di Redazione

Tra le prove più importanti presentate a Palermo al processo contro Marcello Dell’Utri, condannato in appello a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, c’è sicuramente quella relativa a una serie di sei telefonate.
Marcello Dell’Utri, fondatore di Forza Italia, è un personaggio che ha delle particolarità che lo accomuna ad un importante esponente della politica e dei vertici massoneria internazionale, si tratta di Mario Draghi, entrambi avevano i papà iscritti all’ordine di San Giorgio, associazione nata nel 1469 per la difesa della Carinzia dai turchi, che nell’Ottocento divenne poi un’onorificenza asburgica e nel 1981 si è trasformata in obbedienza massonica.
Telefonate registrate a casa dell’imputato, nel 1986, dalla procura di Milano nell’ambito del procedimento per l’illecito fallimento della Bresciano Costruzioni.
Nelle prime tre telefonate, l’imputato Marcello Dell’Utri parla con l’amico Silvio, nelle altre tre con Tanino Cinà, un mafioso ed ex medico legato a Cosa nostra che ha curato Salvatore Riina e Bernardo Provenzano durante la loro latitanza.
Le telefonate con Berlusconi si concentravano sull’attentato mafioso del 28 novembre del 1986 alla sede Fininvest di via Rovani 2 a Milano, sul quale Berlusconi non ha alcun dubbio e dice: “E’ stato Mangano” nella prima delle sei telefonate e al fraterno amico Marcello, spiega: “Una cosa rozzissima, ma fatta con molto rispetto, quasi con affetto… col sistema del 1975”. Quel richiamo al 1975 è relativo a un precedente attentato alla stessa villa di via Rovani, fatto a quanto pare, dal Mangano e che il Cavaliere non ha mai denunciato.
Fedele Confalonieri è della medesima opinione, era presente ad Arcore al momento dello scoppio. Una certezza, che però, risulterà infondata il giorno successivo quando Dell’Utri, a seguito di una conversazione intrattenuta con il Cinà, telefona nuovamente a Berlusconi: “Tanino mi ha detto, che assolutamente è proprio da escludere, ma proprio categoricamente, che possa trattarsi di Mangano”. Berlusconi non ha bisogno di altre spiegazioni. E’ evidente che conosce il Tanino e la sua competenza in fatti di mafia. Poi si rasserena completamente quando l’amico Marcello aggiunge: “Non c’è nessuna ragione di preoccuparsi, c’è da stare tranquillissimi, poi ti spiego…”.
Queste conversazioni dimostrano l’humus in cui si muoveva Silvio Berlusconi e si muovono ancora oggi i suoi sodali. Quindi il funerale di Stato, i tre giorni di lutto nazionale, la sospensione dei lavori parlamentari, la presenza di Mattarella al funerale sono la dimostrazione di come si è conclusa la trattativa tra lo Stato e la mafia e di cosa sia la seconda incostituzionale e piduista seconda Repubblica.
Per queste ragioni diciamo a tutti gli italiani onesti che se non liberiamo il paese da simili soggetti e ripristiniamo la legalità della Prima Repubblica nata dalla lotta al nazifascismo siamo destinati a diventare un paese di mafiosi e traficanti di armi… i cancelli sono già stati aperti per giungere a quella deriva. Per ripristinare la legalità non si può andare in ordine sparso, serve ricostruire il Partito Comunista di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer, più forte e coeso che mai.