mercoledì, Aprile 24

LA CASSAZIONE DELLA MASSONICA SECONDA REPUBBLICA ASSOLVE LA TRATTATIVA TRA LO STATO E LA MAFIA

di Redazione

Pubblichiamo l’intervista di Antonio Ingroia, l’ex pm che avviò le indagini sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, sulla sentenza della Cassazione.

Una sentenza subito dopo il 25 Aprile giorno della Liberazione dai nazifascisti. Un bel segnale per tutti noi comunisti e democratici. Noi lo diciamo dal 1992 che occorre una seconda lotta di Liberazione contro i massoni infiltrati nello Stato che operano a favore del Piano di rinascita (loro) gelliano che altrimenti sentenze di questo tipo continueranno all’infinito.

Ribadiamo però che la trattativa non è avvenuta tra Stato e mafia, ma tra gli uomini della massoneria della P1/P2 nello Stato con la mafia e oggi ne abbiamo visto un effetto. Bisogna rendersi conto, grazie anche a questa sentenza, che siamo sotto una abilissima dittatura e che la democrazia hanno cominciato a togliercela dall’uccisione di Aldo Moro e con la “morte” del compagno Enrico Berlinguer.

L’ex pm Ingroia sulla sentenza Trattativa: “Lo Stato si autoassolve, era un verdetto già scritto”

L’avvocato, che coordinò le indagini sul presunto patto, commenta la decisione della Cassazione con la quale sono stati definitivamente assolti gli ex vertici del Ros, l’ex senatore Marcello Dell’Utri, e dichiarata la prescrizione per i mafiosi: “Non è un bel segnale per i cittadini”

Se dovessi definire questa sentenza, mi verrebbe da fare una semicitazione letteraria ‘Cronaca di una sentenza annunciata’. Perché era stato annunciato e preannunciato che lo Stato italiano intendesse autoassolversi. C’era già stata una anticipazione nella sentenza di appello del processo trattativa di Palermo, nella quale si era riconosciuto che la trattativa c’era stata e che c’era stata la minaccia nei confronti dello Stato, ma che ne rispondevano solo i mafiosi e non gli uomini dello Stato che se ne erano fatti veicolo. Perché il fatto, secondo i giudici di secondo grado, non costituisce reato. Ora, in Cassazione, c’è stato un ulteriore salto in avanti nella autoassoluzione dello Stato italiano. E cioè ora gli uomini dello Stato vengono assolti per non avere commesso il fatto”. A parlare con l’Adnkronos è l’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che oggi fa l’avvocato, ma che coordinò le indagini sulla così detta Trattativa e sostenne pure l’accusa in primo grado, almeno fino a quando non lasciò la Procura per trasferirsi in Guatemala, dove faceva parte della Commissione per l’impunità.

“Quindi – spiega Ingroia- il fatto c’è. C’è stata anche la minaccia che costituisce la premessa della trattativa, una minaccia che però ora i giudici di Cassazione dicono che non è una minaccia compiuta, ma una minaccia tentata. Così rimane senza conseguenze penali per nessuno. Anche i mafiosi per i quali il reato viene dichiarato prescritto. A me pare una sentenza contraddittoria. La sentenza di appello invece aveva una sua logica, seppure discutibile”.

Per Ingroia “c’è stata una minaccia, c’è stata la trattativa e di questo rispondono i mafiosi, perché gli uomini dello Stato lo avevano fatto ‘a fin di bene’, una impostazione da noi non condivisa ma con una logica. Leggeremo le motivazioni per capire la logica dei giudici della Suprema Corte ma se il fatto c’è, tanto è vero che Mario Mori e Giuseppe De Donno vengono assolti per non avere commesso il fatto, questo fatto attraverso quali canali è andato?”.

Ragiona ancora Ingroia: “Quali sono i canali attraverso cui il fatto è stato commesso? Questo non è ben chiaro. E’ possibile che si voglia mettere in discussione il ‘papello’ e quindi le dichiarazioni dei collaboratori sul ‘papello’ (che non è mai stato trovato, ndr). Non è ben chiaro. Certo è che l’esito di questa vicenda processuale, non è incoraggiante per i cittadini. Questa sentenza ha acclarato che si è tentato di sottoporre a minaccia lo Stato, che c’è stata una trattativa ma alla fine nessuno ne risponde, né gli uomini dello Stato e neppure la mafia. Insomma, non è un bel segnale che lo Stato lancia ai cittadini”.

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