di Andrea Montella
Carissime compagne e carissimi compagni credo che molti di noi non abbiano capito che ai livelli dirigenziali di un partito come fu il PCI, lo scontro che è avvenuto al suo interno, che ha portato alla scissione, non sia stato solo tra compagni con posizioni legittimamente diverse ma, almeno dalla seconda metà degli anni ’70 e soprattutto dopo la morte di Berlinguer, fu uno scontro tra uomini appartenenti a interessi antagonisti rispetto a quelli del proletariato di questo paese, che il PCI seppe rappresentare sino a quando fu diretto da comunisti. Interessi che arrivavano sino a costituire l’unità politico-statuale italiana. E questo fu possibile sino a quando a dirigere il Partito ci fu un segretario selezionato dal centralismo democratico. L’ultimo comunista fu Alessandro Natta, che venne dimesso illegalmente e a sua insaputa, dalla carica di segretario del partito, tramite un golpe mentre era ricoverato in ospedale per un malore dopo un pranzo a Gubbio. Era giunto nella città umbra perché doveva partecipare ad un’iniziativa del Partito.
Lo scontro avvenne tra i proletari più coscienti supportati da alcuni dirigenti (pochi a onor del vero) e gli uomini legati ai vertici della massoneria e ai suoi servizi segreti operanti in Italia che si erano infiltrati nel Partito e che lavoravano per svariati paesi interni alla NATO: in particolare gli Usa, la Gran Bretagna, Israele, la Francia, la Germania.
L’ascesa nel PCI di alcuni personaggi, come Veltroni, fa capire che il processo di trasformazione e mutazione genetica da Partito comunista a Pds socialisteggiante, a Ds liberal-socialista, a Pd liberale, è stato un processo lungo ma incessante di mutamenti dei rapporti di forza tra le varie frazioni di classe interne a quella formazione comunista, fino alla completa estromissione di ogni rappresentante del proletariato.
Arrivarono a dirigere il PCI uomini come Giorgio Napolitano che, scondo il massone Gioele Magaldi nel suo libro: Massoni società a responsabilità illimitata – La scoperta delle Ur-Lodges (Chiarelettere, 2014) è membro della Three Eyes, una delle più potenti logge mondiali, i cui militanti sono stati e sono personaggi come: David Rockefeller, Henry Kissinger, Mario Draghi, Zbigniew Brzezinski, Henry Ford II, Antoine Bernheim, Milton Friedman, Gerrges Pompidou, Valry Giscard d’Estaing.
La prova che i dirigenti venuti dopo l’eliminazione di Enrico Berlinguer e il defenestramento di Alessandro Natta, non erano più espressione del proletariato bensì degli interessi dei vertici del massocapitalismo egemone a livello internazionale, la si è avuta quando nessuno ha arrestato e posto fine, tesi congressuali e Statuto del Partito alla mano, al golpe di Achille Occhetto reso manifesto con l’iniziativa alla Bolognina.
Chi ha seguito quel percorso che portava alla spaccatura dell’organizzazione avanguardia del proletariato italiano in due formazioni, Pds e Prc, era da espulsione immediata, come lo erano tutti coloro che ne condividevano le posizioni. Occorreva invece mobilitare i milioni di iscritti e simpatizzanti contro il progetto scissionista che la Bolognina rappresentava e che era in linea con il piano della loggia P2 di sparizione del Partito Comunista Italiano dalla scena politica italiana e internazionale.
Tutti quei dirigenti hanno, per prima cosa, fatto saltare la legalità interna al Partito, non rispettando il centralismo democratico, le tesi congressuali e lo Statuto del Partito, che avevano come prassi la discussione democratica orizzontale e come obiettivi di fondo il socialismo-comunismo.
Si introducono invece metodi mutuati dalla politica Usa di stampo leaderistico e supportati dalla stampa capitalistica. Dal dibattito nelle sezioni si passa alle esternazioni continue e martellanti per sviare l’attenzione dei compagni. Ci fu una azione combinata tra esperti della comunicazione come Veltroni e i media, una vera guerra psicologica fatta sul corpo militante del Partito. La maggior parte di noi comunisti ne uscì frastornata, con idee confuse sul che fare.
Ma quei dirigenti che con Veltroni hanno preparato accuratamente la scissione sapevano esattamente quando portare il colpo finale al Partito.
Possibile che nessuno abbia capito cosa volevano fare? E quali erano le regole interne? E quali i rimedi? Io non credo. Credo invece in un’estesa e opportunistica collusione. Molti hanno capito che da quel momento potevano avere le mani libere per fare solo i propri interessi, legandosi a una delle frazioni del massocapitalismo internazionale o nostrano. La politica come azione sociale svolta nell’interesse generale viene piegata agli interessi dell’imperialismo Usa e di quelli di bassa lega dei privati del proprio paese. Creando in questo modo le condizioni sociali e politiche di una possibile frantumazione del Paese.
Walter Veltroni è stato uno dei registi dell’operazione: uno che è arrivato a dire di essere entrato nel PCI ma di “non essere mai stato ideologicamente comunista”. E’ storicamente dimostrato che chi entra in quel modo in un Partito comunista è una spia e non è lì certamente per fare gli interessi del proletariato. E che le spie siano pericolose sotto ogni aspetto lo capisce anche un bambino.
Questo lungo lavorio da non comunista interno al PCI porta Veltroni, abilissimo nell’essere fedelissimo alla linea dei segretari, alle massime cariche e da lì, dopo la strana morte di Berlinguer a sferrare l’attacco per la sua distruzione e a costruire quella mostruosa creatura politica, il Pd, di cui sarà “eletto” segretario, dopo l’iniziativa per la candidatura svoltasi al Lingotto di Torino – tempio della famiglia Agnelli – avvenuta a giugno 2007 con tanto di simbologia massonica alle spalle, immediatamente veicolata dai media, ma poi misteriosamente sparita:

Foto tratta da La Stampa 28 giugno 2007 dove un enorme occhio vigila su Veltroni

Lo stesso occhio appare sul dollaro Usa a simbolo del potere massonico nel sistema capitalistico
Walter Veltroni, uno dei massimi artefici della spaccatura del PCI, in perfetta sintonia con l’atlantica P2, quando diventa segretario del Pd, la versione italiota del Partito democratico americano, che fa? Immediatamente apre le porte del governo Prodi a Berlusconi (P2 tessera 1816) – con cui ha un rapporto di lunga data – per la necessità che i due hanno di smantellare definitivamente la Prima Repubblica nata dalla Resistenza e dare avvio a ingenti controriforme, ritenute necessarie per la “modernizzazione” dello Stato.
L’11 novembre 2007 Veltroni lanciò una nuova proposta di legge elettorale elaborata con il costituzionalista Salvatore Vassallo, nell’ambito di una riforma che coinvolgesse anche i regolamenti parlamentari e la Costituzione, dando l’appoggio del Pd alla proposta di revisione costituzionale al vaglio della Camera dei deputati.

Walter Veltroni e Silvio Berlusconi (P2) spalla a spalla, alla Festa de l’Unità di Milano nel 1986 in un atteggiamento inequivocabile
A chiarire in modo definitivo chi sia realmente Walter Veltroni, ma di riflesso anche coloro che lo hanno seguito e sponsorizzato, esce il 15 marzo del 2000 un interessante libricino scritto da Fabio Giovannini:

Libricino assai utile ed esauriente che potete leggere sul sito della casa editrice:
http://www.stampalternativa.it/liberacultura/books/walvelt.rtf.
Ma per capire uno come Walter Veltroni forse sarebbe stato utile saperne di più anche sulla sua educazione famigliare, sul ruolo sociale dei genitori e sulle loro frequentazioni, a partire da un piccolo ma eloquente episodio avvenuto nel porticciolo di Porto Ercole, meta delle costosissime barche e yacht dei vertici del massocapitalismo, acquistate con il sudore e lo sfruttamento dei lavoratori:
“Ma i posti sono pochi. E nulla ha potuto fare, l’efficiente Francesco, per il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni che, sabato scorso, ha telefonato per chiedere di attraccare, la sera stessa, con un veliero di 12 metri: …Voleva il posto in testata del pontile, quello più comodo perché ormeggi di poppa e scendi a terra con la scaletta. Ma era già occupato.,racconta Francesco. E Veltroni finì in rada”. L’Espresso del 2-luglio 1998.
Questa situazione si è venuta a creare quando era vicepresidente del Consiglio. Il tapino pensava di essere giunto ai vertice del potere. Invece la realtà era molto diversa dai suoi sogni: la mutazione genetica da PCI a Pds aveva trasformato quei politici in semplici camerieri del capitalismo e i loro padroni non cedono mai nessun tipo di posto da loro occupato, anche se chi chiede spazio è un referenziato maggiordomo. Il messaggio lo ha capito benissimo il nostro amerikano de Roma: buono buono se ne andato in rada.
Fulminante il giudizio su questi carrieristi alla Veltroni di Alessandro Natta, che coerentemente al suo essere comunista non si è mai iscritto né al Pds e nemmeno ai Ds, riportato dalla moglie Adele Morelli, a un mese dalla scomparsa del marito, in un’intervista raccolta da Antonello Caporali e pubblicata sul settimanale il Venerdì di Repubblica del 15 giugno del 2001:
«“Sono ignoranti, non leggono nulla”. Lui comunista e giacobino, non riusciva a farsi una ragione per i nuovi stili di vita. Sentiva parlare di barche a vela, di magioni lussuose. Piegato dalla pena, diceva a sua moglie: “Ma come vivono questi? Sono ambiziosi, troppo”».
Veniamo ora al mitico padre:
Vittorio Veltroni nasce a Tripoli il 26 novembre 1918 e muore a soli 38 anni il 26 luglio del 1956, a un anno e 23 giorni dalla nascita del figlio Walter. Dell’attività del padre, che operava nei media, Walter Veltroni subirà sicuramente una forte influenza e fascinazione, tanto da abbandonare il liceo Tasso e prendere il diploma presso l’istituto professionale per la cinematografia e la televisione.
E’ molto interessante una parte della biografia di Veltroni padre, poco raccontata, dove si viene a conoscenza che nel 1938 in pieno regime fascista lavorava, giovanissimo, presso l’Eiar, la radio di Stato; un posto di lavoro molto delicato in quanto all’interno del veicolo principale della propaganda fascista. Ovviamente il personale, di uno strumento così importante, era stato minuziosamente selezionato dal regime.
Quando il capo del nazismo, Adolf Hitler, programma il suo viaggio nel nostro paese dal 3 al 9 maggio del 1938, tra il ristrettissimo gruppo di dodici radiocronisti che deve fare la diretta dell’avvenimento, c’è Vittorio Veltroni.
Siamo agli albori della guerra e Vittorio Veltroni ha un altro ben selezionato avanzamento di carriera, partecipa a una importante sperimentazione: la radiovisione. Siamo alla nascita della televisione. Veltroni ha così la possibilità di utilizzare sia programmi radiofonici che televisivi, cosa che gli sarà molto utile nel dopoguerra anche alla Rai quando diventerà, il 7 luglio 1953, direttore del Telegiornale.
Vittorio Veltroni aveva delle indubbie capacità tecniche, ma queste non bastavano allora come oggi per fare una così rapida carriera, siamo sempre all’interno di un sistema capitalistico dove più della bravura individuale occorre avere buone conoscenze: e il padre di Walter Veltroni è il pupillo di Fulvio Palmieri, il direttore dell’Eiar, un personaggio chiave della propaganda fascista, talmente legato a Benito Mussolini, da dare ripetizioni ai suoi figli Vittorio e Bruno.
Nelle carte di Giuseppe Spataro, il democristiano addetto alle Comunicazioni negli anni Cinquanta, Vittorio Veltroni viene definito un “simpatizzante democristiano”. Le informazioni raccolte su di lui nel periodo trascorso alla fascistissima Eiar, sono state il curriculum che gli apre le porte allo schieramento politico più consono.
Possiamo dire che Vittorio Veltroni ha fatto carriera sempre sotto l’ala protettrice dei partiti al governo in quel momento storico.
La più a sinistra, non in senso comunista, della famiglia Veltroni era sicuramente la signora Ivanka Kotnik, figlia dello sloveno Ciril Kotnik, l’ex ambasciatore del Regno di Jugoslavia presso la Santa Sede che aiutò numerosi antifascisti ed ebrei romani a sfuggire alla persecuzione nazista dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943.
Una delle capacità di Vittorio Veltroni è stata quella di scovare uomini adatti alla televisione democristiana in ogni settore: da quello sportivo a quello del varietà, al cinema, alla satira, ai telegiornali, quindi alla politica, sino ai quiz. È lui che scova e porta in Rai, quel giovane italoamericano, Mike Buongiorno, che sarà tanto utile a Silvio Berlusconi nella fase di attacco da parte dei massocapitalisti della loggia P2 alla Tv pubblica riformata. Quella Tv dove i comunisti, dopo la grande avanzata elettorale del 1975, erano riusciti a democratizzare il sistema radio-televisivo, spostandone il controllo dal governo al Parlamento e per la prima volta erano riusciti a portarvi le istanze dei lavoratori e delle classi subalterne.
A conclusione dell’articolo e dopo la lettura del libricino di Fabio Giovannini occorre farsi una domanda: ma uno che arriva da una famiglia con questi trascorsi e che ha fatto il voltagabbana in modo così sfacciato non ha dato adito a dubbi sulla sua tenuta politica e sulle sue reali intenzioni quando era nel PCI?
Forse si era affievolita quella giusta prassi che faceva della vigilanza una regola assoluta. E i tentativi dei massocapitalisti di assassinare Enrico Berlinguer erano una costante: il primo tentativo conosciuto avvenne a Sofia in Bulgaria nel 1973 e successivamente ci fu quello da parte delle sedicenti Brigate rosse, sino alle strane vicende accadute attorno alla morte di Enrico Berlinguer sono lì a dimostrarlo:

Care compagne e compagni come avrete capito leggendo questa biografia critica del signor Walter Veltroni la questione della vigilanza politica e culturale in un partito, in lotta contro il sistema massocapitalistico, è una prassi necessaria se vogliamo evitare che entrino soggetti che hanno il compito di distruggerlo.