mercoledì, Settembre 27

A CHI GIOVA IL CROLLO DELLA DIGA NOVA KHAHOVKA SUL DNIPRO?

di Redazione

È crollata la diga di Nova Khahovka sul fiume Dnipro, costruita in epoca sovietica. Oltre ottanta tra città e villaggi sono coinvolti dall’inondazione, complessivamente, circa 40.000 persone dovrebbero essere evacuate, ha detto il vice procuratore generale dell’Ucraina Viktoriya Lytvynova: 17.000 nel territorio controllato dall’Ucraina e 25.000 in quello controllato dai russi. La diga è fin dalla prime ore del 24 febbraio sotto il controllo russo ed è stata più volte colpita da razzi.

L’immediata e concorde reazione dei media occidentali, italiani compresi, è stata di accodarsi alla dichiarazione di Volodymyr Zelensky che sarebbero stati i russi a farla saltare perché “terroristi”. Secondo Sergeij Sumlenny, uno dei più massimalisti tra gli esperti geopolitici filo-ucraini su Twitter, il Cremlino sarebbe ormai pronto ad evacuare la Crimea – distante qualche decina di chilometri a sud della diga – e sta facendo “terra bruciata” dietro di sé. L’unico a chiedere un’inchiesta neutrale è il presidente turco. “Svolgere un’inchiesta esaustiva sull’esplosione della diga di Kakhovka che non lasci spazio ai dubbi è importante” ha detto Recep Tayyip Erdogan nella telefonata avuta il 7 giugno con Vladimir Putin, secondo quanto riporta l’agenzia Anadolu.

Dal punto di vista militare le cose stanno diversamente: la sponda sinistra del Dnipro, sulla quale sono posizionati i soldati russi, è più bassa della sponda destra. Saranno i russi a dover sgomberare la zona e ad arretrare le loro posizioni perché invasi dalle acque alluvionali. Nel farlo, dovranno abbandonare i trinceramenti e i campi minati che hanno messo in piedi dall’estate scorsa, dopo essersi ritirati dalla sponda destra del fiume dalla città di Kherson.

Inoltre, come fu notato da più parti già dopo la ritirata da Kherson, una delle ragioni per l’abbandono di quelle postazioni era proprio che in caso di distruzione della diga, durante i combattimenti, i reparti russi si sarebbero trovati isolati e sarebbe stato impossibile rifornirli. 

Michael Kofman, direttore del programma di ricerca Russia Studies Program presso il Center for Naval Analyses di Arlington, Virginia, uno degli esperti più ascoltati in questa guerra, certo non sospettabile di simpatie filo-russe, nell’ottobre 2022 aveva detto nel suo podcast War On The Rocks che far saltare la diga, per i russi, “significherebbe essenzialmente per la Russia spararsi in un piede, perché [inonderebbe] la parte di Kherson controllata dai russi… molto più della parte occidentale che gli ucraini probabilmente libereranno”.

C’è poi il problema dell’approvvigionamento idrico della Crimea, per cui la rottura di Khakovka è potenzialmente un’arma in mano all’Ucraina. L’approvvigionamento idrico della penisola è legato al vasto canale che si trova più a nord della diga, e al momento non è toccato dal crollo della diga. Tuttavia, il bacino idrico che influenza il canale è chiuso a nord dalla diga di Zaporozhye, controllata dall’Ucraina. Con la rottura della sola diga di Khakovka il livello del bacino si abbasserà di poco: ma se l’Ucraina decidesse di chiudere anche l’altro sbarramento, quel bacino potrebbe essere prosciugato quasi del tutto, sottraendo acqua anche alla centrale nucleare di Energodar, fondamentale per la Crimea.

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