
di Paola Baiocchi
Il giornalista e attivista Antonio Mazzeo, ha pubblicato, nel 2010, I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina (Edizioni Alegre), con una prefazione di Umberto Santino. Il libro era nato da una lunga ricerca dell’autore per conto del Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato, e si basava sulle indagini della Procura di Roma per cui non ci sarebbe stata solo la mafia italo-canadese a voler investire milioni di euro per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, ma anche misteriosi finanziatori arabi.

In questa recente intervista di AntimafiaDuemila, Mazzeo ha attualizzato la sua analisi, a partire proprio da quel libro
Con la ferma determinazione del governo Meloni a realizzare questa opera, espressa nel voto a favore del decreto sia alla Camera che al Senato, e anche con la scusa dell’omaggio all’appena scomparso Silvio Berlusconi di cui l’infrastruttura tra Calabria e Sicilia è sempre stata un cavallo di battaglia, possiamo essere certi che il Ponte sullo Stretto provochi gli stessi appetiti della grande criminalità internazionale. Cambieranno forse gli attori coinvolti rispetto al 2010, ma il Ponte resta un’opera pericolosa dal punto di vista ambientale, della sicurezza – ha un profilo sinistramente simile al Ponte Morandi di Genova – e della legalità economica.
Anche perché al momento non c’è nessuna chiarezza sulla provenienza dei 13,5 miliardi di euro previsti per costruirlo, eppure il governo vorrebbe dare il via i lavori già nel 2024 https://www.fanpage.it/politica/chi-paghera-per-costruire-il-ponte-sullo-stretto-di-messina/