mercoledì, Settembre 27

LE NONNE DI PLAZA DE MAJO RITROVANO IL BIMBO 133, NIPOTE DI UN LEADER DELLA GUERRIGLIA ARGENTINA DEGLI ANNI ’70

di Paola Baiocchi

Una manifestazioni delle madri di Plaza de Mayo del 1978

Nonne della Plaza de Majo (Abuelas de Plaza de Majo) è un’associazione argentina nata il 30 aprile del 1977 subito dopo il golpe del 24 marzo 1976, per ottenere la restituzione dei familiari fatti sparire dalla feroce dittatura imposta da Jorge Rafael Videla. All’epoca erano un gruppo soprattutto di madri che marciavano ogni giovedì attorno alla Piramide de Mayo, di fronte al palazzo del governatore a Buenos Aires con in testa un fazzoletto bianco. La loro presenza ha esercitato una forte pressione nazionale e ha portato il mondo a conoscere il caso dei desaparesidos argentini.

Tra i prigionieri di cui la dittatura faceva sparire le tracce (si calcola siano stati 30mila) c’erano anche molte donne, all’epoca incinta o con bambini piccoli, che sono stati dati in adozione alle famiglie dei loro stessi aguzzini. Questa azione è il distillato della ferocia della dittatura argentina: le madri uccise dopo il parto, i bambini cresciuti nella case dei loro persecutori, una miscela esplosiva e folle di odio che i fascisti al potere hanno inoculato nella società argentina.

Il lavoro incessante delle madri e poi delle nonne di Plaza de Mayo ha portato alla scoperta di 133 di questi bambini, ormai adulti, come riportato nell’articolo de el Pais: https://elpais.com/argentina/2023-07-28/abuelas-de-plaza-de-mayo-recupera-al-nieto-133-sobrino-de-un-lider-guerrillero-argentino-de-los-setenta-es-una-derrota-de-la-dictadura.html

“Cristina Navajas fu rapita da poliziotti in borghese nel luglio del 1976. L’ultima dittatura militare era iniziata in Argentina tre mesi prima. I patota [gruppi operativi della dittatura] prelevarono lei e altri due militanti del Partido Revolucionario de los Trabajadores da un appartamento di Buenos Aires. Un vicino allertò la madre di Cristina, Nélida Navajas, che ha scoperto una lettera non inviata tra le cose di sua figlia. Lì, Cristina diceva a suo marito che credeva di essere incinta del loro terzo figlio. Il bambino è nato in cattività ed è stato consegnato ai suoi sequestratori dai militari. Cristina non è mai stata ritrovata, ma suo figlio è stato restituito alla sua famiglia venerdì scorso: è il 133esimo nipote che le Nonne di Plaza de Mayo hanno recuperato.

Il nipote 133, il cui nome non è stato reso pubblico e vive a Buenos Aires, si era avvicinato spontaneamente alle nonne di Plaza de Mayo, come riportato dall’organizzazione per i diritti umani questo venerdì in una conferenza stampa. L’uomo, che oggi ha 46 anni, è stato catalogato dai suoi sequestratori, un membro delle forze di sicurezza e un’infermiera, come loro figlio il 24 marzo 1977, nel primo anniversario del golpe militare. Fin dalla giovane età, aveva avuto dubbi sulla sua identità. Una sorella di 20 anni più grande gli ha confessato che non era figlio di quelli che dicevano di essere i suoi genitori e li ha affrontati in due occasioni, ma loro hanno sempre negato. Finché ad aprile di quest’anno ha potuto fare i test genetici che hanno confermato la sua identità.

L’uomo ha incontrato per la prima volta la sua famiglia biologica venerdì scorso, ma non ha partecipato alla conferenza stampa in cui è stata annunciata la sua reintegrazione in un auditorium strapieno dell’ex Esma, la scuola militare dove operava un centro di detenzione clandestino durante la dittatura. Alla cerimonia erano presenti il ​​padre biologico, Julio Santucho, fratello minore dello storico guerrigliero argentino Mario Roberto Santucho, fondatore dell’Esercito Rivoluzionario Popolare (ERP), e i fratelli del nipote ritrovato. ‘È una sconfitta per la dittatura, perché volevano portarci via i nostri figli e noi li stiamo recuperando’, ha detto Julio Santucho. Al suo fianco Miguel Santucho, che era con sua madre quando è stata rapita, ha aggiunto: ‘È uno dei momenti più luminosi della mia vita. L’ho aspettato così tanto che stento a credere che lo sto vivendo. Il mio primo pensiero è stato per mia madre e mia nonna, che continuano a vivere in me’.

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