martedì, Settembre 26

LA PROPAGANDA BELLICISTA SI SCAGLIA CONTRO ELENA BASILE, EX AMBASCIATRICE ITALIANA IN BELGIO

di Redazione

C’è un nuovo caso di attacco a chi usa la testa e la penna per criticare il regime di Kiev: l’ex ambasciatrice italiana in Belgio, Elena Basile, in pensione dallo scorso 1 giugno, ha scritto diversi articoli per il Fatto Quotidiano (con lo pseudonimo Ipazia) contestando al governo ucraino di aver «mandato a morte 250mila giovanissimi per volontà della Nato».

L’ultimo articolo in ordine di tempo è uscito con il suo vero nome, lo scorso 5 luglio, con il titolo: «La posizione di Kiev mette a rischio tutti gli ucraini». In quell’articolo Basile commentava le dichiarazioni a Otto e mezzo su La7 del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, smentendo alcune sue affermazioni in quanto «non c’è alcuna minaccia all’Europa e non ci sarebbe stata invasione se il suo governo avesse difeso un percorso a vantaggio del suo popolo che poteva facilmente essere negoziato con Russia e Usa».

L’ex parlamentare radicale Marco Taradash è stato tra i primi ad attaccare su Twitter l’ex diplomatica con tutto il repertorio della propaganda atlantista, ci mancava solo che le desse anche della “comunista”: «L’ex ambasciatrice dell’Italia in Svezia e in Belgio ci illustra il perfetto lavorio dei servizi russi sui nostri diplomatici all’estero». Ma qualcuno ha avvertito Taradash che non c’è più il muro e la Guerra fredda è finita?

Anche il senatore di Italia Viva, Enrico Borghi, nel suo furore antirusso ha perso qualche coordinata temporale: «Inutile girarci intorno: il fatto che un alto funzionario statale, ganglio della nostra politica estera in vari paesi-chiave, sotto pseudonimo abbia attaccato apertamente il nostro Paese, il suo posizionamento e la sua politica è grave. Perché ha disinformato. Come vuole Mosca».

Peccato che Basile sia stata anche insignita dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nel 2005 (governo Berlusconi III) e sia in pensione dal 1 giugno, tanto che la Farnesina con una nota ha ricordato che Basile «non è più dipendente del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, e non riveste alcun ruolo all’interno dell’Amministrazione». La Farnesina ha aggiunto: «Le manifestazioni pubbliche della dottoressa Basile non riflettono in alcun modo la posizione del governo né del Ministero degli Esteri, e sono pertanto espresse a titolo puramente personale».

Ma Elena Basile è in buona compagnia, perché Mark Milley, capo delle forze armate Usa, ha detto che l’Ucraina non riuscirà a riconquistare le regioni perdute e il conflitto può finire solo con un negoziato (anche lui corrotto dai funzionari delle ambasciate russe o ha telefonato a Putin?). Che dire poi del papa che ha parlato dell’abbaiare della NATO alle porte della Russia?». Anche lui un pericoloso comunista putiniano?

C’è da dire, infine, che Putin si offenderebbe parecchio a sentirsi dare del comunista, viste anche le recenti critiche che ha mosso alla Rivoluzione d’Ottobre.

Sentiamo come lo descrive Luciano Canfora, nell’intervista concessa a Frida Nacinovich, su Sinistra Sindacale del 9 luglio (da leggere per intero nel link qui sotto): «Putin è un nazionalista che ha rotto completamente i ponti con l’esperienza comunista. Celebra ogni 9 maggio la vittoria militare nella “guerra patriottica”, come i russi hanno sempre chiamato la Seconda guerra mondiale, ricordando la capitolazione della Germania nazista nel 1945. Ma considera un’esperienza negativa la Rivoluzione d’Ottobre, cioè la distruzione dello zarismo. Sotto il nuovo regime instaurato in Russia dopo la fine dell’esperienza comunista, hanno beatificato e reso santi della chiesa ortodossa lo zar Nicola II e i suoi parenti, che furono uccisi a Ekaterinburg nel 1918».

https://www.sinistrasindacale.it/index.php/periodico-sinistra-sindacale/numero-13-2023/2855-luciano-canfora-ora-come-faranno-a-accusare-i-comunisti-di-filoputinismo-di-frida-nacinovich

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