
di Redazione
Per capire a che punto siamo giunti politicamente e giudiziariamente nella vigliacca strage USA-NATO, massonica, fascista e anticomunista alla Stazione di Bologna del 2 agosto 1980 pubblichiamo il discorso fatto da Paolo Bolognesi, l’anno scorso, presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna 2 agosto 1980.
A loro spetta sempre l’ultima parola…

COMUNICAZIONE LETTA DAL PRESIDENTE PAOLO BOLOGNESI A
NOME DELL’ASSOCIAZIONE TRA I FAMILIARI DELLE VITTIME
DELLA STRAGE ALLA STAZIONE DI BOLOGNA DEL 2 AGOSTO 1980
“Lo stragismo è logica bellica al servizio di finalità politiche per nulla oscure: il
condizionamento della vita democratica di una nazione, il mantenimento del
potere nelle mani degli apparati più reazionari, la lotta politica concepita come
scontro senza quartiere e improntata al ricatto del terrore”. In questo modo Pier
Paolo Pasolini, nel 1975, definiva lo stragismo.
Una strage è un atto di guerra rivolto contro i propri cittadini.
E in guerra – come ci ricordano le terribili immagini provenienti oggi
dall’Ucraina – si usano le persone come carne da macello.
85 morti e 200 feriti. Un’ ecatombe.
Quella del 2 agosto 1980 è stata la più efferata strage in tempo di pace
dell’Italia repubblicana.
Secondo i piani di chi volle quel massacro di innocenti, su questo selciato
avrebbero dovuto giacere per sempre non solo i corpi dei nostri cari, ma anche e
soprattutto la consapevolezza democratica, la giustizia e la verità.
Così non è stato.
Nel nostro manifesto quest’anno abbiamo scritto:
LA SENTENZA DI PRIMO GRADO DEL PROCESSO AI MANDANTI
CONFERMA:
LA STRAGE E’ STATA ORGANIZZATA DAI VERTICI DELLA LOGGIA MASSONICA P2
PROTETTA DAI VERTICI DEI SERVIZI SEGRETI ITALIANI ESEGUITA DA TERRORISTI FASCISTI
Il 6 aprile è arrivato a sentenza, in primo grado, il processo ai mandanti della
strage che, grazie alla enorme mole di documenti raccolti, chiarisce e amplia il
quadro mostruoso e atroce di connivenze, depistaggi e abusi di potere che si
sono consumati prima e dopo l’eccidio del 2 agosto, oltre a confermare gli esiti
giudiziari precedenti.
Viene confermato in modo eclatante che la strage fu progettata e finanziata dai
vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei Servizi Segreti italiani,
eseguita da terroristi fascisti.
Questa sentenza di primo grado dà anche un volto e un nome al quinto esecutore
materiale della strage: è Paolo Bellini neofascista dal curriculum criminale
terrificante. Già nel 1975 compie attentati e un omicidio politico per poi
divenire collaboratore di giustizia, killer per la ‘ndrangheta, ed essere, infine,
coinvolto nella inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.
La ricostruzione delle protezioni di cui ha beneficiato Bellini è impressionante,
a partire dai rapporti col Procuratore Capo di Bologna nel 1980, Ugo Sisti che
contribuì a dirottare l’inchiesta sulla strage verso una fantomatica pista
internazionale; lo stesso Ugo Sisti, che era a capo del Dipartimento di
Amministrazione Penitenziaria, DAP, al tempo delle manovre del Sisde presso il
carcere di Ascoli Piceno all’epoca del sequestro Cirillo. Fu proprio allora che
Ermanno Buzzi, condannato in primo grado per la strage di Piazza della Loggia,
e Carmine Palladino arrestato per la strage del 2 agosto furono trasferiti nel
carcere di Novara in cui vennero uccisi da Mario Tuti e Pierluigi Concutelli,
affinché non potessero rivelare quanto sapevano sullo stragismo nero il primo,
e sulle movimentazioni finanziarie e sui finanziatori occulti il secondo.
Bellini era un esponente di Avanguardia Nazionale, Ciavardini e Picciafuoco
erano di Terza Posizione, Mambro, Fioravanti e Cavallini erano i capi dei
NAR: quel 2 agosto di 42 anni fa, qui, in stazione, erano presenti tutte le sigle
dell’estremismo neofascista.
L’attuazione pratica della cosiddetta “strategia dell’arcipelago”, che vedeva
muoversi le varie sigle eversive apparentemente divise ma unite per obiettivi
comuni.
Il giudice Mario Amato, aveva intuito che nell’estrema destra si stava
organizzando qualcosa di molto grosso che avrebbe riunito con un unico
obiettivo la variegata galassia nera e per questo fu ucciso.
Il suo lavoro è stato fondamentale per la ricostruzione del contesto eversivo in
cui è maturato l’attentato.
Come accertato anche dalle ultime sentenze, la strage del 2 agosto va inserita
nella più ampia strategia della tensione, perseguita dall’eversione di destra e
sostenuta da un coacervo d’interessi di cui erano portatori, oltre le frange
neofasciste, anche i vertici dei Servizi Segreti, la massoneria piduista ed
esponenti politici.
Infatti nel 1978 avvenne la nomina da parte dell’allora Consiglio dei Ministri,
presieduto da Giulio Andreotti, con l’avallo di Francesco Cossiga dei direttori
dei Servizi Segreti tutti iscritti alla loggia massonica P2 e infedeli allo Stato
democratico.
Questi vertici erano in carica durante la vicenda del rapimento e l’uccisione
dell’On. Aldo Moro e mentre si verificavano molti delitti eccellenti tra cui
spiccano quello del presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella, quello
del magistrato Mario Amato e la strage di Bologna del 2 agosto 1980.
Con le udienze dell’ultimo processo per l’attentato del 2 agosto e con le udienze
di altri processi in corso, tra cui quello sull’omicidio del giudice Paolo
Borsellino, si vanno componendo i pezzi di un enorme puzzle che potrebbe
spiegare intrecci, reti e depistaggi che hanno segnato non solo gli orrori degli
anni del terrorismo, ma l’intera storia criminale e politica della nostra
Repubblica, fino ad arrivare ai giorni nostri. Una nuova area di verità si è aperta.
Una verità che racconta un fenomeno criminale sistemico, ramificato e costante,
volto a condizionare la libertà e la democrazia non solo nel 1980, ma anche
negli anni successivi.
42 anni di indagini e processi costellati da depistaggi ci fanno capire che non si
tratta solo di storia passata, ma anche di attualità.
Infatti, nel recente processo ai mandanti, gli accusati, condannati per
depistaggio e per false dichiarazioni rese agli inquirenti, i reati li hanno
commessi nel 2019!
Ad esempio, l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, imputato per
depistaggio è stato condannato a 6 anni e l’ex amministratore di condomini in
via Gradoli a Roma, Domenico Catracchia accusato di false informazioni ai Pm
al fine di sviare le indagini, è stato condannato a 4 anni con le aggravanti!
Tutto ciò conferma che ancora oggi certi segreti debbono essere coperti per non
compromettere equilibri consolidati nel tempo e ancora attuali.
In questi 42 anni di indagini e processi, il depistaggio, il tentativo di deviare la
verità e di inquinare la giustizia, sono stati una costante: nei primi istanti dopo
l’esplosione del 2 agosto 1980, si tentò di sostenere la tesi dello scoppio di una
caldaia, poi si introdusse la pista internazionale sfociata nella pista palestinese
con uno stillicidio di varianti che ogni anno vengono sempre riproposte fino alla
vigilia di questo anniversario. L’ultimo accertato tentativo è stato svolto durante
quest’ultimo processo nel corso del quale sono stati inviati gli atti alla Procura
di Bologna per valutare la possibilità di incriminare per depistaggio tre
consulenti tecnici che ricoprono ruoli istituzionali nello Stato. Una
intercettazione che coinvolgeva pesantemente Bellini, è stata trasformata in un
depistaggio!
Gli episodi sono così numerosi che non si contano.
E, fatto più preoccupante, non si fermano e, molto spesso, trovano appoggio e
sostegno da stampa nazionale e da molte emittenti televisive.
Ringraziamo il presidente del Consiglio Mario Draghi che con una direttiva
emessa il 2 agosto dello scorso anno ha decretato il versamento all’ Archivio di
Stato di tutti i documenti relativi alla loggia massonica P2 e alla organizzazione
paramilitare Gladio, ponendole di fatto come organizzazioni che hanno a che
fare con l’eversione e lo stragismo.
Un segno di buona volontà, seguito purtroppo da un pessimo segnale, cioè la
nomina ferragostana dell’anno scorso, con una procedura discutibile e ambigua
fatta dal ministro Dario Franceschini, del dott.Andrea De Pasquale alla
direzione dell’Archivio di Stato, che in qualità di direttore della Biblioteca di
Roma era stato al centro di polemiche per i comunicati in tono celebrativo di
Pino Rauti, fondatore del gruppo Ordine Nuovo. Vogliamo ricordare che alcuni
affiliati ad Ordine Nuovo sono gli esecutori dell’omicidio del giudice Vittorio
Occorsio, della strage di piazza Fontana a Milano e della strage di Piazza della
Loggia a Brescia.
L’Archivio di Stato è quell’ente che ufficialmente detiene la memoria del nostro
Paese, dove è, tra l’altro contenuta la copia originale della nostra Costituzione
antifascista. E dove tutti i documenti desecretati dovrebbero essere depositati.
La sollevazione di tanti intellettuali e studiosi capaci, delle associazioni delle
vittime delle stragi, non ha impedito la sua nomina a capo di una istituzione così
rilevante.
E consideriamo un pessimo segnale anche il convegno organizzato in un’aula
del Senato da Fratelli d’Italia per celebrare la figura di Gianadelio Maletti,
Direttore dell’ufficio D del SID, Servizio Segreto civile, iscritto alla loggia
massonica P2 già condannato per favoreggiamento nell’ambito della strage di
Piazza Fontana.
Celebrare una figura simile, in una sede istituzionale, a pochi giorni dalla
sentenza ultima sulla strage del 2 agosto, è un chiaro messaggio di protezione a
un sistema di potere ancora operante e capace di attivarsi.
Sempre nel recente processo, sarebbe emersa una rete di protezione economica
pronta ad aiutare gli ex terroristi dell’eversione neofascista anche nel corso
dell’esecuzione della pena.
E’ infatti del 2007 l’intercettazione ambientale nella quale Gennaro Mockbel,
persona con precedenti penali e legata agli ambienti dell’eversione neofascista,
incredibilmente affermava di avere corrisposto la somma di “1 milione e due”
per tirare fuori dal carcere Francesca Mambro e Valerio Fioravanti.
Non solo. L’ex terrorista Mario Tuti avrebbe ricevuto addirittura somme di
denaro mensili mentre beneficiava del regime della semilibertà.
Inoltre, gli investigatori dell’epoca accertavano che tra il Mokbel, la Mambro e
il Fioravanti, vi fossero legami consolidati, collaborando nel progetto di un
partito politico che avrebbe aiutato l’elezione di un Senatore della Repubblica
Italiana, tutto questo mentre Valerio Fioravanti beneficiava della libertà
condizionale e non aveva ancora finito di espiare la condanna all’ergastolo
anche per la strage alla stazione di Bologna.
Si aggiunga ulteriormente quanto emerso dalle recenti inchieste giornalistiche
riguardo alle Associazioni e Cooperative di Luigi Ciavardini e di sua moglie
Germana De Angelis che operano all’interno delle carceri di Rebibbia a Roma,
di Frosinone e di Terni, organizzando attività di reinserimento dei detenuti che
consentono di ottenere benefici premiali, compresa la semilibertà.
L’Associazione di Ciavardini opererebbe all’interno del carcere una diretta
selezione dei detenuti da far partecipare ai corsi di reinserimento,
contrariamente alle regole carcerarie.
Non solo. La stessa moglie di Ciavardini dichiara al giornalista che la loro
Associazione ha aiutato Cavallini ad uscire dal carcere di Terni, nel 2017.
Dall’inchiesta emergerebbe quindi un rapporto attuale tra i due ex terroristi. Ad
oggi noi sappiamo che Ciavardini è imputato per il reato di falsa testimonianza,
resa nel processo di primo grado che ha condannato Cavallini come quarto
esecutore della strage alla stazione di Bologna.
E poi non ultimi, ci sono i silenzi e i tentativi di inquinamento mediatico: quelli
che trattano come mero fatto locale le ultime importantissime risultanze
processuali sulla strage del 2 agosto, oppure, addirittura, non ne danno affatto
notizia, per tenere la popolazione in un lockdown informativo permanente,
sapendo bene che la conoscenza dei fatti e la consapevolezza sono il primo
presupposto di ogni cambiamento.
Se c’è una lezione che abbiamo imparato in questi 42 anni, è che ogni grande
cambiamento comincia con una semplice azione e con la scelta di fare la propria
parte.
Il processo ai mandanti della strage di Bologna per molti potenti non si doveva
fare. La Procura di Bologna voleva archiviare tutto il carteggio e le memorie
presentate dall’Associazione delle vittime senza sviluppare nessuna indagine,
ma la Procura Generale di Bologna ha scelto di avocare l’indagine e di fare così
la propria parte, colmando enormi e macroscopiche lacune.
Ha avocato a sé l’indagine, ha istruito un processo da più parti ostacolato, e il
processo è arrivato a una sentenza e a risultati impensabili fino a pochissimi
anni fa.
Avevamo ragione, la nostra Associazione, i suoi collaboratori e i nostri
avvocati hanno dimostrato che avevamo ragione.
Il documento Bologna, che prova i finanziamenti sottratti da Licio Gelli dal
crack del Banco Ambrosiano versati poi agli esecutori della strage del 2 agosto
80, era già a conoscenza dell’Associazione da anni. Grazie a un bravissimo
cancelliere di Milano, che ha scelto di fare la propria parte, è stato possibile per
la Procura Generale recuperare l’originale.
E grazie alle scrupolose indagini di agenti della Guardia di Finanza e della
DIGOS di Bologna, che hanno scelto anche loro di fare la propria parte, è stato
possibile interpretare lo stesso documento e ricostruire il flusso di denaro che
dai mandanti piduisti arriva ai depistatori e agli esecutori materiali della strage
fascista del 2 agosto 80. Il primo finanziamento per creare una pista
internazionale è datato 16 febbraio 1979, circa un anno e mezzo prima della
strage.
Già a quei tempi, i vertici della P2 organizzarono i depistaggi e gli inquinamenti
futuri a cui molti politici di varie tendenze si sono accodati, attratti da chi li
orchestrava.
Il filmato che ritrae Paolo Bellini pochi minuti dopo lo scoppio della bomba,
qui in stazione, era già tra i documenti dell’inchiesta, ma grazie al coordinatore
del nostro collegio di parte civile Avv. ANDREA SPERANZONI è stato
possibile individuare in modo inequivocabile il 5º esecutore materiale della
strage.
E hanno scelto di fare la propria parte come testimoni anche i familiari di Paolo
Bellini, venendo in aula a dire la verità, mettendo in discussione la loro vita,
facendo una scelta difficile e coraggiosa che noi familiari delle vittime
apprezziamo e rispettiamo profondamente.
E hanno scelto di fare la propria parte i magistrati giudicanti dell’ultimo
processo sulla strage del 2 agosto, che hanno deciso di raccogliere l’eredità
morale ed il lavoro investigativo di magistrati come Vittorio Occorsio, Mario
Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, arrivando a una sentenza storica,
che indica la strage come il risultato di un gruppo occulto di potere, che risale
alla P2: lì si annida la spiegazione dei vincoli tra chi l’ha eseguita e chi l’ha
coperta.
E questo è solo l’inizio. Quanto emerso è solo l’inizio per uscire dalle
logiche di ricatto che hanno condizionato e ancora condizionano la nostra
vita democratica.
Siamo solo all’inizio.
Sono passati 42 anni e siamo solo all’inizio.
Questa frase può sembrare una sconfitta, ma non lo è.
Se la posta in gioco è la ricostruzione di un Paese che possa finalmente essere
davvero libero, democratico e trasparente, vale ancora la pena di lottare.
Se la posta in gioco è la creazione di uno Stato inteso come bene comune dove
ognuno faccia la sua parte per rendere più umana e solidale la nostra società, il
nostro impegno civile non potrà mai cessare.
Per noi familiari delle vittime fare la propria parte significa continuare a
perseguire giustizia e verità.
L’unico modo per convivere con il lutto è trovare pace nella giustizia.
Come fare la propria parte, ce lo avete insegnato per primi voi: 42 anni fa
molti di voi sono rientrati dalle ferie per prestare soccorso; alcuni scavando con
le mani tra le macerie ci hanno salvato la vita; tutti voi, stando ogni anno qui al
nostro fianco, date forza e aggiungete valore al nostro impegno.
Facendo la propria parte, un’azione alla volta, una scelta alla volta, si può
cambiare il mondo.
Di fronte a questa splendida piazza viene da dire che facendo la propria parte, se
anche tutto sembrerà difficile, nulla sarà davvero impossibile.
Grazie