domenica, Maggio 28

PROGRAMMI SEGRETI. SPIE, BUGIE E INTRIGHI INTORNO ALLA VISITA AMERICANA DI TROTSKY DEL GENNAIO-APRILE 1917

Richard B. Spence

Revolutionary Russia

Traduzione a cura di Raffele Simonetti, Paola Baiocchi e Andrea Montella

http://www.scribd.com/doc/124323217/HIDDEN-AGENDAS-SPIES-LIES-AND-INTRIGUE-SURROUNDING-TROTSKY-S-AMERICAN-VISIT-OF-JANUARY-APRIL-1917

La breve permanenza di Trotsky negli USA all’inizio del 1917, e la sua successiva detenzione in Canada, ha dato vita a molte storie e ha lasciato persistenti dubbi. Questo articolo è essenzialmente il seguito dell’articolo Viaggio interrotto: l’intelligence britannica e l’arresto di Leon Trotsky, aprile 1917, che è apparso su questo giornale nel 20001. Quanto segue espande notevolmente l’ambito del precedente articolo ed offre molte nuove informazioni provenienti da recenti comunicazioni dell’MI5 britannico, come pure da nuove fonti americane, francesi e russe. Mostra come Trotsky fosse circondato da una rete di intrighi e agenti di vario tipo durante e perfino prima il suo soggiorno in America, per cui è diventato una pedina, consapevolmente o no, in svariati complotti. Più di tutto l’articolo rafforza la conclusione che Trotsky fu l’obbiettivo di un piano da parte di elementi dei servizi di intelligence per assicurarsi la sua cooperazione nella Russia rivoluzionaria.

All’inizio del maggio 1917 Leon Trotsky sbarcò a Christiania (ora Oslo), in Norvegia. Aveva lasciato New York alla fine di marzo diretto in Russia. Però, il suo spostamento era stato ritardato per un mese dalle autorità britanniche che catturarono lui e diversi compagni della SS Kristianiafjord ad Halifax, Nuova Scotia (Canada) e lo misero in un campo di internamento. Fecero così in risposta alle accuse provenienti da altri funzionari britannici per i quali Trotsky aveva ricevuto denaro da fonti tedesche e stava tornando per rovesciare il nuovo regime in Russia. Dato il ritardo, Trotsky era ansioso di far sapere ad alcune persone a Pietrogrado che mancava poco al suo arrivo. Una di queste non era un compagno rivoluzionario, ma un uomo d’affari e banchiere privato, Abram L’vovivh Zhivotovskii2. Perché Trotsky contattò quest’uomo e la natura della loro conoscenza è uno dei misteri esplorati in questo articolo.

Le successive ricostruzioni di Trotsky sul suo breve soggiorno americano sono lungi dall’essere sincere e in alcuni casi chiaramente fuorvianti. Quanto segue vuol mostrare che durante quel periodo Trotsky ha ricevuto misteriosi aiuti finanziari ed era persona di grande interesse per gli agenti di Germania, Russia e Gran Bretagna. Quantomeno, nel suo breve soggiorno negli Stati Uniti, deve esserci stato di più di quanto finora conosciuto.

Nel mio articolo precedente, mi sono concentrato soprattutto sulle ragioni dell'”internamento” di Trotsky e sul suo successivo rilascio. Una questione fondamentale era, in primo luogo, perché il capo della locale intelligence britannica, sir William Wiseman, gli dette il via libera per lasciare New York. La mia conclusione è stata che, mentre non vi era alcuna prova evidente che Trotsky avesse ricevuto denaro da fonti tedesche, può essere stato preso in una manovra di Wiseman per usarlo in funzione di interessi britannici. Quest’ultima conclusione resta invariata e recenti materiali forniscono dettagli che la avvalorano e sollevano ulteriori interrogativi. Queste nuove fonti comprendono il dossier su Trotsky dell’MI5 desecretato, documenti dell’intelligence francese scoperti recentemente e investigazioni in corso in Russia. Quanto segue vuole presentare nuovi dati sulle persone con cui Trotsky è venuto in contatto in quel periodo e rivelare una rete di collegamenti e di intrighi nascosti tra queste persone. Tra questi l’arci-cospiratore rivoluzionario Alexander Helphand-Parvus, l’emigrato Ernst Bark con base a Madrid, il socialista americano Julius Hammer, il truffatore internazionale Sidney Reilly* e perfino l’occultista britannico Aleister Crowley**. Alcuni di questi collegamenti sono rivelatori, altri semplicemente sconcertanti. In definitiva, l’articolo può sollevare tanti interrogativi quanti sono quelli a cui dà risposta, ma farà nuova luce su un breve, ma affatto insignificante, episodio nella carriera di Trotsky.

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Il viaggio di Trotsky in America ha inizio con la sua deportazione dalla Francia alla Spagna nel settembre 1916. Era caduto sotto la lente d’ingrandimento della Francia già dal luglio 1915, allorché la Sûreté lo etichettò come un “giornalista russo di tipo rivoluzionario e tendenze socialiste che aveva a che fare con persone sospette”3. Questa informazione arrivò presto negli archivi dell’intelligence britannica. A Parigi Trotsky pubblicò un giornale radicale in lingua russa, Nashe slovo (successivamente Nachalo). Le autorità francesi ritenevano la pubblicazione “evidentemente filo-germanica” e il suo messaggio rivoluzionario e disfattista divenne più preoccupante allorché le truppe russe giunsero sul fronte occidentale nel 19164. Trotsky attribuì i problemi che ne conseguirono a un complotto ordito nell’ambasciata russa a Parigi, che aveva ingaggiato tra i suoi il presidente francese Aristide Briand e il suo ministro socialista dell’Interno Louis-Jean Malvy5. Fu Malvy che, il 14 settembre 1916, firmò l’ordine di espulsione di Trotsky verso la Spagna come “indesiderabile”.

Tuttavia, Briand prontamente concesse a Trotsky un mese di tempo, successivamente esteso per altre due settimane, durante il quale Trotsky cercò freneticamente di procurarsi un visto per la Svizzera. Visto che, affermò Trotsky, fu bloccato da altre macchinazioni cospirative. Parimenti i britannici rifiutarono di concedergli il passaggio verso l’Olanda o la Scandinavia.6 Questa mancanza di cooperazione contrasta fortemente con l’atteggiamento dei funzionari britannici di New York un paio di mesi dopo.

Il 30 ottobre 1916, due poliziotti in borghese scortarono Trotsky attraverso la frontiera spagnola di Irun. Provvisoriamente erano rimaste in Francia la moglie, Natalia Sedova e i loro due figli piccoli, Leon (Lev) e Sergei. Trotsky era convinto che Malvy e altri, lo spingessero in Spagna nella speranza che le autorità conservatrici di Madrid lo spedissero in Sud America, dove non avrebbe più dato alcun fastidio agli sforzi di guerra alleati. Da principio Trotsky supponeva che non gli sarebbe stato permesso di andare a New York dove, come diceva, “Io posso recare danno alla propaganda [sic] alleata”.7 Dopo circa dieci giorni di permanenza in Spagna, la polizia di Madrid prese Trotsky e lo mise in prigione come “pericoloso agitatore terrorista”.8 Anche dietro questo fatto, Trotsky immaginò ci fosse la longa manus dei suoi persecutori. Peraltro, trascorse solo tre giorni e mezzo in una prigionìa abbastanza umana, in cui era possibile – pagando – avere una migliore sistemazione e autonomia. Oltretutto se Trotsky aveva nemici, aveva anche amici, sia che se ne rendesse conto o no. Un misterioso benefattore predispose il rilascio di Trotsky dalla prigione di Madrid e il suo trasferimento, sotto la supervisione della polizia, al porto meridionale di Cadice. Lì attese per un altro mese e mezzo. Il 24 novembre, Trotsky scrisse una lunga lettera rivelatrice al suo compagno Moisei Uritskii a Copenhagen9. “A Cadice”, scrisse Trotsky, “volevano mettermi direttamente su un vapore diretto all’Avana, in terza classe naturalmente, con un certificato di transito (wolf’s passport, ndt) [cioè, un passaporto recante un “segno nero” nei riguardi del possessore] consegnato al capitano. Trotsky protestò con ognuno che potesse ascoltarlo “e in quel momento giunse da Madrid il permesso di lasciare Cadice fintantoché il primo vapore non partisse per New York”. In quel momento, scrisse ad Uritskii, che era in attesa di una nave diretta a New York che sarebbe partita da Cadice il 30 novembre. Per ragioni inspiegate questa nave non passò ed egli rimase a Cadice per un altro mese. Nel frattempo, Trotsky afferma che insistette nei suoi sforzi per assicurarsi un passaggio in Svizzera, ancora una volta senza successo. Comunque il fatto era che Trotsky non disponeva di mezzi finanziari per spostarsi da qualsiasi parte. Confessò a Uritskii che quando arrivò a Cadice “Mi erano rimasti solo 40 franchi”10. A Copenhagen Uritskii era strettamente collegato con un altro cospiratore rivoluzionario, Alexander Israel Helphand-Parvus. Aiutava Parvus gestendo un “servizio di corrieri” clandestino11. Questo, naturalmente, era un eccellente mezzo per trasferire discretamente messaggi e denaro in Spagna.

Il rapporto tra Trotsky e Parvus risaliva al 1904. In effetti, per diversi anni furono compagni molto vicini e “partner intellettuali”12. Alla fine ci furono delle divergenze ideologiche e nel 1915 Trotsky pubblicò un “Epitaffio” nel Nashe slovo in cui proclamava Parvus politicamente morto13. La causa di questa condanna fu l’evidente filo-germanesimo di Parvus. In parole povere, Parvus sosteneva che l’interesse del socialismo internazionale sarebbe stato la vittoria di una nazione con il proletariato più avanzato; e che, a suo parere, questa era la Germania14. Egli si mise a disposizione di Berlino e persuase gli uomini del Kaiser a dargli milioni di marchi per lanciare un’offensiva sovversiva contro la Russia. Quanto successo abbia avuto in questo sforzo è materia di dibattito, ma non c’è dubbio che ci mise il massimo impegno. Tuttavia Trotsky serbò un certo affetto per il suo vecchio amico ed è giusto domandarsi se i suoi sentimenti in privato fossero gli stessi di quelli pubblici. La condanna di Trotsky, che mancò poco dal definire Parvus un agente tedesco, celò la continuazione di una collaborazione segreta? Inoltre, anche se Trotsky aveva chiuso con Parvus, non ne consegue che Parvus avesse chiuso con lui. Malgrado l’atteggiamento esterno ostile di Trotsky e del Nashe slovo, Parvus incanalò fondi tedeschi al giornale per favorire il suo lavoro disfattista15.

Un importante dettaglio riguardo la lettera Trotsky-Uritskii è che, in un modo o nell’altro, finì nelle mani dell’MI5 britannico. Sembra che l’intelligence britannica avesse posato gli occhi su Trotsky. A questo proposito è il caso di notare che lo spionaggio britannico in Spagna era sotto il controllo della Naval Intelligence Division (NID) dell’Ammiragliato, diretta dall’ammiraglio William Reginald “Blinker” Hall. Hall e l’NID compariranno più avanti di nuovo in questa storia.

Verso la fine di dicembre Trotsky venne a sapere improvvisamente che era stata prenotata una nave per l’America non da Cadice ma dalla lontana Barcellona. Lì si ricongiunse con Natalia e i figli, e la fortunata famiglia ebbe pure il tempo di fare un giro turistico prima di partire. La nave su cui si imbarcò Trotsky e la famiglia a Barcellona era la SS Montserrat. Trotsky ricordava che si imbarcarono il giorno di Natale, il che può essere vero, ma la nave non partì fino al 28 dicembre. Egli descrisse la Montserrat come “una vecchia bagnarola poco adatta a viaggi oceanici”16. L’imbarcazione aveva certo visto giorni migliori e, con le sue circa 4.000 tonnellate di stazza, deve aver procurato un viaggio movimentato nel maltempo che li aspettava. Ciò nonostante la nave aveva già attraversato con successo l’Atlantico per tre decenni e avrebbe continuato per diversi altri anni. Trotsky si lamentò anche delle esorbitanti tariffe di viaggio applicate dagli operatori spagnoli e della “scadente sistemazione e del cibo ancora peggiore”17. Naturalmente egli non stava pagando nulla. Inoltre, anche se la Montserrat non concedeva confort di lusso, Trotsky ebbe il meglio che poteva offrire. La nave poteva trasportare più di un migliaio di passeggeri, ma in questa traversata invernale ne portava meno di 350. I Trotsky furono tra i pochi passeggeri di prima classe18. Quattro passaggi in prima classe, anche con uno sconto per i minori, sarebbero costati almeno 50 sterline o forse più di 80 (ai prezzi del 1917). In ogni caso era molto al di sopra delle risorse di uno che aveva ultimamente dichiarato di possedere 40 franchi. Inoltre informazioni raccolte dall’immigrazione americana mostrarono che i biglietti erano stati acquistati per lui e non da lui.

Questo ci riporta alla domanda di chi stesse aiutando Trotsky in Spagna. Il mistero è risolto, in parte, da un rapporto inviato dall’intelligence francese da Barcellona alla fine del 1917, che individua il benefattore di Trotsky come Ernst (anche Ernest o Ernesto) Bark o Bark-Soukh, un emigrato russo e rivoluzionario cosmopolita19. Secondo il rapporto, fu lui che fornì a Trotsky “il denaro necessario a pagare il suo viaggio in America”20. Il rapporto notava pure che Bark organizzò il rilascio di Trotsky dalla prigione di Madrid. È anche probabile, pertanto, che fosse Bark che lo protesse a Cadice e lo tenne alla larga da un lento viaggio verso Cuba. Il collegamento con Bark può spiegare anche la deviazione all’ultimo minuto di Trotsky da Cadice a Barcellona, che l’avrebbe portato a Madrid, a casa di Bark. Il viaggio altrimenti non avrebbe senso, dato che la prima fermata del Montserrat dopo aver lasciato Barcellona era Cadice. Trotsky avrebbe potuto semplicemente rimanere e riunirsi con la sua famiglia quando calò l’ancora lì il 30 dicembre.

La questione più importante, tuttavia, è se Bark fornì questo aiuto di sua iniziativa o stava agendo per qualcun altro, qualcuno come Parvus. Bark era un rispettabile membro della comunità spagnola radical-bohemien. Proveniva da una nobile famiglia baltica tedesca, da quella che è l’attuale Estonia, e aveva frequentato le università tedesche. Questo gli lasciò legami personali con la Germania e una profonda ammirazione per la sua cultura, qualcosa che condivideva con Parvus. Bark aveva caldeggiato anche la liberazione della sua terra natale dal regime zarista. Questa azione non solo lo collegava al sostegno di Parvus alle cause separatiste, ma può aver anche collegato Bark ad un altro rivoluzionario estone filo-germanico, Aleksander Kesküla21.

Mentre Kesküla perseguiva i suoi scopi con Berlino, aveva contatti con Parvus e Uritskii e può aver fatto da intermediario tra loro e Bark. Il dossier francese indica pure che la sua associazione con Trotsky può aver avuto seguito dopo l’instaurazione del regime sovietico: una annotazione datata 25 gennaio 1919 descrive Bark come un “Agente bolscevico“. Da ultimo, ma niente affatto meno importante, Ernst Bark era cugino di primo grado dell’ultimo ministro delle Finanze della Russia imperiale, Petr L’Žvovich Bark. Secondo tutte le apparenze Petr Bark fu un leale funzionario di Nicola II, ma questo non gli impedì di ingaggiare Olaf Aschberg, un finanziere svedese con simpatie socialiste e legami con la Germania, come suo procuratore finanziario, soprattutto a New York. Aschberg e la sua Nya Banken di Stoccolma erano anche collegati con la rete di Parvus.22

Sembra legittimo concludere, quindi, che Bark era il burattino di Parvus in Spagna. Ma perché Parvus avrebbe voluto mandare Trotsky in America? La risposta si trova nei suoi commenti ai suoi padroni a Berlino che gli USA, con il suo “enorme numero di ebrei e slavi”, offriva un “ambiente molto ricettivo per agitazioni anti-zariste”23. Un famoso socialista ebreo russo e navigato propagandista come Trotsky era l’uomo ideale per condurre questo lavoro. Un rapporto pervenuto alla Military Intelligence USA da Copenhagen all’inizio del 1918 affermava che Trotsky “era venduto ai tedeschi” e che aveva “organizzato [il] movimento bolscevico insieme con [Parvus]” 24.

Pure la scena americana offriva nuove ricche strade per la raccolta di fondi. Un report dell’inizio del 1917 all’Okhrana dal suo agente a New York, George Patrick, affermava che Trotsky era venuto in America con lo specifico scopo di assicurare fondi per sostenere Nachalo e altre attività rivoluzionare in Europa25. Secondo quanto riportato Trotsky l’avrebbe confessato a uno dei suoi compagni sul Montserrat.

A bordo del transatlantico, Trotsky si trovò in mezzo a un campionario di reietti che descrisse come “non molto attraente nella sua varietà”26. A dire il vero, Trotsky ebbe alcuni compagni di viaggio molto interessanti. Subito dopo di loro nella lista dei passeggeri c’erano altri tre viaggiatori di prima classe, una madre con il figlio, Sarah e Moise Raiss, e il loro amico Isaak Japka. La prima coppia erano ebrei rumeni, l’altra di Parigi. A quanto pare erano venuti a Barcellona per trovarsi con il loro amico Japka. Quest’ultimo, come Trotsky, era dell’Ucraina. Japka, che si presentava come un mercante, aveva vissuto a Barcellona e, in precedenza, a Parigi. E quindi, lui o i Raiss avevano incontrato Trotsky prima? E Japka aveva legami con Bark?

Un dettaglio che suggerisce che la vicinanza di Trotsky con i Raiss fosse più che una coincidenza è che la coppia indicò come loro contatto a New York David Raiss, il fratello di Moise. L’indirizzo di David Raiss era 324, East 9th St.27. Quell’edificio si trova dalla parte opposta del medesimo isolato dell’East Village che comprendeva 77, St Mark Place, sede di Novyi mir, il giornale radicale per cui Trotsky avrebbe di lì a poco lavorato. Quindi, Trotsky e i Raiss non solo erano diretti alla stessa città, ma avevano anche collegamenti nello stesso isolato di quella città che si allargava a macchia d’olio, una coincidenza quanto meno improbabile.

Uno dei pochi passeggeri che Trotsky degnò di nota nelle sue memorie era “un pugile che è anche romanziere e cugino di Oscar Wilde”28: in realtà il giovanotto era un poeta ed era nipote di Wilde. Era effettivamente un pugile: di fatto era un ex campione di Francia della categoria pesi massimi leggeri. Viaggiava verso New York sotto il nome di Avenarius F. Lloyd, ma il suo vero nome era Fabian Lloyd, sebbene sia meglio conosciuto dai posteri come Arthur Cravan, membro fondatore dell’associazione dadaista e un sovversivo. in ambito culturale, sotto tutti i punti di vista. Inglese, cresciuto in Svizzera, Cravan era solito assumere identità false, in disprezzo delle convenzioni e col gusto dell’avventura. Questi fattori ne avrebbero fatto un’eccellente spia, ma se così, per chi? A Barcellona aveva frequentato un gruppetto di artisti “pacifisti” tra i quali c’erano uno o più sospetti agenti della Germania29: Se Cravan stava facendo dello spionaggio, probabilmente lo faceva per i britannici, le stesse persone che stavano leggendo la corrispondenza di Trotsky. Per mesi Cravan aveva parlato di andare in America ma non aveva mai trovato la voglia o i soldi per farlo. Un piccolo incoraggiamento e il contante da parte del locale consolato britannico, sarebbero stati sufficienti a metterlo in viaggio. Deliberatamente o per caso, Cravan che parlava francese abbordò Trotsky. Fu Cravan che presumibilmente riportò che Trotsky aveva confessato che stava andando in America in cerca di soldi30. A New York Cravan, potrebbe aver riferito questa e ogni altra utile notizia a William Wiseman.

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Il Montserrat lasciò Cadice il 1° gennaio 1917 e arrivò al porto di New York nella tarda notte del 13 gennaio. (Trotsky quindi si era alquanto sbagliato sulla traversata, che durò 12 giorni, non i 17 che menziona nelle sue memorie). Lo sbarco ebbe luogo il mattino successivo. La lista dei passeggeri preparata per l’immigrazione USA rivela diversi interessanti dettagli31. Trotsky scrisse come sua occupazione “Autore” e dichiarò di non essere né anarchico né poligamo. Ma il dato più interessante che è stato notato, è che aveva almeno 500 dollari. Sarebbe stato l’equivalente di circa 10.000 dollari attuali. Ciò contraddice Trotsky e l’affermazione del suo amico socialista tedesco Ludwig Lore che il “Grande Esiliato” arrivò a New York “praticamente senza un penny”32. La generosità di Bark, o di qualcun altro, ovviamente non si limitò all’acquisto dei biglietti. Un altro dettaglio dello stesso genere è che Trotsky indicò come sua residenza iniziale l’elegante Hotel Astor, vicino a Times Square. Non solo era uno degli hotel più cari della città, ma aveva anche la fama di essere il luogo d’incontro dell’élite sociale. Nel complesso sembra uno strano posto, per un socialista rivoluzionario, in cui riposare. Naturalmente, dato che Trotsky non aveva familiarità con New York e le sue piacevolezze, qualcuno deve aver fatto la prenotazione per lui. La domanda come al solito, è: chi?

Secondo Lore, “quando Trotsky approdò qui il suo nome era noto ai suoi compatrioti e ad un pugno di socialisti tedeschi”33. Pur tuttavia, il suo arrivo non fu inatteso. Novyi mir annuncò il suo imminente arrivo il 6 dicembre. I redattori erano stati avvertiti da un telegramma dello stesso Trotsky, che anticipava pure la partenza alla fine di novembre. Le informazioni che giungevano all’Okhrana indicavano che “la maggioranza dei socialisti russi ed ebrei a New York” attese impazientemente il suo arrivo e lo accolse con una “grande accoglienza” che richiamò delegati da “altre città”34. Se questo era il piano di Parvus, ebbe un inizio eccellente.

Ludwig Lore, che sarebbe diventato uno dei più importanti collaboratori americani di Trotsky, ricorda un ricevimento alla Cooper Union Hall il giorno seguente l’arrivo di Trotsky35. Fu ospitato dal Partito socialista americano e Lore in seguito si domandò “se qualcun altro avesse mai ricevuto un’accoglienza del genere”. La riunione fu presieduta da Sergius Ingerman, “leader dei socialisti russi in questo paese” e “un ardente menscevico”. Ingerman evidentemente pensava che Trotsky fosse dello stesso avviso, ma le differenze ideologiche presto vennero a galla e “anziché una manifestazione di benvenuto [l’incontro] divenne una feroce battaglia, anche se esteriormente educata, di opinioni contrastanti”36. Fu il primo passo nella rapida disillusione di Trotsky nei riguardi del socialismo americano.

Tuttavia, i Trotsky avevano ricevuto un benvenuto particolare quando scesero dalla Montserrat. Qualcuno aveva fatto una soffiata alla stampa e il New York Times inviò un reporter sul posto. Secondo l’articolo (che apparve il 15 gennaio) Trotsky, il “redattore pacifista” e socialista che era stato “espulso da quattro paesi”, si era incontrato su un molo spazzato dalla pioggia con Arthur Concors della Hebrew Sheltering and Immigrant Aid Society37. Concors fece da traduttore per Trotsky nella breve intervista con il Times, nella quale c’erano dettagli in disaccordo con altri “fatti accertati”. Ad esempio, viene citato che Trotsky è stato “a Berlino a dirigere un giornale ebraico”, non Vienna, all’inizio della guerra. Inoltre, secondo questa versione, dopo il suo rilascio dalla prigione di Madrid, andò a Siviglia e raggiunse Cadice solo quando fu preso dalla polizia spagnola e a forza messo a bordo del Montserrat. Non c’è assolutamente menzione di Barcellona o dei tranquilli giri turistici con la famiglia. Forse la colpa è della traduzione di Concors o della registrazione del reporter. Oppure Trotsky stava deliberatamente distorcendo la storia e, se così fosse, a quale scopo?

La Hebrew Sheltering and Immigrant Aid Society era un’organizzazione caritatevole che si occupava di aiutare gli ebrei che arrivavano con cibo, alloggio e impieghi. Fiutava anche gli indesiderabili, promuoveva la “americanizzazione” e incoraggiava i nuovi arrivati a cercare lavoro fuori dalle maggiori aree urbane. Trotsky e la sua famiglia non erano il tipo di viaggiatori che la società abitualmente aiutava, né loro erano interessati a tali servizi. Né Arthur Concors era un semplice membro del personale. Era, infatti, “sovraintendente” della società e membro del consiglio d’amministrazione.38 Qualcuno tirò giù dal letto Concors per accogliere il rivoluzionario errante, un rivoluzionario apparentemente sconosciuto al di fuori di una ristretta cerchia politica. Chi potrebbe aver fatto sì che ciò accadesse? La risposta deve trovarsi tra le persone a cui Concors rispondeva. Il comitato consultivo comprendeva diversi luminari dell’establishment ebraico americano, fra cui Julian Mack, Louis Marshall, Oscar Strauss e il dottor Stephen Wise. Verosimilmente il più importante del gruppo e il principale finanziatore era Jacob Henry Schiff, capo della banca di investimenti House of Kuhn, Loeb & Co.39 A torto o a ragione, a tutt’oggi, Jacob Schiff è largamente citato come l’uomo che rifornì Trotsky di denaro e lo rimandò a Pietroburgo per rovesciare il governo provvisorio.40 Oltre a ciò, Schiff spesso appare come parte di una vasta cospirazione ebraica ed è stato sostenuto che abbia fomentato e finanziato il regime bolscevico.41 E qui giungiamo pericolosamente vicini alla scivolosa china che scende nel tossico regno dei Savi di Sion e gli Illuminati. Occorre fare attenzione a non lasciare che le congetture sfuggano di mano e occorre procedere con cautela. Il fatto basilare è che, a dispetto di tutte la accuse, non è dimostrabile alcun collegamento diretto, monetario o di altro tipo, tra Trotsky e Schiff. Detto ciò, se Schiff gli fornì una qualsiasi assistenza del genere, non avrebbe firmato un assegno o lasciato una chiara registrazione in qualche libro contabile.

Anche se piene di esagerazioni, disinformazioni e pure e semplici invenzioni, le accuse di un collegamento Schiff-Trotsky non sono, come vedremo, del tutto inventate. In effetti, Schiff successivamente espresse forte malcontento nei confronti dei bolscevichi e propose perfino di lavorare contro di loro42. Tuttavia, all’inizio del 1917, la situazione era molto differente: lo zar era ancora sul trono, gli Stati Uniti erano un paese neutrale, Trotsky non era un bolscevico. Jacob Schiff era – e da lungo tempo – un nemico giurato del regime zarista. La sua opposizione aveva origine dai maltrattamenti del governo russo a milioni di suoi sudditi ebrei, sebbene non l’avesse provata su di sé, né avesse mai messo piede in Russia. Per perseguire la sua campagna contro lo zarismo, Schiff foraggiò le attività della Friends of Russian Freedom, un’organizzazione con sede a Londra che offriva aiuto e incoraggiamento a tutti i nemici di Nicola II. Inoltre, durante la guerra russo-giapponese Schiff aveva concordato i prestiti che avevano finanziato gli sforzi bellici di Tokyo e pagato perfino la stampa e la diffusione della propaganda russa tra i prigionieri di guerra43. Più recentemente aveva rifiutato di partecipare a qualsiasi tentativo di prestito alleato che potesse dare vantaggio alla Russia.

Un fattore generalmente trascurato dagli ossessionati dalla ebraicità di Schiff era la sua germanicità. Era nato tedesco e mantenne forti legami familiari ed economici con quel paese. I suoi due fratelli, Ludwig e Phillip Schiff, erano banchieri in Germania con legami con la corte dell’imperatore. Lo stesso vale per l’amico e partner chiave di Schiff, Max Warburg, amico personale di Guglielmo II e sostegno principale dello sforzo bellico tedesco. Un rapporto pervenuto nelle mani di William Wiseman indicava Max Warburg come il “principale agente tedesco in Russia”44. Un altro fratello di Warburg, Fritz, era il ” rappresentante commerciale” di Berlino a Stoccolma e sotto tale copertura condusse colloqui di pace segreti con rappresentanti russi nel 1916. Ebbe anche contatti con Parvus45. Schiff dette impiego ad altri due fratelli di Max Warburg: Felix e Paul. Essi pure, secondo quanto si dice, furono implicati in intrighi a favore dei tedeschi46.

Informazioni raccolte dall’intelligence americana mostravano che già dal 1915 Jacob Schiff era in contatto con un “Baron Rapp” che “[lo] interessò in [un] movimento propagandistico per rovesciare lo zar di Russia per liberare gli ebrei russi”47. Come conseguenza “Jacob Schiff inviò parecchi milioni di dollari a Berlino per questo scopo e parecchi uomini, ben noti agli agenti dei servizi segreti USA, furono collegati con questa faccenda”48. Perfino alcuni degli associati ebrei di Schiff a New York erano critici nei riguardi delle sue conoscenze tedesche. Uno era il professore della Columbia University e attivista sionista Richard Gottheil, il quale sosteneva che il denaro di Schiff aiutava gli sforzi filo-tedeschi, compreso “l’uso di società dell’East-Side per diffondere propaganda pacifista”49. Una cosa è sicura: Schiff era anti-zarista e filo-tedesco e aveva precedenti nel finanziamento di rivoluzionari. Tutti o alcuni di questi associati della Warburg erano coinvolti in attività sovversive contro la Russia appoggiate da Berlino, attività che coincidevano con quelle di Parvus. Pertanto, Schiff aveva buone ragioni per interessarsi a Trotsky e per offrirgli sostegno. Oltretutto, se c’era un legame tra Schiff e Trotsky, il capo dello spionaggio britannico certamente ne sarebbe stato al corrente. Il summenzionato professor Gottheil era uno degli informatori stabili di Wiseman e condivideva le sue riserve su Schiff e altri. Ancor più significativamente, Wiseman aveva una spia proprio nel consiglio della House of Kuhn, Loeb & Co di Schiff: Otto H. Kahn, un uomo che l’aiutante di Wiseman, il maggiore Norman Thwaites, in seguito elogiò come “sinceramente pro-alleati e in particolare pro-britannici”50.

Ogni collegamento tra Schiff e Trotsky avrebbe richiesto l’uso di uno o più discreti intermediari (o ‘cut-out’ in termini spionistici). Concors è un ovvio candidato. Forse fu lui, dietro istruzioni di Schiff, che indirizzò Trotsky all’Hotel Astor. Stranamente, tra i residenti c’era un certo Otto Schwarzschild, che era recentemente ritornato da un viaggio nella Polonia occupata dai tedeschi, un viaggio che l’aveva condotto a Berlino. Schwarzschild apparentemente lavorava per il Comitato per l’Est, un’organizzazione fondata per aiutare gli ebrei nella Polonia devastata dalla guerra. Ciò nonostante, egli “diffondeva propaganda a favore dei tedeschi tra gli ebrei”51. Tra i suoi principali finanziatori c’era Jacob Schiff. I funzionari USA avevano etichettato Schwarzschild come una “spia tedesca” e avevano notato anche che aveva “fatto visita a Jacob Schiff diverse volte durante il 1916-17”52. Solo una coincidenza? Se non lo era, allora la presenza di Trotsky all’Astor può aver avuto lo scopo di incontrare Schwarzschild, che agiva come cut-out per Schiff e/o l’intelligence tedesca.

Se Trotsky si registrò all’Astor, non vi stette a lungo. Altre mani amiche apparvero magicamente per aiutarlo a trovare un appartamento di tre stanze (più bagno e cucina) nel Bronx ad un prezzo molto ragionevole, 18 dollari al mese. Natalia pagò tre mesi d’affitto in anticipo, il che smentisce l’affermazione di Lore che “la questione della copertura delle spese fu un serio problema”53. Poiché l’appartamento non era ammobiliato, presero l’arredo necessario, del valore di circa 200 dollari, in affitto. Questo non esigeva una spesa significativa, ma richiedeva un garante.

Trotsky successivamente sostenne che il suo unico compito a New York era “quello di un rivoluzionario socialista” e spazzò via accuse di aver guadagnato denaro extra come comparsa nei film o pulitore di merluzzo54. Anche Lore nega tali “storie fantastiche”55. Probabilmente sono fantastiche, ma le domande circa la quantità di denaro che Trotsky ricevette e da dove provenisse sono legittime.

Dopo che il nome di Trotsky era schizzato nei titoli dei giornali, il sostituto procuratore generale Alfred Becker condusse un’indagine proprio per sapere cosa stesse facendo a New York, inclusa la fonte delle sue entrate56. Gli agenti di Becker scoprirono che il principale datore di lavoro di Trotsky, Novyi mir, lo pagava 20 dollari la settimana per un totale di circa 200 dollari. Stranamente, Ludwig Lore ricordò che la paga era di appena 7 dollari la settimana57. Il salario era stato successivamente gonfiato per nascondere un’altra entrata? Le conferenze pubbliche apportarono dai 280 ai 350 dollari e gli articoli scritti per la Volkszeitung di Lore raccolsero altri 150-200 dollari. Infine, una colletta raccolta al ricevimento di commiato a Trotsky presso l’Hudson River Casino, la sera prima della sua partenza, ammontò a 226 dollari. Peraltro, Trotsky ricordò che la colletta fu di 310 dollari e che ne suddivise ogni centesimo con i suoi compagni a corto di soldi58.

Chiaramente una determinazione esatta è impossibile, ma evidentemente Trotsky guadagnava tra i 700 e i 1.000 dollari. Ovviamente, questo non teneva conto dei 500 dollari che aveva all’imbarco, qualcosa che evitò accuratamente di menzionare. Perfino con quelli, detratte le spese primarie, sarebbe stato in difficoltà ad affrontare la spesa di 1.394,50 dollari che in seguito versò per i 16 passaggi di seconda classe e un passaggio di prima classe sulla nave norvegese Kristianiafjord59. Ma Trotsky non pagava i suoi viaggi dai tempi della Spagna e non c’è ragione di supporre che lo stesse facendo adesso.

Alla fine, Becker fu costretto a dichiarare che “Non sono stato in grado di verificare alcuna indicazione che Trotzky [sic] ricevesse denaro da alcuna fonte tedesca”. Il radicale New York Call accolse questo come una prova a prima vista che la “calunnia tedesca” era falsa60. Ovviamente i finanziatori clandestini non rilasciano ricevute e, se necessario, un mazzetto di banconote è cosa facile da nascondere o da passare a un altro passeggero.

Trotsky ha descritto la sua zona nel Bronx come un “quartiere di lavoratori”. ma non era un bassofondo zeppo di caseggiati. Grazie al recente ampliamento del sistema dei trasporti di New York, gran parte del Bronx era diventata una “periferia metropolitana”. Anni dopo, Trotsky ancora si stupiva delle meraviglie della sua modesta casa: un telefono, luci elettriche, un frigorifero, una cucina a gas e perfino un ascensore, comfort che si potrebbe essere tentati di definire borghesi. Tuttavia, questo non spiega come mai Trotsky scelse di vivere a miglia di distanza dal suo posto di lavoro nell’East Village. Certamente avrebbe potuto trovare qualche appartamento adatto nelle vicinanze. Chi o cosa lo attrasse verso il Bronx?

Una semplice domanda che sfugge ad una semplice risposta è dove esattamente si trovasse l’appartamento di Trotsky. Trotsky ricordava: “noi abitavamo nel 164th Street, se non mi sbaglio”61. Ancora una volta, si sbagliava. Lore e le indagini di Becker concordano che l’appartamento era sulla Vyse Avenue. Lo specifico indirizzo sembra essere stato 1.522, Vyse presso la 172nd St.62. Gli argomenti di prova dimostrano che questo è l’indirizzo esatto, ma per aggiungere un ulteriore colpo di scena, un rapporto all’Okhrana di Parigi nel febbraio 1917 afferma che Trotsky e famiglia abitavano al 265 di Prospect Avenue63. Il problema è che non c’era nessun numero 265 di Prospect Avenue. La cosa più vicina è 1.265 Prospect, che si trova tra la 167th e la 168th. Tutti questi posti si trovano all’interno di un raggio relativamente piccolo, ma nessuno era così vicino da poter essere facilmente confuso. Nulla indica che Trotsky cambiò indirizzo. Aveva semplicemente dimenticato dove abitasse, o aveva qualche altra ragione per nascondere dei particolari?

Per svelare questo dobbiamo tornare agli intrighi all’interno del Partito socialista americano che seguirono al ricevimento per Trotsky. Subito dopo il ricevimento alla Cooper Union, Lore ricorda “una riunione in una casa privata” a Brooklyn. Lì Trotsky si rivolse a un’assemblea più intima di colleghi russi e altri socialisti di sinistra, Lore incluso. Trotsky li spinse all’azione contro il Partito socialista, che egli criticò come un’organizzazione adatta solo per “dentisti di successo”64. Era presente un’interessante varietà di bolscevichi e futuri bolscevichi, compresi: Nikolai Bukharin, Grigorii Chudnovskii, V. Volodarskii e Alexandra Kollontai. Tutti avevano a che fare con Novyi mir e lo stesso giorno, il 15 gennaio, Trotsky formalmente si unì alla redazione.

L’intelligence britannica in seguito identificò Chudnovskii come il “braccio destro” di Trotsky al Novyi mir65. Altrettanto interessante è che Chudnovskii in precedenza aveva lavorato a fianco di Parvus in Svizzera e a Copenhagen66. Così, nel più stretto collaboratore di Trotsky a New York scopriamo ancora un altro uomo di Parvus. Anche la collaborazione di Trotsky con la Kollontai può aver avuto un ulteriore significato. Secondo Lore, era venuta negli USA “in missione segreta sotto la direzione di Lenin per raccogliere fondi per la causa rivoluzionaria russa67 “È stato questo denaro”, continua Lore, “donato da benestanti russi-americani, che ha aiutato l’ala bolscevica […] ad organizzare le sue forze in Russia in preparazione dell’imminente deposizione dello zar”. Trotsky afferma che la Kollontai era in contatto con Lenin e lo tenne informato di tutte le cose fatte a New York, “incluse le mie attività”68. Fino a questo punto, Parvus aveva poco o nulla da offrire nei suoi tentativi di agganciare Lenin e poteva essere curioso circa le attività della Kollontai. Mentre non c’è nessuna indicazione di qualsiasi comunicazione Trotsky-Parvus in questo periodo, non è inconcepibile che il primo passasse discretamente informazioni riguardo la Kollontai attraverso Chudnovskii o qualche altro intermediario.

I commenti di Lore circa la raccolta clandestina di fondi della Kollontai trovano eco in altri due russi a New York, Nikolai Volgar e Pavel Perov. Entrambi erano collegati ai rifornimenti bellici e all’apparato diplomatico russo negli USA, Volgar come segretario-tesoriere della Russian American Asiatic Corporation e Perov in passato segretario dell’ambasciatore Boris Bakhmet’ev. All’inizio del novembre 1917, poco prima della presa del potere da parte dei bolscevichi, la coppia avvicinò l’intelligence americana. Volgar affermò che “egli avrebbe potuto produrre in tribunale la prova della fonte attraverso la quale i finanziamenti tedeschi giungevano a Leon Trotsky […] i quali fondi finanziarono la missione di Trotsky in Russia”69. In un memorandum collegato, Volgar e Perov notarono che Trotsky, insieme con il socialista estone Boegelmann/Pogelmann (un collegamento di Bark?), l’anarchico Bill Shatoff ed altri “ricevettero attraverso una certa artista-scrittrice socialista di tipo ‘bolscevico’ – Madame Malmberg – 20.000 dollari qui e altre ingenti somme furono trasferite attraverso le banche svedesi e finlandesi a madame Kolonty [sic] a Pietroburgo”70. La banca svedese in questione era indubbiamente quella di Aschberg. La Malmberg menzionata era Aino Malmberg, una socialista finlandese che fece diversi viaggi tra New York e la Scandinavia durante la guerra. Più recentemente era tornata da Stoccolma all’inizio dell’ottobre 1916 ed era a New York durante tutto o gran parte della visita di Trotsky. Pure la Kollontai fece la sua parte di viaggi. Era stata l’ultima volta nell’agosto 1916 a Stoccolma, dove aveva avuto rapporti con il locale agente di Lenin, Aleksandr Shliapnikov71.

Lore afferma che la principale preoccupazione di Trotsky nelle settimane successive, oltre alle conferenze e lo scrivere, era di far nascere un vero partito rivoluzionario e contro la guerra dall’ala sinistra dei socialisti americani. Gran parte del suo seguito proveniva dalle federazioni russe e tedesche del partito, e tra quelli che saltarono sul carro di Trotsky ci furono Lore, Louis Fraina e Julius Hammer. Secondo Lore “Trotsky era convinto […] che gli Stati Uniti erano maturi per un rovesciamento del sistema capitalista”72. Egli “sollecitava la proclamazione di scioperi generali contro la guerra come un mezzo per indebolire l’orgogliosa struttura della nostra decadente civiltà”73. Il 4 marzo, il Times registrò che Trotsky partecipò a una locale riunione socialista dove presentò una mozione che invitava i compagni a fomentare scioperi e a fare resistenza alla leva in caso di guerra74. Questo è esattamente quello che Parvus e Berlino avrebbero ordinato.

Tra i seguaci americani di Trotsky c’era Julius Hammer, un veterano del vecchio Partito socialista laburista e futuro fondatore del movimento comunista americano. Anch’egli di origini russo-ebraiche, Hammer, che era di cinque anni più vecchio di Trotsky, era una di quelle non così rare creature di marxista radicale. ma anche un facoltoso imprenditore. Era un medico di successo e il principale proprietario della Allied Drug & Chemical Co. Le risorse della redditizia azienda servivano a sostenere sia l’opulento stile di vita di Hammer che il suo generoso sostegno alle cause radicali. Lenin più tardi salutò il Compagno Hammer come un “milionario americano”, il che può essere stato un po’ esagerato75. Era, senza dubbio, uno dei “russi americani benestanti” che procurarono finanziamenti alla Kollontai. Il suo ruolo di angelo finanziario si estese anche a Trotsky? La risposta, in un modo o nell’altro, è sì. Julius Hammer viveva nel Bronx, al 1.488 di Washington Avenue, a meno di un miglio dalla casa di Trotsky in Vyse Avenue. Nelle sue memorie Trotsky accenna in modo enigmatico a un certo “Dr. M”, un vicino del Bronx che, insieme con la moglie, divenne amico dei Trotsky e fece fare a Natalia e ai ragazzi dei giri con la sua automobile con autista76. Stranamente, il dottore è una delle poche persone di cui Trotsky non fa il nome. Anche Lore ricorda il dottore e lo descrive come una “conoscenza” dei Trotsky che li portò in gite turistiche77.

Lo storico del Bronx, Lloyd Ultan, ha abilmente messo insieme diversi indizi su quest’uomo. Primo, deve vivere da qualche parte nelle vicinanze. Per conversare con Trotsky avrebbe dovuto parlare correntemente russo e/o tedesco. Soprattutto dovrebbe aver condiviso la fede politica di Trotsky. In considerazione del disprezzo di Trotsky per i “dentisti benestanti” e la loro razza, questo dottore benestante avrebbe dovuto essere una persona in sintonia con lui. Ultan giustamente conclude che “solo un uomo può essere descritto da tutti questi indizi. Era il dr. Julius Hammer”78. E Hammer aveva una vettura e un autista tra i suoi dipendenti. Perciò Hammer era quasi certamente la mano amica che guidò Trotsky al Bronx e lo sistemò in una casa a solo qualche isolato di distanza dalla sua. Fu pure la mano di Hammer che probabilmente che cofirmò per l’arredamento dei Trotsky. Indubbiamente Hammer sarebbe stato intenzionato a fornire altro aiuto in caso di bisogno. Avrebbe facilmente potuto fornire quei 10.000 dollari che si supponeva Trotsky avesse con sé quando lasciò New York. La domanda, come sempre, è se Hammer fece tali cose per la bontà del suo cuore socialista, o per volere di Parvus o di Schiff o di qualcun altro.

Al giorno d’oggi, il ruolo storico di Hammer è eclissato dall’appariscente e infida carriera del suo figlio minore, Armand. Oltre ad accumulare fama, fortuna e potere, il più giovane degli Hammer, fedele agli ideali del padre, fu per tutta la vita al servizio degli interessi sovietici79. Infatti, quando nel 1930 apparve La mia vita di Trotsky, Armand era attivamente coinvolto nei piani sovietici, piani che probabilmente sarebbero stati messi a repentaglio se qualcuno avesse ricordato che Hammer padre una volta era stato un ammiratore dell’arci-rivale di Stalin. Celando Julius come “Dr. M”, Trotsky può aver ripagato un vecchio debito, e forse coperto una collaborazione in corso.

Armand fu introdotto negli affari clandestini nel 1921 allorché Julius, allora in prigione a Sing-Sing per omicidio, mandò suo figlio in Russia per un viaggio “d’affari”. Il contesto di questo viaggio fornisce un altro indizio. Il viaggio di Armand in Russia richiedeva un passaporto e la relativa richiesta includeva una lettera di un certo Henry Kuntz. Kuntz, un partner minore della Allied Drug & Chemical, affermava che egli conosceva il padre e il figlio da 15 anni80. Kuntz non è una figura importante, ma ci porta a un’altra persona, uno dei suoi soci in affari a New York e in Russia durante la prima guerra mondiale: Sidney G. Reilly (Reilly è stato uno degli organizzatori del tentato omicidio di Lenin, che avrebbe portato al potere Trotsky, ndt). Ebreo russo, sebbene avesse assunto un nome irlandese, come Hammer, Parvus e Trotsky, Reilly aveva un precedente collegamento con la città di Odessa. Avrebbe guadagnato una certa notorietà, in gran parte immeritata, come “asso delle spie” britanniche81 Trotsky L’intelligence navale americana probabilmente si è avvicinata di più allorché descrisse lui e i suoi ambigui compagni come “uomini di fiducia internazionali della classe dominante”82.

In Russia, Reilly era ampiamente ritenuto un agente tedesco e di certo frequentava persone che lo erano. Ciononostante aveva amici altolocati e si muoveva in una folla di faccendieri altrettanto discutibili. A New York era uno dei direttori della Allied Machinery Company, una ditta di investigatori americani collegata a commerci segreti con la Germania attraverso la Svezia. Questo sicuramente comportava un collegamento con Aschberg e, forse, con Parvus83. È interessante notare anche che la Allied Machinery era coinvolta in brillanti affari con la Spagna e aveva un ufficio a Barcellona. Reilly arrivò negli USA nel 1915 per acquisire contratti per armi e munizioni per le forze armate russe. Il suo datore di lavoro nominale era Abram Zhivotovskii, lo stesso tizio che Trotsky avrebbe avuto urgente bisogno di contattare quando raggiunse la Norvegia. Nel mio articolo precedente, avevo evidenziato delle storie che sostenevano che Zhivotovskii era lo zio, il cugino o il cognato di Trotsky, notizie che non avevo preso in considerazione perché “probabilmente false”. Mi sbagliavo, Zhivotovskii era zio materno di Trotsky84. In effetti era uno degli almeno quattro fratelli della madre di Trotsky, ognuno dei quali era un imprenditore di successo al tempo della prima guerra mondiale85. Abram Zhivotovskii era associato a varie banche russe e aveva numerosi amici nell’ambito finanziario e governativo, in quest’ultimo c’era anche Petr Bark. Ma forse più importanti erano le tracce che collegavano Zhivotovskii a Stoccolma e ad Aschberg86.

Nel marzo 1915, Zhivotovskii andò sotto inchiesta in Russia sospettato di commercio col nemico87. La polizia perquisì i suoi uffici a Pietroburgo e egli passò del tempo in detenzione. Grazie ai suoi collegamenti, però, all’inizio del 1916 Zhivotovskii era fuori ed era tornato a concludere affari più grandi che mai. Le autorità USA lo definivano come “un gran lavoratore […] di cattiva reputazione” e notoriamente associato ad agenti tedeschi88. Informazioni nelle mani del Dipartimento di Stato USA descrivevano dopo Zhivotovskii come una persona apparentemente “molto anti-bolscevico” ma che di fatto aveva riciclato “ingenti somme” a beneficio dei bolscevichi e di altre organizzazioni rivoluzionarie89. Un rapporto simile del dicembre 1918 lo definiva come “bolscevico” e “zio di Leon Trotsky [che era] un importante agente mandatario per gli alleati sotto l’Impero [e ora] in [una] missione bolscevica a Stoccolma”90. Un altro, del 1917 o dell’inizio del 1918, identificava “Abraham Jivotovoski” come la persona che aveva “avviato la propaganda bolscevica in Giappone”91. Tutto fa pensare che, oltre alla parentela, Trotsky e Abram condividessero anche le idee politiche.

Durante la guerra, Zhivotovskii mantenne un ufficio e ingenti conti in banca a Yokohama sotto la supervisione di un altro nipote (e cugino di Trotsky) Iosif Timofeiovich Zhivotovskii92. Quest’ultimo fu a un certo punto il segretario di Reilly. Può essere indicativo che nell’ottobre 1916, più o meno contemporaneamente con la comparsa in Spagna di Trotsky, Reilly fece un veloce viaggio in Giappone. Fu di ritorno a New York proprio in corrispondenza o poco dopo l’arrivo di Trotsky. L’escursione di Reilly potrebbe aver fornito un mezzo sicuro per trasportare messaggi o anche denaro da Zhivotovskii a Trotsky. Può anche significare qualcosa che tra gli intimi in affari di Zhivotovskii troviamo un altro Chudnovskii – M. P. Chudnovskii – un possibile parente del fedele compagno di Trotsky al Novyi mir93.

Coincidenza o complotto, le connessioni continuano ad arrivare. I due più intimi amichetti di Reilly a New York erano Alexander Weinstein (Vainshtein) e Antony Jehalski. Weinstein era stato uomo di Zhivotovskii a Londra, ma unì le forze con Reilly nell’estate 1916. Come Zhivotovskii, fece una pubblica professione di lealtà a Nicola II, ma altre fonti mostravano che egli era “chiaramente identificato con i bolscevichi”94. Un imprenditore americano riferì che Weinstein “dette una cena subito dopo la rivoluzione per festeggiare la caduta dello zar”, e “un gran numero di russi e socialisti erano ospiti alla cena”95. Forse Trotsky era uno di loro. Le probabilità che questa ipotesi sia vera sono accresciute dal fatto che il fratello di Alexander Weinstein era Gregory Weinstein, rivoluzionario e responsabile commerciale del Novyi mir. Rapporti dell’intelligence americana indicano Gregory Weinstein come “strettamente associato a Trotzky allorché quest’ultimo era nel paese”96.

Antony Jechalski era ritenuto una “tra le più pericolose spie tedesche” e al tempo stesso un confidente di funzionari del consolato russo e del relativo comitato di fornitura97. Nell’autunno del 1916, era in giro all’Avana per affari poco chiari e si precipitò a New York una settimana prima dell’arrivo di Trotsky. Tra le altre cose Jechalski fungeva da intermediario tra gruppi polacchi filo-tedeschi e il pacifista americano dr. Juda Magnes98. Magnes era un amico e collaboratore niente di meno che Jacob Schiff e un altro di quelli che il professor Gottheil considerava “anima e corpo con la causa tedesca”99. Ultimo ma non da meno, era Benny (Veniamin) Sverdlov, un altro dei familiari di Reilly e Weinstein, un intermediario minore di armi che era un fratello del futuro braccio destro di Lenin, Iakov Sverdlov100.

Quanto detto collima con l’idea di una “connessione tedesca” di Trotsky, ma i collegamenti clandestini di Reilly & compagnia vanno anche in un’altra e contraddittoria direzione: verso l’intelligence britannica. Wiseman e il suo vice, Norman Thwaites, sovraintendevano a reti compartimentate, una delle quali annoverava agenti doppi e persone che “hanno particolari capacità per entrare in confidenza con agenti tedeschi”101. Reilly e suoi amici ne facevano parte. Wiseman e Thwaites tenevano accuratamente nascosti i loro affari con questi uomini non solo ai tedeschi, ma anche agli americani e perfino ad altri servizi britannici. Dopo la guerra, Wiseman fece affari con Reilly e lo riconobbe allegramente come un vecchio amico. Mentre Thwaites lodò Reilly e Weinstein per il loro “eccellente lavoro di intelligence” per gli alleati102.

A metà aprile 1917, mentre Trotsky era ancora prigioniero in Canada, un’interessante riunione ebbe luogo a Manhattan, tra uno degli operativi di Wiseman (probabilmente Thwaites) e un terzetto di russi. Uno di questi era Evgenii Kuzmin. Egli era arrivato per la prima volta negli USA alla fine del 1915 a bordo della stessa nave che trasportava Alexandra Kollontai. Kuzmin lavorava per il controspionaggio dell’esercito russo ed era stato sulle tracce delle attività di agenti tedeschi e rivoluzionari esiliati in Scandinavia. Alla riunione di aprile si rivelò a Wiseman come un agente dello “stato maggiore russo” e “capo della polizia segreta russa” negli USA103. L’incontro si tenne nell’ufficio di Ivan Narodny, un imprenditore, scrittore e attivista rivoluzionario russo. Il terzo russo presente era Nikolai Kuznetsov, un ingegnere. Egli era uno “dei più intimi amici e soci in affari” di Alexander Weinstein e Sidney Reilly e un amico intimo del legale russo-americano Nicholas Alienikoff104. Alienikoff, a sua volta, si diceva “intimo” di Trotsky e Chudnovskii, e fu uno di quelli che si diedero da fare per il rilascio di Trotsky dalla prigionia britannica105. Di cosa abbia discusso questo strano gruppo di cospiratori non è rimasta traccia, ma è difficile credere che il nome di Trotsky in qualche modo non vi figurasse.

L’ospite, Ivan Narodny, era uno stretto collaboratore di un altro radicale russo, Ivan Okuntsov, editore dell’anti-zarista, ma non settario, Russkii golos106. Okuntsov e Narodny odiavano cordialmente ed erano odiati dal pubblico del Novyi mir, entrambi si accusavano a vicenda di illeciti e di collaborare con agenti tedeschi107. Narodny e Okuntsov si presentavano come leali aderenti del nuovo governo provvisorio e facevano parte della stessa cerchia che comprendeva i summenzionati Perov e Volgar. Come quella coppia, Narodny successivamente giurò ad Alexander Kerensky che egli poteva “provare che Trotsky […] e altri socialisti che erano andati da qui in Russia presero denaro da agenti tedeschi”108. Della stessa cosa si sarebbe reso garante Okuntsov109.

L’asse Kuzmin–Narodny–Okuntsov suggerisce un complotto escogitato da radicali rivali, che forse agivano con l’incoraggiamento di persone a Pietroburgo, per diffamare Trotsky con la “calunnia tedesca”. Se non altro, possono aver cercato di mettere insieme o sfruttare le sue difficoltà.

Una cosa che Alienikoff e Narodny avevano in comune è che entrambi passarono informazioni a William Wiseman. Così, naturalmente, fecero Weinstein, Reilly ad altri. Pertanto, sir William era in grado di raccogliere informazioni su Trotsky da molte angolazioni diverse. Nel dossier su Trotsky dell’MI5 c’è uno stuzzicante riferimento ad un rapporto “C” (SIS) su “Rivoluzionari russi a New York – Attività & movimenti di Trotski, Leon”110. Il rapporto manca dal dossier, ma mostra che Wiseman era impegnato in un’attiva di sorveglianza delle sue attività – attività sulle quali a Londra qualcuno voleva essere informato.

Un’altra persona che consapevolmente o inconsapevolmente può aver svolto un ruolo nella raccolta di informazioni per Wiseman su Trotsky era lo scrittore irlandese-americano Frank Harris. Come direttore della rivista contro la guerra Pearson’s Magazine, Harris uno dei pochi americani che ha indotto Trotsky a farsi intervistare. Uno che potrebbe averlo agevolato in questo era George Raffalovitch, che era impiegato presso Harris con un ruolo poco chiaro. Raffalovitch era il figlio o il nipote di Artur Raffalovitch (Rafalovitch), agente di lunga data del ministro delle Finanze russo in Francia. Un altro parente di George era Nikolai Raffalovitch, una persona successivamente denunciata a Wiseman come immischiato in intrighi filo-tedeschi111. Nikolai era anche strettamente associato con la Russio-Asiatic Bank. Come lo era Abram Zhivotovskii. Secondo altri rapporti pervenuti a Wiseman e al Dipartimento di giustizia USA, George Raffalovitch era non solo coinvolto con circoli rivoluzionari russi ma era anche un “agente pagatore di agenti tedeschi”112. “Nel mese di febbraio [1917]” disse qualcuno “sborsò circa 18.000 dollari” Quindi, Raffalovitch era un altro potenziale veicolo di finanziamenti clandestini.

Raffalovitch ha insistito che la sua vera lealtà era nei riguardi della causa nazionalista ucraina. In questo era allineato con la cosiddetta Lega per la liberazione dell’Ucraina. È interessante notare che questo era uno dei gruppi supportati dalla Germania e finanziato nientemeno che da Alexander Helphand-Parvus113. Un altro curioso insieme di coincidenze.

Un altro fatto significativo riguardo Harris e Raffalovitch è il loro comune legame con l’appariscente occultista Aleister Crowley. Era un vecchio amico dei due e nel 1917 ancora un attivo confidente di Harris. Mentre Crowley in pubblico recitava la parte di un propagandista anti-britannico e apertamente associato con tedeschi e filo-tedeschi, era segretamente un “impiegato del governo britannico” che forniva informazioni agli uomini del numero 44 di Whitehall114. Crowley condivideva molti luoghi e conoscenze col già citato Arthur Cravan. Egli aveva molti contatti nella comunità radical-bohemien, dove c’era Ivan Narodny.

Ma, verosimilmente, la più importante fonte russa di Wiseman per quanto riguardava Trotsky era un ex-informatore di Scotland Yard e dell’Okhrana, Casimir Pilenas. Negli anni prima della guerra, il lituano Pilenas, teneva al corrente entrambe le agenzie degli intrighi rivoluzionari russi a Londra115. Come “agente S.S. britannico del distaccamento di Scotland Yard” fece ora lo stesso per Wiseman, riportando direttamente a Thwaites e all’attaché della marina Guy Gaunt116. Secondo quanto riportato Wiseman espresse assoluta fiducia in Pilenas ed era sicuro che egli “lavorava per nessun’altra persona [se non me]” 117. Pilenas fu la fonte del telegramma di Wiseman del 22 marzo che affermava che il ritorno di Trotsky veniva sostenuto da fondi ebraici “dietro i quali è possibile vi siano tedeschi”118.

***

Nel frattempo a Pietroburgo, un’ondata crescente di scioperi, tumulti e ammutinamenti culminarono nell’abdicazione di Nicola II, il 15 marzo 1917. Trotsky sembrò esserne al corrente almeno una volta. La sera stessa fu intervistato presso il Novyi mir dal New York Times ed espresse la sua convinzione che il nuovo governo provvisorio “avrebbe avuto probabilmente vita breve”119. Il regime, affermò, “non rappresentava gli interessi o gli scopi dei rivoluzionari”. Sarebbe presto passato ad altre persone, aggiunse, “per portare avanti la democratizzazione della Russia”. Comunque, si affrettò ad aggiungere che i rivoluzionari – o, in ogni caso, il suo genere di rivoluzionari – era assolutamente contraria ad una pace separata con la Germania.

Il governo provvisorio promulgò immediatamente un’amnistia generale per i prigionieri politici il 16 marzo 1917 e fece appello a tutti gli espatriati perché tornassero in patria. Eppure, fino al 25 marzo Trotsky non trovò il tempo di presentarsi al Consolato russo per ottenere un nuovo passaporto. Il trattamento riservatogli dai confusi funzionari fu freddo ma corretto. Lore ricorda che Trotsky fece storie rifiutando un passaporto che ancora riportava l’aquila imperiale e alla fine ottenne “un documento su carta semplice che certificava il suo diritto ad entrare in Russia”120. Lo stesso giorno Trostsky chiamò il Consolato britannico al 44 di Whitehall Street. Secondo le regole del blocco britannico verso la Germania, i passeggeri diretti in Scandinavia dovevano passare un controllo o ad Halifax (Nuova Scozia) o alle Isole Orcadi. Pertanto le persone che attraversavano questi porti avevano bisogno di visti specifici. La sezione controllo passaporti del consolato svolse questo compito, ed era sotto la diretta supervisione di Thwaites, il vice di Wiseman. In un articolo scritto subito dopo il suo arrivo a Pietroburgo, Trotsky ammise l’atteggiamento collaborativo dei funzionari del consolato britannico. Essi gli assicurarono che non avrebbero “posto alcun ostacolo sulla via del mio ritorno in Russia”, e gli permisero perfino di telefonare al consolato russo per mostrare che tutte le pratiche necessarie erano state espletate121. Va tenuto presente che questo avveniva tre giorni dopo che Wiseman aveva ricevuto e inoltrato l’avviso di Pilenas.

Una cosa che l’indagine di Becker notò, ma alla quale non dette molta attenzione, fu la persona da cui Trotsky acquistò i biglietti di ritorno. Era Henry C. Zaro, un “agente marittimo” operante al numero 1 della 3rd Avenue. L’ufficio di Zaro era solo a un paio di isolati dagli uffici del Novyi mir, il che potrebbe significare che Trotsky lo scelse per mera convenienza. Peraltro, anche Zaro era un attivista polacco radicale che aveva scritto un pamphlet anti-russo a proposito dei suoi recenti viaggi nella Polonia devastata dalla guerra, viaggi che erano in parallelo con quelli della summenzionata “spia tedesca” Schwarzschild122. Di fatto, Zaro era tornato negli USA alla fine del 1916 sulla stessa nave di Schwarzschild. Inoltre, a New York Zaro faceva parte dello stesso circolo polacco filo-tedesco dell’agente doppio di Wiseman, Antony Jechalski. In questo modo Zaro aveva collegamenti che portano ancora a Schiff e ai servizi britannici. Davvero una rete intricata.

Il 27 marzo Trotsky, famiglia e amici si imbarcarono sulla SS Kristianiafjord dal molo di South Brooklyn. Nonostante la “piogga […] che cadeva a torrenti, circa trecento sostenitori con bandiere rosse e fiori si presentarono per dirgli addio”123. Secondo Lore, “quando Trotsky arrivò fu sollevato in spalla dai suoi ammiratori e, raggiante in viso e con un sorriso felice, indirizzò un ultimo addio ai compagni…”124.

Proprio come nel viaggio a New York, alcuni dei compagni di Trotsky nella traversata di ritorno in Europa meritano attenzione. L’indagine di Becker ha scoperto che in aggiunta al gruppo che seguì Trotsky all’ufficio di Zaro, il Kristianiafjord trasportava all’incirca una dozzina di russi. Due di questi, Leiba Fisheleff (Fishelev) e Nikita Muchin (Mukhin), erano anche riconducibili a Trotsky ed erano tra i cinque che sarebbero stati arrestati con lui ad Halifax. Altri tre, che viaggiavano tutti insieme in prima classe, sono ancora più interessanti. Il primo, Robert Jivotovsky (Zhivotovskii) sembra essere un altro dei cugini di Trotsky. Il secondo era Israel J. Fundaminsky, un uomo che Trotsky accusò di aiutare i britannici a “raccogliere informazioni” su di lui e su altri passeggeri125. L’ultimo, e probabilmente il più interessante del gruppo, era un ex diplomatico zarista/ufficiale dell’esercito, Andrei Kalpaschnikoff (Kolpashnikov). Come ho scritto nel precedente articolo, Kalpaschnikoff dichiarò successivamente che aveva fatto da traduttore nell’interrogatorio fatto dai britannici a Trotsky. Kalpaschnikoff faceva parte della già vista combriccola di New York. Tra i suoi amici intimi c’era Vladimir Rogovine, che era al tempo stesso un sodale di Weinstein e Reilly. Altri collegamenti in comune erano il vice console russo Peter Rutskii e John MacGregor Grant, un amico e socio in affari non solo di Reilly ma anche di Olaf Aschberg126. Si deve sospettare che la presenza di Kalpaschnikoff sul Kristianiafjord, e come portavoce di Trotsky, non fosse casuale. Resta tuttavia da chiarire di chi stesse curando gli interessi.

Il 28 marzo, con il Kristianiafjord in mare, qualcuno al 44 di Whitehall inviò un secondo telegramma cifrato indirizzato all’ammiraglio Hall (il predetto capo dell’NID) e all’MI5. Questo testo diceva: “si apprende con certezza che Trotsky ha 10.000 dollari sottoscritti da socialisti e tedeschi”127. Lo stesso messaggio aggiungeva che “io sto informando Halifax di trattenere [Trotsky e associati] fintantoché non riceveranno vostre istruzioni”. Secondo Willert e altri, il mittente era Wiseman. Con un esame più attento, questo non è certo. Il telegramma è privo della consueta firma di Wiseman, “W.W.”. Inoltre, l’ordine effettivo dell’ammiraglio Hall di arrestare Trotsky, datato 29 marzo, accreditava l’addetto navale Guy Gaunt come fonte128. Come descritto nel mio precedente articolo, Gaunt nutriva un profondo risentimento nei riguardi di Wiseman. Considerando che anche lui era al corrente dell’informazione di Pilenas, Gaunt potrebbe avere telegrafato a Londra di sua iniziativa con l’obbiettivo nascosto di mettere in imbarazzo o screditare Wiseman129. Però sembra più probabile che Gaunt abbia inoltrato l’informazione con la consapevolezza e l’approvazione di Wiseman.

Tutto ciò solleva due questioni critiche. Perché Wiseman avrebbe dovuto riporre tanta fiducia nelle informazioni piuttosto vaghe di Pilenas? E perché indugiò nell’agire di conseguenza? Uno dei principali “agenti provocatori” di Pilenas era un tedesco-americano chiamato John Lang. Quest’ultimo era interno a circoli socialisti tedeschi compreso quello di Lore130. C’è da scommettere che Lang sia stata la fonte originale delle accuse di Pilenas, ma da chi possa averle raccolte rimane una questione aperta, insieme con la loro fondatezza.

Una persona che sentiva puzza di bruciato in Pilenas o, più precisamente “un agente provocatore usato dalla vecchia polizia segreta russa”, era il funzionario dell’MI5 Claude Dansey131. Pilenas per la verità era stato un agente dell’Okhrana, ma la scheda su di lui della polizia russa mostra che avevano interrotto tutte le relazioni prima della guerra, in gran parte perché lo ritenevano troppo vicino ai britannici. Inoltre non c’è niente che indichi qualche collegamento tra Pilenas e il residente dell’Okhrana a New York, George Patrick.

Dansey apprese dell’arresto di Trotsky il 29 marzo quando stava lavorando per la sezione di “intelligence portuale” dell’MI5132. In seguito dichiarò che telegrafò immediatamente a Wiseman richiedendo ulteriori informazioni ma non ne ebbe nessuna. Alla metà di aprile, Densey arrivò a New York via Halifax, dove si adoperò per andare a fondo riguardo a Trotsky. Interrogò funzionari britannici e può aver intervistato lo stesso Trotsky nel campo di internamento di Amherst. Dansey successivamente insistette che egli non era convinto vi fossero motivi sufficienti per trattenere il russo. “A meno che [le autorità britanniche] non fossero proprio certe della fonte delle informazioni contro di lui” scrisse, “sarebbe molto meglio farlo andare [Trotsky] prima che si arrabbi”133. Intendeva dire che Trotsky, trattenuto da diversi giorni, non era ancora arrabbiato?

Quando Dansey sbarcò a New York, nominalmente arrivò come capo di Wiseman. Come tale si presume che avvisò Sir William che Pilenas “sarebbe stato meglio licenziarlo immediatamente”, e Wiseman gli assicurò “che avrebbe fatto così”134. Di fatto non fece nulla del genere e Pilenas rimase a libro paga dei britannici fino al 15 ottobre 1917135. Anche allora Wiseman non lo piantò in asso. Al contrario, diede a Pilenas un’eccellente raccomandazione che fece approdare il lituano a un lavoro con l’intelligence militare americana. Anche allora Pilenas continuò a passare informazioni a Wiseman e il duo avrebbe mantenuto una collaborazione segreta ancora per decenni136.

Nell’articolo precedente, ho avanzato la congettura che l’insolito atteggiamento di Wiseman nei riguardi di Trotsky fosse mosso dal suo desiderio di ingaggiare l’esiliato in un piano segreto per “guidare la tempesta” nella Russia rivoluzionaria e, soprattutto, mantenere la Russia in guerra137. Le più recenti informazioni, ritengo, supportano questa teoria, se non offrono anche alcuni ulteriori colpi di scena. La giustificazione per il suddetto piano di Wiseman era il suo convincimento che “agenti tedeschi sono già stati al lavoro negli Stati Uniti, e stanno rispedendo socialisti ebrei russi a Pietroburgo che consapevolmente o inconsapevolmente stanno lavorando per la causa tedesca”138. La risposta di Wiseman era di inviare agenti scelti dagli USA per esercitare un’influenza di segno contrario in Russia, specie nei circoli rivoluzionari. Tra questi agenti erano compresi “socialisti internazionali” e “noti nichilisti”139. Le due cose assolutamente essenziali erano che essi non avessero collegamenti rintracciabili con gli interessi britannici e francesi (all’epoca altamente sospetti in Russia), e che essi si opponessero in ogni modo a una pace separata. Come notato, Trotsky aveva proclamato la sua opposizione a ciò poco prima di lasciare New York. Questo lo rendeva esattamente il tipo che Wiseman stava cercando.

Al centro del mio articolo precedente c’era l’ipotesi che il successivo arresto di Trotsky fosse essenzialmente un trucco concepito per preservarlo da sospetti di connessioni o simpatie filo-britanniche. Allo stesso tempo, può essere servito per fare maggiormente pressione al fine di ottenerne la collaborazione. La conclusione era che non sarebbe ritornato subito in Russia – o non ci sarebbe tornato affatto – senza la cooperazione britannica. Le loro opzioni, tra parentesi, non erano limitate a trattenerlo ad Amherst o lasciarlo proseguire. Una terza opzione era di rispedirlo a New York e lasciarlo alle tenere cure delle autorità americane. Gli USA erano entrati in guerra il 6 aprile 1917, e le precedenti fiammeggianti parole di Trotsky su scioperi e resistenza alla leva l’avrebbero messo in una posizione precaria e avrebbero potuto anche farlo finire in galera.

Dalla prospettiva di Wiseman, non importava che Trotsky fosse stato in contatto con agenti tedeschi o anche che avesse preso soldi da loro. Se è così, Wiseman ne era al corrente, e se era in grado di documentare tale collaborazione questo gli avrebbe fornito un’influenza ancora maggiore. A questo riguardo, il cambio di atteggiamento di Jacob Schiff può essere rilevante. In un primo tempo, con l’America che stava entrando in guerra, il banchiere dovette abbandonare le sue posizioni filo-tedesche per esigenze pratiche. Al di là di questo, il reale obbiettivo di Schiff in Russia, detronizzare Nicola II, era stato raggiunto. Egli prontamente espresse la sua opposizione a ogni mossa russa verso una pace separata140. Difatti Wiseman subito arruolò Schiff nella sua campagna segreta di propaganda in Russia.

Può darsi che la denuncia di Pilenas sia stata escogitata da Wiseman per fornire un pretesto per l’arresto di Trotsky. Può anche darsi che Wiseman e Dansey realmente lavorassero in tandem, casomai recitando la commedia del “poliziotto buono, poliziotto cattivo” per mettere in riga il russo.

Infine, il cerchio si chiude e noi torniamo all’urgente desiderio di Trotsky di comunicare con Abram Zhivotovskii non appena raggiunta Christiania. Naturalmente, attraverso Reilly, Wiseman, “Robert Jivotovsky” e probabilmente altri, Trotsky aveva da lungo tempo contatti indiretti con suo zio. Zhivotovskii era la decisiva mano amica che aveva guidato il Grande Esiliato nei suoi recenti viaggi? Se è così, questo era mosso da un sentimento di obbligazione familiare o da un’agenda politica condivisa?

La piena verità su questo episodio nella carriera di Trotsky non potrà mai essere conosciuta, e la verità potrebbe essere diversa dalle teorie sopra abbozzate. Nondimeno, quanto detto ha dimostrato che anche prima che raggiungesse l’America e durante la sua permanenza, Trotsky era circondato da spie e informatori di ogni tipo. Alcuni di costoro gli fornirono denaro e altra assistenza e altri possono averlo fatto. Le questioni centrali sono: in che misura Trotsky era consapevole di questi agenti e dei loro intrighi, e fino a che punto collaborò con loro? Come esperto dei movimenti rivoluzionari clandestini non era un ingenuo riguardo a queste cose. Le sue reazioni all’espulsione dalla Francia e le difficoltà in Spagna indicano che era attento a percepire correnti cospiratrici. Trotsky era anche abbastanza pragmatico da accettare qualsiasi denaro, perfino del denaro “sporco”, perché era meglio che niente. Parimenti, non c’erano ragioni pratiche per rifiutare l’aiuto di agenti imperialisti, perfino di quelli concorrenti, quando potevano favorire i suoi interessi. Trotsky può anche essersi convinto che li stesse davvero sfruttando. Infine, se Trotsky fu persuaso ad accettare un aiuto dai britannici, e gli obblighi che comportava, c’è qualche prova che abbia rispettato le intese? Per analizzare tutto ciò ci sarà bisogno di un altro articolo.

PER LEGGERE LE NOTE SI RIMANDA AL TESTO ORIGINALE IN INGLESE ALL’INIZIO DEL TEST0

* Sidney Reilly si definiva il re delle spie britanniche. Era nato ad Odessa in Ucraina il 24 marzo 1874 da una famiglia ebraica ed è morto il 5 novembre 1925 in Unione Sovietica. Questo antesignano degli 007 inglesi era impiegato in un primo tempo dal ramo speciale di Scotland Yard e successivamente dalla sezione estera del British Secret Service Bureau il precursore degli attuali MI5: controspionaggio (Security Service) MI6: spionaggio (Secret Intelligence Service) MI7: propaganda. MI8: intercettazione delle comunicazioni militari. Sidney Reilly fu il principale organizzatore dell’attentato a Lenin, fu colui che armò la mano di Fanni Efimovna Kaplan, esponente del Partito Socialista Rivoluzionario (PSR) nota per aver tentato di assassinare il 30 agosto 1918 Vladimir Il’ič Ul’janov detto Lenin. La Kaplan vedeva Lenin come un “traditore della rivoluzione”. Se fosse morto Lenin chi lo avrebbe sostituito in quel periodo al vertice del Partito bolscevico? Non certo Stalin. Ma bensì Trotsky, diventato bolscevico a maggio del 1917, la Rivoluzione scoppia a ottobre, in 5 mesi diventa un rivoluzionario. Quei fatti, inoltre, ricordano l’attentato a Togliatti del 14 luglio 1948 e chi avrebbe sostituito il segretario del P.C.I.? Molto probabilmente il massone Giorgio Amendola. Inoltre i giudizi di certe formazioni estremiste italiane di “sinistra” degli anni ’60/70 ricordano quelli della Kaplan su Lenin e i bolscevichi. Come potete notare certi metodi criminali da parte della borghesia si ripetono nel tempo e vista la loro efficacia, possono essere ripresi e servire per far avanzare l’infiltrato di turno.

** Aleister Crowley, pseudonimo di Edward Alexander Crowley, è nato il 12 ottobre 1875 a Leamington Spa in Gran Bretagna; muore a Hastings, Gran Bretagna il 1 dicembre 1947.

Crowley è stato un massone esoterista e satanista, Nel 1898 si unì all’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata che lo porterà a trascorrere un periodo in Egitto, dove compose l’opera The Book of the Law, nel 1904 e a elaborare la religione denominata Thelema che grazie ai suoi seguaci uniformerà tutta la massoneria in una organizzazione di matrice satanica che da tempo è al vertice del potere mondiale e controlla l’imperialismo Usa e la NATO, grazie all’egemonia esercitata dai suoi seguaci nelle principali banche d’affari e nelle multinazionali.

Aleister Crowley, sostenitore della magia sessuale ha avuto molteplici relazioni, sia con uomini che donne, ed ha avuto molte figlie e figli con signore dell’alta società tra cui Pauline Pierce, nata Pauline Robinson, la cui terza figlia si chiamava Barbara, che divenne la signora Bush avendo sposato George Walker Bush, che divenne il 43° presidente degli Stati Uniti.

Con Crowley, la marxiana dittatura della borghesia, prende la sua forma moderna.

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