
Piero Fassino il secondo da sinistra, nel massonico Hambro Business Club Italia di Londra con Massimo D’Alema il 2 maggio 1995 che dopo aver pugnalato il P.C.I. nel 1991, svendevano in un colpo solo i proletari italiani e le imprese di Stato: “Nella City, cuore del capitalismo britannico e della finanza europea, Massimo D’Alema ha oggi rivendicato al PDS un grande merito: quello di aver promosso per primo in Italia la politica delle privatizzazioni. Nel maestoso Salone degli Armaioli, il leader del partito della Quercia ha dato ulteriori assicurazioni sul suo impegno per le privatizzazioni e ha sostenuto che in Italia la Sinistra è la vera ‘garanzia di modernizzazione’: spinge per una ‘rivoluzione liberale’
che il paese non ha mai avuto e – risvolto altrettanto cruciale -è in grado di ‘fondare un nuovo patto sociale con gli italiani’ ottenendo ‘meno garanzie ma più opportunità’ ed evitando ‘l’esplosione dello scontro tra le parti sociali’.
Rispondendo ad alcune domande ostili, D’Alema ha negato con forza che Silvio Berlusconi sia un ‘uomo nuovo’ (‘È stato uno dei principali sostenitori di Andreotti, Craxi e Forlani …Siamo sul mercato dell’usato, non essere un politico di professione non è di per sè una virtù’) ed ha auspicato che la destra la smetta di agitare lo spettro-clichè dei comunisti quando parla del PDS: ‘È una cosa rozza e incivile…..la gente è stufa… Dobbiamo aprire una stagione nuova, senza rinfacciarci che cosa siamo stati’, ha detto riferendosi anche a Gianfranco Fini e Alleanza Nazionale.
‘Noi – ha puntualizzato – lavoriamo per dare all’Italia una sinistra normale’. ‘È anche molto importante avere una destra normale e Fini è tra i politici più seri. Noi incoraggiamo la trasformazione della destra che però richiede tempi di maturazione’“.
Capite adesso chi ha sdoganato i fascisti e il governo Meloni?
https://www.businessclubitalia.org/it/evento/incontrodibattito-con-lonle-dalema
di Redazione
Noi Popolo sovrano abbiamo dei dubbi su questo nostro dipendente, che sappiam studiò dai gesuiti, e questo non depone certo a suo favore. Il tal Piero Fassino del PD, ha un atteggiamento assai infedele nei nostri confronti, il Popolo sovrano. Dimentico dei suoi doveri di fedeltà nei confronti di Noi Popolo italiano suoi datori di lavoro, ha osato lamentarsi il 3 di codesto mese di agosto affermando che la sua retribuzione pari a 4.178 euro non era d’oro, ed ha snocciolato cifre menzognere in luogo a Noi sacro come la Camera dei deputati.
Or bene in nome del Popolo sovrano facciam di conto a codesto suddito infedele, distruttore con altri malfattori della Prima Repubblica, quella democratica per cui lottammo contro il criminal fascismo, e affossatore del P.C.I. di Togliatti, Longo e Berlinguer:
Ma a quanto ammonta lo stipendio di un deputato della seconda e piduista Repubblica, che Fassino e altri malfattori han voluto? Dal 1° gennaio 2012, l’importo netto dell’indennità parlamentare, per 12 mensilità, è di 5.269,04 euro che fa 63.228,48 euro annui; a cui vanno sottratte le addizionali regionali e comunali – la misura varia in relazione al domicilio fiscale del deputato -. Tenuto conto del valore medio di tali imposte addizionali, l’importo netto mensile dell’indennità parlamentare è di circa 5mila euro. La misura netta si determina in base all’importo lordo di 11.745 euro, sul quale sono effettuate le ritenute fiscali (l’Irpef e le addizionali regionali e comunali) e quelle previdenziali per la pensione, l’assegno di fine mandato e per l’assistenza sanitaria integrativa. Per i deputati che svolgono un’altra attività lavorativa, l’importo netto dell’indennità ammonta a circa 4.750 euro, corrispondenti a 9.975 euro lordi.
Quindi suddito Piero Fassino altro che 4.178 euro!! Tu metti in tasca tutti i mesi 11.745 euro calcolando le integrazioni e i benefit di cui godete come la diaria di 3.737 euro mensili, i 300 euro per gli occhiali, i 5.000 euro per spese computer da spalmare sui 5 anni di mandato; i 3.690 euro al mese per i collaboratori di cui rendicontabili sono solo 1.800 e quindi ne intascate ben 1.800 euro. Inoltre il suddito Fassino non ha calcolato i rimborsi trimestrali per aerei, treni, navi pari a 3.323 euro; se poi l’aeroporto è a una distanza superiore ai 100 km la cifra sale a 3.935, infine ci sono i rimborsi per le spese telefoniche pari a 1.200 euro annue.
Poi come tu ben sai, suddito Fassino, il Popolo sovrano è assai curioso ed è andato a spulciare nella pubblica tua dichiarazione dei redditi e ha scoperto che hai un reddito da lavoro dipendente di 159.874 euro, a cui vanno aggiunti 16.472 euro di cedolare secca. Il suddito Fassino dichiara al fisco un’imposta lorda di 62.150 euro. Lo scorso anno Fassino ha effettuato erogazioni liberali, bontà sua, per 4.719 euro, ma subito ripresi con gli interessi avendo utilizzato a pieno i bonus edilizi per ristrutturazione ed efficientamento energetico delle sue proprietà immobiliari, beneficiando di crediti d’imposta rispettivamente di 7.893 euro e di 1.282 euro. Il suddito Fassino per spostarsi utilizza una Fiat 500 L, chissà se è un regalo degli Elkann per non essersi opposto, con il suo partito, alla fuga dei “loro” capitali in Olanda e in Gran Bretagna? Il nostro “onorevole” fra terreni e fabbricati ha sei beni immobili: un appartamento a Roma e un casale a Scansano, in provincia di Grosseto, ma in comproprietà. Due appartamenti di proprietà e una autorimessa a Torino, terreni agricoli in provincia di Torino a Buttigliera Alta.
Quando c’era il P.C.I. era d’obbligo mettere nelle casse del Partito gli emolumenti dei parlamentari e dei senatori, garantendo loro uno stipendio da operaio specializzato o da impiegato medio. In questo modo i nostri onorevoli, e lo erano davvero, contribuivano a pubblicare i giornali del Partito, assieme alle feste de l’Unità e alle varie iniziative sociali, e a garantire gli stipendi ai compagni funzionari. Con questo sistema di proletarizzazione di tutto il corpo politico del Partito si mettevano tutti i parlamentari nelle condizioni materiali di capire i reali bisogni del Popolo sovrano, essendone parte integrante sia nei sacrifici che nelle giuste lotte. In questo modo tutti, politici e non, capivano per esperienza diretta i bisogni reali del popolo italiano, fatto in maggioranza di proletari. Ma allora, grazie ai Comunisti, eravamo in democrazia.