martedì, Settembre 26

ASSOLTI ANCHE SE HANNO COMMESSO LO STUPRO

di Paola Baiocchi

Il palazzo di Giustizia di Firenze, con il suo disegno che richiama le lame delle ghigliottine

«Gli imputati, anche perché condizionati da un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il genere femminile, forse derivante da un deficit educativo e comunque, frutto di una concezione assai distorta del sesso, hanno errato nel ritenere sussistente il consenso della ragazza, quanto meno dopo i primi approcci». in sostanza sono degli ignoranti che hanno formato la loro educazione sessuale sui siti pornografici quindi sono scusati se non capiscono che una ragazza non vuole avere rapporti sessuali con loro. La frase virgolettata è un estratto della sentenza emessa a Firenze nel marzo scorso, ma appena pubblicata, con cui sono stati assolti due ragazzi per uno stupro di gruppo che, si dice nella sentenza, c’è stato ma non è penalmente rilevante.

I fatti si sono svolti nel 2018 in una casa nella campagna di Rufina, vicino a Firenze, durante una festa organizzata tra compagni di scuola. Si beve e si fuma parecchio. Una ragazza, all’epoca diciottenne, si sdraia all’aperto per riposare e riprendersi. La raggiungono tre ragazzi (uno all’epoca minorenne è stato giudicato dal Tribunale dei minori). La fanno ancora bere e poi la violentano, la ragazza grida ma è quella condizione di alterazione – molto ricercata e anzi provocata dagli stupratori – che si definisce di “minorata difesa”. Ma vanno avanti comunque. Uno di loro capisce che cosa stanno facendo, perché dice «questo è uno stupro» ma comunque sono stati assolti. Perché?

La sentenza è intrisa di concetti disgustosi: non sono colpevoli perché non hanno capito, sono ignari, inconsapevoli, influenzati dalla pornografia. E quindi l’ignoranza di una regola vale come scusa? Avrebbero in sostanza frainteso. E dunque, anche se tale fraintendimento «non cancella l’esistenza oggettiva di una condotta di violenza sessuale» che dunque c’è stata, di fatto «impedisce di ritenere penalmente rilevante la loro condotta».

Sono stati «accertati», sono le parole del giudice che ha assolto i giovani «atti sessuali non pienamente voluti». Si legge poi di «non piena credibilità» e «scarsa attendibilità» delle dichiarazioni della ragazza. Ancora una volta ai due violentatori viene riconosciuta una credibilità maggiore rispetto alla vittima. Lei non si è difesa abbastanza e poi aveva già avuto in passato un rapporto sessuale filmato con uno di loro. Come se questo volesse dire essere sempre a disposizione. Ma per il giudice non è una vittima, anche se ha negato il suo consenso. Perché la considera una ragazza “facile”, così come i suoi stupratori. Nelle motivazioni si parla di «falsa convinzione della libera disponibilità della ragazza a qualsiasi tipo di rapporto». Ma anche dopo tutte queste considerazioni i loro atti non sono penalmente rilevanti.

E’ una sentenza ignobile, che fa infuriare. Ancora una volta la vittima subisce una vittimizzazione (secondaria) attraverso la risposta delle istituzioni. Possiamo dire che siamo al paradosso: i magistrati e gli stupratori sono vittime e carnefici della stessa logica maschilista che si è alimentata nel tempo grazie all’unico modello relazionale proposto dai media e dalla società diseducante sorta con il golpe piduista della seconda Repubblica, in cui il crimine politico e sociale, il denaro ad ogni costo e senza impegno sociale sono gli esempi da seguire. Di cui Berlusconi, per conto di tutti i massocapitalisti, nostrani e internazionali, è stato un maestro… massone.

Serve uno scatto culturale, come nel 1981 quando finalmente in Italia venne abolita la legge fascista del 1930 sul delitto d’onore, sulla spinta del Partito Comunista Italiano grazie al lavoro parlamentare di Romana Bianchi, eletta deputata per quattro volte nelle fila del PCI, e Angela Maria Bottari, la prima relatrice della legge 442/1981 che ha abolito il Delitto d’onore.

Servono una maggiore specializzazione e formazione della magistratura inquirente e giudicante sui reati di violenza di genere e in particolare sulla violenza sessuale, ha dato come linea di indirizzo il Csm relativamente a tutti i gradi del processo.

C’è ferma in sede di Commissione bicamerale di inchiesta sui femminicidio una legge che riporta agli accusati l’onore di dimostrare il consenso della vittima. Dovrebbe essere approvata al più presto, ma con questi governi della seconda Repubblica ci sarà l’attenzione necessaria o verrà trasformata nell’ennesima presa in giro a vantaggio del sistema?

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