giuseppe Mazzini. Tra Cuccia e Meyer nasce in quei giorni un sodalizio fondato su un progetto politico: quello di ristabilire il primato della finanza e del capitalismo sulla politica e contrastare con ogni mezzo il loro vero e unico nemico, il comunismo, rappresentato in Italia dal P.C.I. di Togliatti.

Alessandro Casati, dopo questa operazione di Mattioli, riprese l’attività politica nel 1943. Come Presidente della IV Commissione del Consiglio supremo della Difesa dal 1948 al 1953 – proprio negli anni in cui veniva istituita l’organizzazione anticomunista Staybehind (Gladio) – si incontrava con il golpista Edgardo Sogno e si dava molto da fare nel ricollocare i fascisti e tutti gli anticomunisti “democratici” nell’esercito italiano.

Alessandro Casati Stampa eletto senatore nella I Legislatura (1948), fu autorevole membro del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, presidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione, della Società Dante Alighieri, promossa dal massone Giosuè Carducci nel 1889, della Federazione Nazionale Stampa Italiana, dell’Associazione Italiana Biblioteche dal 1951 al 1954. Insomma un uomo che conosceva bene come usare la memoria, la narrazione della storia, l’uso delle parole e dei media. Un uomo che avrebbe potuto benissimo sedere ai vertici di Mediaset.

Alla morte di Alessandro Casati nel 1955, la Villa di Arcore passa al marchese Camillo Casati Stampa di Soncino detto Camillino, figlio di seconde nozze di quel Camillo Casati Stampa che aveva sposato la celebre Luisa Amman. Donna Luisa è stata la femme fatale della fine dell’Epoca Bella, di quei primi anni ’20 del XX secolo. Fu proprio in quel periodo che Luisa Amman, iniziò ad appassionarsi alle scienze occulte e all’esoterismo, ospitando nelle sue magioni maghi, chiromanti e medium con cui organizzò molte sedute spiritiche. Luisa Amman divenne amante del gran maestro della massoneria e protofascista Gabriele D’Annunzio. L’amicizia con Ferrari, allora gran maestro della massoneria, aveva avvicinato il Vate alla “libera muratoria”: D’Annunzio era infatti massone e 33º grado del Rito scozzese antico ed accettato. Più tardi fu iniziato al martinismo, una corrente della massoneria. Grande esperto di cabala i suoi numeri preferiti erano il 9 e ancor più il 7, il 21 e il 27, multipli di 7 e 9. Il numero preferito in assoluto era l’11. Amava anche il numero 3, che contrassegnò la “ritmica” di alcuni suoi lavori: La figlia di Iorioè divisa in 3 atti e 33 sono i giorni, scanditi in 3 periodi, in cui idealmente si svolge l’azione.

Era invece ossessionato e terrorizzato dal numero 13, tanto da non nominarlo mai né tantomeno scriverlo.

Questa esasperata diffidenza lo portava addirittura a datare l’anno 1913 come “1912 più 1”.

Gabriele D’Annunzio fu insignito del titolo di principe di Montenevoso, dall’omonimo Monte Nevoso (Snežnik, Slovenia), è un titolo nobiliare, creato motu proprio dal re d’Italia Vittorio Emanuele III di Savoia il 15 marzo 1924 per il poeta e condottiero della prima guerra mondiale e dell’impresa di Fiume.

Il nome Montenevoso è anche la via del covo delle Brigate Rosse a Milano in cui furono ritrovate “miracolosamente” le fotocopie di una parte del memoriale di Aldo Moro.

Curiosamente, la credenza nel potere magico dei numeri era condivisa anche dal suo amico/nemico Filippo Tommaso Marinetti – poeta e teorico del Futurismo – le cui scelte di vita erano spesso prese seguendo alcune formule scaramantiche. E come quest’ultimo, D’Annunzio fu assiduo frequentatore di sedute spiritiche e nella sua cerchia di amicizie non mancavano esponenti di quel “mondo occulto” (cartomanti, medium, parapsicologi, guaritori, mesmerizzatori) che, dalla metà dell’Ottocento fino almeno alla Prima Guerra Mondiale, rappresentò il contraltare misterioso di tutti gli strati della società, dalla classe media, risalendo attraverso la borghesia, fino alle vette del bel mondo.

Camillino, un nobile della destra estrema liberale, era erede di un patrimonio agricolo e immobiliare vastissimo, sparso tra Milano e la Brianza, aveva anche in concessione dallo Stato l’isola di Zannone, a 18 miglia marine dal Circeo. Cresciuto tra nanny e collegi, tenuto a distanza dalla madre Anna Ewing Cockrell, figlia di un senatore statunitense e seconda moglie del padre, il rampollo era diventato un adulto viziato e dal carattere collerico (soprattutto col personale di servizio), dotato di tutte le fissazioni e i piaceri sociali della sua classe. La caccia vista come sport, cioè ammazzare animali a man bassa camminando in tenute proprie o di amici, le prime della Scala, i club esclusivi, i ricevimenti, le antiche dimore, i cavalli, il personale di servizio abbondante e silente, il gioco delle carte, le mogli addobbate dai migliori sarti e con gioielli spettacolari. Come debutto nella vita coniugale, in prime nozze Camillo aveva sposato la ballerina di avanspettacolo Letizia Izzo, in arte Lydia Holt, e da lei aveva avuto la figlia Annamaria. Si sposa in seconde nozze con Anna Fallarino, che si innamorerà di Massimo Minorenti, giovane politico in carriera all’interno del Msi, ben visto da Giorgio Almirante. I due amanti saranno uccisi da Camillino, che si suiciderà subito dopo.

In quel periodo la villa e le case milanesi dei Casati Stampa erano frequentate da un loro protetto, il futuro brigatista Mario Moretti, a cui i Casati Stampa pagano tra il 1961 e il ’66 gli studi superiori all’Itis Montani di Fermo. Successivamente la marchesa scrive anche una lettera di raccomandazione per l’assunzione alla Sit Siemens; Moretti nella domanda di assunzione dà come proprio domicilio il Palazzo Soncino dei Casati Stampa, in via Soncino 2 a Milano e come referenze indica la marchesa Casati Stampa di Soncino, villa San Martino, Arcore (Milano).

Cosa erano realmente le Brigate Rosse, viste le frequentazioni di Mario Moretti, militante in gioventù dell’ASAN Giovane Italia, formazione legata al Msi, ci vengono in soccorso le parole dell’ex terrorista della brigata Lo Muscio, Paolo Fogagnolo che “dopo l’arresto ha dichiarato che alcune esperienze spirituali sperimentate nel 1981-82 durante uno sciopero della fame lo hanno indotto a imboccare la strada dell’esoterismo, approfondendo un interesse nato del resto già durante la militanza nelle Brigate Rosse e codiviso, pare, da altri brigatisti”. Paolo Fogagnolo è diventato vescovo di una chiesa gnostica. Il suo gruppo ha ottenuto patenti dalla Fraternitas Rosicruciana Antiquam dall’O.T.O. E dall’O.T.O.A. Di Manuel Lamparter e dal Cenacolo Phoenix. Il suo motto è: Amore-Luce-Libertà.

Da notare che il simbolo delle BR la stella nel cerchio è il Pentalfa massonico e non ha nulla a che vedere con la tradizione comunista.

L’immenso patrimonio dei Casati Stampa, finirà nella disponibilità della figlia di primo letto del marchese Camillo, Annamaria. Tra i tanti beni di Annamaria Casati Stampa figura anche la settecentesca villa San Martino di Arcore valore dell’epoca in lire 400 miliardi, dotata di 128 stanze, una biblioteca con 10.000 volumi antichi e una pinacoteca con dipinti del quattro-cinquecento. Per l’erede diciannovenne, minorenne per l’epoca, viene nominato un tutore che aveva come assistente l’avv. Cesare Previti.

Cesare Previti continuerà ad assistere legalmente l’ereditiera per diversi anni, proprio per la gestione del suo patrimonio, per le necessarie monetizzazioni, per i rapporti con il fisco italiano. Annamaria Casati si trasferisce in Brasile e sarà Cesare Previti a convincerla a vendere parte del patrimonio, tra cui la villa brianzola: la prematura scomparsa dei genitori, permetterà a Silvio Berlusconi di acquistare la villa per 500 milioni di lire pagate attraverso azioni (riacquistate qualche anno dopo dallo stesso immobiliarista per 250 milioni di lire in contanti, quindi a metà prezzo); inoltre nella trattativa Annamaria non voleva includere la biblioteca e la pinacoteca, ma ciò non avvenne. Sta di fatto che la villa nel 1974 diverrà residenza dell’acquirente, ma solo il 2 ottobre del 1980 sarà sottoscritto l’atto di vendita (lasciando a carico della Casati le tasse di proprietà per 6 anni). Qualche tempo dopo quella stessa villa sarà messa a garanzia di un finanziamento di 7 miliardi e 300 milioni di lire.

Chi è Cesare Previti? Nato a Reggio Calabria nel 1934, figlio di Umberto un fascistissimo avvocato, Cesare si trasferisce a Roma nel 1949 dove, dopo aver concluso gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza e fin dai primi anni comincia a militare nelle fila delle organizzazioni giovanili del MSI e a frequentare assiduamente tutte le sezioni storiche dei giovani di destra. Nel 1953 viene eletto nelle elezioni universitarie con la lista “Caravella” appoggiata da MSI, monarchici, liberali e “Uomo qualunque”. Poi passa fra le file dei liberali e diventa dirigente provinciale del PLI a Roma e amico intimo dell’ex segretario del partito, Giovanni Malagodi.

Tomba mausoleo di Berlusconi nella villa di Arcore piena di simboli massonici: le squadre, le piramidi, la pietra grezza…

Questo mondo dell’estrema destra eversiva e mafiosa, ricordiamoci la vicenda dello stalliere killer Vittorio Mangano e di Marcello Dell’Utri, che si muove attorno e dentro la Villa di Arcore dimostra quale importanza quel luogo abbia e che non poteva essere lasciato nelle mani di chi non appartiene allo stesso éntourage, ma ne conosce profondamente il significato. E soprattutto ne doveva e deve condividerne le idee palesi e occulte. Infatti chi meglio di Berlusconi tessera P2 1816 poteva svolgere il ruolo del figlio di Alceo, re di Tirinto e nipote di Perseo, l’Anfitrione?

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