mercoledì, Settembre 27

SANSONETTI… STIPENDIATO PER FAR ODIARE I COMUNISTI E AMARE I FASCISTI

di Redazione

Per comprendere il ruolo reale che svolge Sansonetti, oltre ad essere il reggicoda del PD, ecco alcuni articoli che ne tratteggiano meravigliosamente la storia. E’ l’attuale direttore del giornale l’Unità, che non è più l’organo del Partito Comunista Italiano di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer. Infatti è cambiata anche la stilizzazione della testata, l’apostrofo è diventato verde e la scritta “l’Unità” è bianca su fondo rosso, siamo passati dalla bandiera rossa al tricolore massonico risorgimentale, la mutazione genetica de l’Unità e della sinistra è quindi totale.

Come ben sappiamo il Risorgimento italiano fu un prodotto dei massocapitalisti, con alla testa i banchieri Rothschild, che controllavano i debiti di Francia e d’Inghilterra, e che per l’apertura del Canale di Suez avevano bisogno del nostro paese per controllare i commerci e i paesi che si affacciano nel Mediterraneo. Ragion per cui si diedero anche da fare per finanziare il processo politico-sociale che diede vita, negli anni Ottanta del secolo XIX al movimento sionista e alla creazione di uno Stato in Palestina che facesse solo ed esclusivamente i loro interessi di classe, lo Stato d’Israele.

L’Unità di Sansonetti ha qualcosa a che fare con la finanza ebraica e con il sionismo?

La proprietà del quotidiano è divisa tra alcuni soci privati ed EYU (Europa-Youdem-Unità) Srl, emanazione della fondazione del Partito Democratico, che ne detiene una quota del 19,05%.

Nella società Europa-Youdem-Unità, il nome Youdem rimanda alla parola ebraica Yudem, che significa Giusto. E la posizione filosionista del PD è ormai sfacciatamente evidente tanto da non distinguersi dalla destra.

Con Sansonetti, come vedremo dall’articolo di ANTIMAFIA e dal libro di Claudia Cernigoi Cinquanta sfumature di rossobruno“, pubblicato nel 2023, libro che si può ordinare scrivendo alla mail nuovaalabarda@gmail.com, ancora una volta i compagni hanno trascurato la questione della VIGILANZA e si sono portati in casa un reazionario a tempo pieno, pagato per di più con i nostri sudati soldi.

UNO STRANO MODELLO DI COMUNISMO.

di Claudia Cernigoi
Analizziamo ora uno dei casi più sconcertanti di strane simpatie di un rosso nei confronti dei neri, quello inerente al direttore del quotidiano Liberazione (organo di Rifondazione Comunista) dall’ottobre 2004 al gennaio 2009, Piero Sansonetti. In quegli anni il direttore responsabile non solo riuscì a ridurre ai minimi termini (culturali, qualitativi ed economici) un giornale che già aveva dei problemi per conto proprio, ma la linea editoriale di Liberazione influì anche sull’involuzione del partito, che com’è noto, non si è mai ripreso dalle batoste elettorali seguite a quella del 1999.
Il giornalista Piero Sansonetti, cresciuto all’Unità, ne fu direttore e condirettore dal 1994 al 1996; poi andò per un paio di anni negli Stati Uniti come corrispondente (esperienza nordamericana che ci ricorda quella di altri dirigenti del PCI, Walter Veltroni e Giorgio Napolitano: quest’ultimo fu il primo iscritto al PCI a recarsi ufficialmente negli USA, casualmente proprio nel periodo del sequestro Moro).
Tornato in patria ed al suo quotidiano, nel 2003 Sansonetti fu criticato da Lia Cigarini perché «nel racconto del forum di Parigi (l’Unità 17/11/03), segnalando la presenza importante delle donne» aveva usato «un linguaggio politico vecchio, prefemminista e contradditorio». La critica sembra avere sortito un certo effetto perché giunto a dirigere Liberazione (voluto, a quanto si dice, dalla magica coppia Bertinotti-Vendola nonostante non fosse iscritto al partito – né vi si sarebbe iscritto in seguito) si è invece messo in luce come colui il quale apriva finalmente il giornale alle tematiche femministe, della liberazione sessuale ed omosessuale, al punto da creare, affidandone la direzione ad Angela Azzaro (che aveva lavorato al Secolo d’Italia in epoca finiana), un inserto pretenziosamente “culturale” dal titolo Queer, dove, a parte qualche raro articolo degno di questo nome, l’insieme sembrava uno sbrodolamento tra la bassa pornografia ed il malinteso sentimento che la sessualità per essere libera debba per forza essere trasgressiva, con cadute agghiaccianti come nel caso di un articolo (maggio 2007) che proponeva il sesso orale come antidoto all’eccitazione che si prova vedendo le immagini di Abu Ghraib (cosa che chi scrive non avrebbe mai pensato di leggere su un giornale che si dice comunista, perché se qualcuno prova eccitazione sessuale invece di orrore e disgusto di fronte ad immagini di torture farebbe meglio a ricorrere allo psicanalista invece di farne un’icona, quantomeno per rispetto delle vittime).
Interessante ciò che scrive di Sansonetti il suo collega Nello Gradirà: «Passato a Liberazione, si sente investito di una missione singolare: quella di sostenere posizioni di destra dalle pagine di un quotidiano di sinistra»; ad esempio nel «febbraio 2008 si fa intervistare da Il Secolo d’Italia facendo una sviolinata a Gianfranco Fini e al sindacato UGL», in quanto «esprime posizioni originali e culturalmente interessanti».
Dopo avere affossato Liberazione (grazie anche ad una serie di articoli ferocemente anticubani ed antivenezuelani, campagna stampa che creò tra l’altro anche tensioni di non poco conto tra la base del partito ed i dirigenti bertinottiani) Sansonetti fu rimosso e passò dapprima al Riformista, poi a Calabria Ora (che divenne L’ora della Calabria nel 2013), fino a dirigere una propria testata, Gli altri (nata come L’Altro dovette cambiare nome per motivi legali), della quale il direttore disse «faremo riferimento a Sinistra e libertà ma senza esserne l’organo ufficiale»: la fedele Azzaro ne è divenuta “vicedirettora”.
Durante la direzione di Calabria ora fece notizia, nel 2010, il licenziamento di un giornalista che scriveva a proposito di n’drangheta ed aveva intenzione di continuare a farlo anche dopo avere ricevuto delle pesanti minacce. Nel novembre dello stesso anno la testata organizzò un convegno dal titolo “C’era il vento del Nord, ci sarà il vento del Sud”, con la parola d’ordine Boia chi molla, slogan che per chi ha memoria storica, è uno slogan fascista, il grido di battaglia della “rivolta di Reggio”, un misto di eversione, interessi politici e mafia, che però Sansonetti riabilita scrivendo in un editoriale: «Boia chi molla lo inventarono gli insorti della Repubblica napoletana e fu ripreso da Carlo Rosselli», aggiungendo che la rivolta di Reggio non fu fascista, come per quarant’anni ha sostenuto la sinistra, ma vera rivolta di popolo. E la manifestazione unitaria dei sindacati del 1972, centinaia di migliaia di lavoratori e studenti da tutta Italia, «fu sbagliata, sbagliatissima» (altro editoriale di fuoco), perché animata da una «logica da occupazione militare», ed infine lo slogan «Nord e Sud uniti nella lotta era insensato».
Gli altri si presentò come «un gruppo di giornalisti di sinistra che si sono messi in testa di fare un settimanale che va in edicola, più un sito online, senza avere un editore, senza avere una lira, senza avere un padrone».
Tra i “giornalisti di sinistra”, oltre a Sansonetti ed Azzaro troviamo nuovamente l’ex Potere Operaio Andrea Colombo, che avevamo visto tra gli “amici” di Raido ed uno dei più convinti sostenitori della tesi innocentista di Mambro e Fioravanti relativamente alla strage di Bologna del 1980. Ma troviamo anche Paolo Persichetti, già militante dell’ala “combattentista” delle Brigate rosse-Unione dei comunisti combattenti, guidata da Barbara Balzerani.
Torniamo all’analisi di Gradirà.
«L’Altro si caratterizza soprattutto per l’ampio spazio che dedica all’estrema destra neofascista: nel giugno 2009 alcune realtà della sinistra romana denunciano: “Un’intervista a Iannone, capo dei fascisti del terzo millennio di Casapound, senza contraddittorio alcuno, quasi un volantino di propaganda, in cui si bercia contro l’antifascismo; il racconto dell’incendio di Casapound Bologna, con tanto di eroica descrizione del federale locale “personaggio interessante e controverso”: definizione perlomeno curiosa per chi, neanche due anni fa, è finito in carcere con l’accusa di associazione a delinquere con l’aggravante razzista per una quindicina di pestaggi”».
Altro sdoganamento di Sansonetti è andato ai camerati di Blocco Studentesco, che nel maggio 2010 gli avevano domandato di firmare un appello «a favore della libertà – per tutti – di manifestare e di sfilare in corteo», ed egli aveva aderito assieme ad altri amici: tra essi i suoi colleghi Azzaro e Colombo; l’ex giornalista di Liberazione e collaboratrice di Giuliano Ferrara a 8 e 1/2, Ritanna Armeni (con un passato in Potere operaio); un altro ex Potere operaio poi approdato a La7, Lanfranco Pace; la deputata del PD Anna Paola Concia che, relatrice ad un dibattito a CasaPound, aveva asserito che su certi diritti CasaPound era meglio del suo stesso partito.
In un articolo sul Riformista Sansonetti giustificava la sua solidarietà ai «ragazzi» del Blocco Studentesco perché ritiene che ciascuno abbia diritto di manifestare (idea teoricamente condivisibile, ma un conto è non impedire a qualcuno di parlare, un altro firmare a favore di chi si rifà a dottrine fasciste), e poi, dimessamente, affermava: «Non so se davvero i ragazzi del Blocco siano particolarmente violenti».
Non ci sembra molto professionale per un giornalista non preoccuparsi neppure di verificare se le persone a cui dà la solidarietà siano violenti (“particolarmente” o “vagamente”, che dir si voglia), considerando tra l’altro che di scontri provocati dai camerati del Blocco Studentesco già all’epoca erano pieni i giornali e le pagine web; né ci sembra professionale per un giornalista che è stato direttore di tante testate e da tanti anni si occupa di politica affermare, come ha fatto nel 2010 quando fu criticato per la decisione di partecipare ad un dibattito con Roberto Fiore, che «questi di Forza Nuova non è che li conosco più di tanto… Per quel che ne so mi sembrano un po’ rozzi e con delle venature naziste… Insomma, quanto di più lontano dalle mie idee io possa immaginare. Ma non cambia nulla», considerando che Forza Nuova è un partito politico che fa parlare di sé da quando è nato nel 1997.
Interessante anche la carriera di Angela Azzaro, che ricordiamo passata dal Secolo d’Italia a Liberazione: oltre ad essere “vicedirettora” de Gli altri (ed autrice di un’intervista a Fausto Bertinotti che stigmatizza la capacità di Marine Le Pen di avere colto il problema che «il conflitto ora non è più tra destra e sinistra ma tra alto e basso») risulta tra i collaboratori del più volte citato blog di Miro Renzaglia (altra ex firma del Secolo d’Italia) Il Fondo, che mette assieme Mussolini e Che Guevara come personalità cui ispirarsi.
Renzaglia (un «ex Saccucci boy», cioè uno dei seguaci di Sandro Saccucci, secondo Nicola Rao, come il Franco Anselmi coinvolto nei fatti di Sezze Romano e poi ucciso in un tentativo di rapina ad un’armeria di Monteverde organizzata dai NAR) si dichiara castrista (come uno dei suoi collaboratori, il reduce della Decima Mas, il regista Piero Vivarelli, che si fa vanto di essere sempre stato iscritto al Partito Comunista cubano e mai a quello italiano), pur affermando che il movimento politico che ritiene «affine al suo pensiero» è CasaPound; e così descrive il suo blog (posizione molto interessante nel contesto che trattiamo): «normalmente classificato dall’esterno come foglio della destra-radicale (in realtà, è nato per smontare le categorie di destra e di sinistra, e quella di destra-radicale più di tutte)».
Tra gli autori del Fondo troviamo nuovamente Andrea Colombo, Franco Cardini, Lorenzo Salimbeni ed il suo collaboratore mazziniano Ivan Buttignon; ed ancora: l’ex parlamentare di AN Antonio Serena, l’ex brigatista (proveniente da Potere Operaio) Valerio Morucci, il sedicente futurista Graziano Cecchini, autore del manifesto di “azione futurista” e di alcune performances romane piuttosto discutibili che abbiamo trovato relatore con Mario Tuti alla conferenza indetta da Identità e Tradizione di Trieste, il cantante di “musica identitaria” Francesco Mancinelli, fondatore dei Terre di mezzo e Contea, la già incontrata deputata del PD ma simpatizzante di CasaPound Anna Paola Concia; segnaliamo infine il collaboratore del quotidiano comunitarista Rinascita Alessandro Cavallini, l’«anarchico individualista» che avevamo già incontrato tra gli “amici” di Raido Roma.

Tornando a parlare del lavoro di Sansonetti leggiamo la conclusione dell’articolo di Gradirà: «su L’Altro a scrivere (…) è Ugo Maria Tassinari, studioso della destra radicale che partecipa e promuove però le iniziative dei neofascisti stessi (…) ad occuparsi di futurismo è Miro Renzaglia, animatore della galassia culturale della destra radicale e firma di NoReporter, sito d’informazione gestito da Gabriele Adinolfi, ex Terza Posizione, che ogni anno non manca di ricordare con un articolo il compleanno di Adolf Hitler».
Gli Altri Online-La Sinistra Quotidiana è uscito fino a maggio 2015, poi è diventato Gli altri online. Quotidiano garantista, ma quando, nel 2021, abbiamo aperto la pagina web sono comparsi solo alcuni articoli su attrici porno ed uno di critica al modo di fare giornalismo delle Iene, in difesa all’attore Luca Barbareschi. Su Wikipedia si legge che a giugno 2014 iniziò la pubblicazione il quotidiano Cronache del Garantista, conclusasi con un fallimento nel 2016; nell’aprile dello stesso anno ha assunto la direzione de Il dubbio, edito dalla Fondazione dell’Avvocatura Italiana del Consiglio Nazionale Forense, che ha diretto fino al 2019, per poi riaprire il Riformista, assumendone la direzione e con nuovamente Azzaro come vice (assieme a Giovanna Corsetti). La testata, leggiamo su Wikipedia, «si dichiara di orientamento libertario, garantista e fermamente opposto a populismo e sovranismo», e tra le sue firme annovera ministri ed ex ministri di varia estrazione politica, tra i quali Maria Elena Boschi, Renato Brunetta, Teresa Bellanova, Elsa Fornero; economisti di governo (Pier Carlo Padoan e Giovanni Tria), politici (Fausto Bertinotti e Fabrizio Cicchitto) e giornalisti (Paolo Guzzanti e Giovanni Minoli).

Condannati Sansonetti e Aliprandi per aver diffamato Scarpinato e Lo Forte

AMDuemila 03 Febbraio 2023

I due magistrati non ‘affossarono’ l’inchiesta Mafia e Appalti

Piero Sansonetti (in foto) e Damiano Aliprandi sono stati condannati il primo febbraio di quest’anno per aver diffamato l’ex procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato (ora eletto senatore del Movimento 5 stelle) e l’ex procuratore della repubblica di Messina Guido Lo Forte.
Entrambi avevano querelato i due giornalisti, difesi dall’avvocato Simona Giannetti, per una serie di articoli (pubblicati su il quotidiano ‘Il Dubbio‘ all’epoca diretto da Sansonetti) in cui i due magistrati venivano praticamente accusati di aver “affossato” l’inchiesta Mafia e appalti.
Sono stati sbattuti in prima pagina accusati di aver commesso un reato” aveva detto l’avvocato di parte civile Ettore Zanzoninell’udienza del 21 novembre 2022, “senza che nessuno avesse pensato di alzare il telefono e chiedere la loro versione dei fatti”.

L’inchiesta mafia-appalti del febbraio 1991 è un’indagine in progresso con vari atti. Dire che l’inchiesta è stata archiviata è una falsità indegna” – aveva detto Scarpinato sentito durante il processo sulla strage di via d’Amelio – “L’indagine ebbe vari momenti. Prima fu assegnato a tutti i membri del pool antimafia. Poi si fece il rinvio a giudizio dei sette che erano stati arrestati, i primi a giugno 1991 ed i secondi a gennaio 1992. Il rinvio a giudizio è di maggio 1992. Dopo vi fu uno stralcio sulla parte più importante dell’inchiesta: appalti di mille miliardi di lire, gestiti dalla Sirap. Lo stralcio è del giugno 1992. Restava una parte residuale con alcuni personaggi nei cui confronti non erano ancora stati acquisiti sufficienti elementi per un rinvio a giudizio”. Scarpinato, sentito per oltre due ore, ha evidenziato le ombre emerse nel corso di quell’indagine.

L’archiviazione del luglio 1992? Non è l’archiviazione di mafia-appalti. Mafia-appalti continua anche dopo quella archiviazione, tant’è che il 5 settembre 1992 viene depositata la nuova informativa sulla Sirap e nel maggio 1993 vengono arrestati 25 personaggi, tra cui lo staff direttivo della Sirap, l’onorevole Lombardo e fu chiesta autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri. Quindi quella archiviazione non riguardava mafia-appalti, come spesso nella stampa si legge impropriamente, ma riguardava soltanto la posizione di alcuni soggetti per cui non erano stati aggiunti sufficienti elementi anche a causa di una grave anomalia istituzionale”. Nella lunga deposizione in più occasioni Scarpinato ha fatto riferimento alla relazione della Procura di Palermo, del giugno 1998, in cui venne ricostruita l’intera vicenda dell’inchiesta mafia-appalti nel momento in cui, subito dopo l’istanza di archiviazione, scoppiò una violentissima polemica mediatica contro la Procura di Palermo “rea”, a detta dei giornali, di aver fatto sparire la posizione di politici di primissimo piano.

C’erano state gravi anomalie – ha continuato il magistrato – Prima ancora della richiesta di ordinanza di custodia cautelare, nel maggio 1991, c’erano stati articoli di stampa incomprensibili sul ‘Secolo XIX’, sul Giornale di Sicilia, sul Corriere della Sera. Si diceva che la Procura si era rifiutata di ricevere l’informativa mafia-appalti dei carabinieri del febbraio 1991. Cosa assolutamente incredibile perché l’informativa era stata depositata immediatamente. Poi un articolo dove si diceva che la Procura aveva insabbiato posizioni di importanti politici alcuni dei quali ricoprivano incarichi governativi. Cosa incomprensibile perché nell’informativa del febbraio 1991 non si parlava di questi importanti esponenti politici”.

Nomi che invece compariranno il 5 settembre del ’92, un anno e mezzo dopo il deposito della prima informativa, in cui si facevano espliciti riferimenti a Calogero ManninoSalvo Lima e Rosario Nicolosi.
Solo quando vi fu questo deposito dell’informativa Sirap capimmo il perché i giornali, nell’anno precedente, dicevano che c’erano quei politici – ha detto Scarpinato rivolgendosi al Tribunale – La cosa grave che nella nuova informativa vi erano intercettazioni di questi personaggi che risalivano al 1990. E nonostante le intercettazioni fossero del 1990 in quell’informativa del febbraio 1991 non venivano indicate nelle 900 pagine e nei 488 allegati”.

Scarpinato ha anche raccontato ciò che disse Carmine Iannotta al processo nei confronti di Canale: “A un maresciallo, quello che ascoltava le intercettazioni, tale Carmine Iannotta, fu chiesto perché non furono messe le intercettazioni dei politici, tra cui De Michelis (le cui intercettazioni furono inserite in un altro rapporto del novembre 1991, ndr). Il maresciallo disse che aveva ricevuto disposizioni dal vertice del Ros perché quelle intercettazioni non erano state ritenute rilevanti”.

Cosa grave – ha ribadito poco dopo con forza – è che quando viene ucciso Lima, nel marzo 1992, noi cerchiamo di capire il perché viene ucciso. E neanche allora il Ros deposita un’intercettazione del maggio 1990 dove Lima raccomanda una delle persone che poi arrestammo: Cataldo Farinella. Questo è stato il vero insabbiamento dell’inchiesta Mafia-Appalti. Ed è stato fatto credere che la Procura di Palermo, nel febbraio 1991, aveva le intercettazioni dei politici. Le aveva il Ros quelle intercettazioni e ce le ha nascoste. E in questi anni hanno fatto credere che noi avevamo quella intercettazione e che non abbiamo voluto arrestare i politici. Questo è veramente una cosa gravissima dal punto di vista istituzionale ed è ancora grave che nel corso degli anni, ogni volta che si arriva in coincidenza con appuntamenti processuali importanti, questa storia venga ripresa dalla stampa”.

La sentenza emessa dal giudice Camilla Cognetti del tribunale di Avezzano ha condannato Sansonetti e Aliprandi ad una ammenda e al pagamento delle spese processuali.

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