domenica, Maggio 28

IL CASO COSPITO E IL 41-BIS

di Nora Montella

Per chi non lo sapesse,

Alfredo Cospito è un militante anarchico condannato all’ergastolo e al regime del 41-bis per aver gambizzato, nel 2006, Roberto Adinolfi e per aver costruito due ordigni esplosivi che ha recapitato, per fortuna senza fare vittime, presso la Scuola Allievi Carabinieri a Fossano (Cuneo).

Dopo la breve ma intensa presentazione (che gli fa tutto, tranne che onore), vorrei aprire una riflessione sull’argomento.

Mi sembra evidente che chiunque compia tali gesti, usando peraltro la scusante della politica, debba pagarne le conseguenze, prendendosi le proprie responsabilità davanti alla legge. Lo Stato ha, tra i suoi vari compiti, quello di mantenere l’ordine pubblico, anche proteggendo i civili da chi pensa di far politica da bombarolo. Quindi perchè dovrei sorprendermi se Cospito è condannato al regime del 41-bis? Mi sembra evidente che la lotta di classe non si faccia mettendo due ordigni in una Scuola di Carabinieri.

Mi sembra anche evidente che chiunque compia tali gesti, come gambizzare una persona, sia pericolosa per la collettività e dunque vada limitato il suo contatto con altre persone, così da impedirgli di progettare altre idee folli del genere. Quindi perchè dovrei sorprendermi se Cospito è condannato al regime del 41-bis? Mi sembra evidente che lasciarlo a piede libero non sia un’idea a favore della collettività e tanto meno del bene pubblico.

Inoltre, Alfredo Cospito, quando si dichiarò colpevole per la gambizzazione di Adinolfi dichiarò di essere un anarchico anti-organizzazione; se fosse vero, dovrei sentirmi più sicura sapendo che Cospito ha scelto di sua spontanea volontà e per giunta da solo di compiere quei gesti?

Non capisco perchè dovrei provare compassione se Alfredo Cospito ha solo un’ora libera al giorno o non può leggere riviste all’interno del carcere?! Capisco, invece, che personaggi come Alfredo Cospito servono al sistema marcio in cui viviamo per far leva su questioni molto più grandi, come togliere o ridurre le restrizione previste nel regime detentivo del 41-bis, così che mafiosi di stampo differente e considerati più importanti, possano, più di ora, mantenere il loro potere anche fuori dalle strutture carcerarie.

1 Comment

  • Maurizio

    Per chi non lo sapesse, il regime di 41 bis va distinto nella vicenda giudiziaria di Alfredo Cospito. Il militante anarchico viene condannato a dieci anni e otto mesi di carcere per aver gambizzato nel 2012 Roberto Adinolfi, l’amministratore delegato dell’Ansaldo nucleare. In carcere viene accusato di aver piazzato due ordigni esplosivi nel 2006 in due cassonetti vicini alla scuola dei carabinieri di Fossano di Cuneo che esplosero alle 3 di notte senza fare nessun ferito. Per questo reato Cospito viene condannato per “strage comune” a vent’anni di carcere. Nel 2022 la Corte di Cassazione ha stabilito che Cospito doveva essere condannato per “strage politica” (molto più grave e mai usata neanche per la strage di Bologna). Cospito allora viene trasferito al regime di 41 bis perché tagliasse ogni legame con i compagni anarchici all’esterno. Il trasferimento al 41bis quindi è una misura per isolare Cospito dal suo ambito politico dopo dieci anni di carcere e costringerlo in una situazione senza uscita. L’articolo 285 del codice penale recita “chiunque attenti alla sicurezza dello stato (due bombette in un cassonetto), devastazione e saccheggio è punito con l’ergastolo” , Cospito oltretutto è recidivo (attentato al manager). L’articolo 69 ccp dice che in questi casi non possono essere applicati sconti di pena. La Corte d’assise di Torino che doveva condannarlo all’ergastolo ha sollevato dubbi di costituzionalità dell’art.69. La sentenza della Corte Costituzionale dà ragione a Cospito.
    Cospito non ha mai detto di non essere responsabile di quello che ha fatto, ma la legge ha cambiato il modo di giudicare il suo gesto. Il motivo è politico. È il motivo politico che muove Cospito, ma lo è anche il cambiamento di atteggiamento della magistratura nei suoi confronti. Ed è questo il motivo scatenante dello sciopero della fame, della protesta estrema. Se la legge giudica (non noi) che Cospito dovesse rimanere in carcere per trent’anni e avesse diritto a tutti gli sconti di pena previsti dalla legge (non noi), perché dopo dieci anni decide di cambiare atteggiamento e far emergere un reato come la strage politica mai comminato nemmeno alla Mambro, Gelli e Fioravanti, che sono fuori dal carcere? Perché la lotta di classe si fa anche con lo sciopero della fame quando si mette in discussione l’arbitrio del sistema capitalistico quando si fa Stato mettendone in luce tutte le sue contraddizioni. La lotta di Cospito è lotta di classe. Gambizzare sono daccordo con te non lo è, ma la lotta di un detenuto contro lo stato che ti vuole soccombere con un ergastolo inutile e il 41 bis, che è e rimane una forma di tortura come dicono tutti gli organi internazionali.
    Sapere che la Mambro, autrice di omicidi e di strage a Bologna, che viene invitata ad incontri pubblici e scrive libri non mi fa sentire più sicuro, certo. Cospito era già in carcere e viene messo nel buco del 41 bis, perché? Non si tratta di compassione, ma di diritti, perché se lo Stato, influenzato da quello che succede fuori dal carcere come il cambio politico avvenuto nel 2022 (Governo Draghi?), modifica la legislazione (ergastolo ostativo) sperimentandolo sull’anarchico di turno, per dare un colpo anche (a Torino ha un senso) contro il movimento No Tav.
    Si trova la scusa di Cospito che parla con i mafiosi quando è stato il DAP a mettere Cospito accanto ai mafiosi e ha intercettato, pubblicando le “parole” che ha detto attraverso il buon Donzelli, senza la possibilità di verifica. Il dubbio è che lo Stato utilizzi di nuovo, come nel 1969, gli anarchici per una operazione di smontaggio del 41 bis dando la colpa alla sinistra. Quando invece è stato ben altra la regia di tutto questo. Dovremo indagare e non sparare giudizi inutili sul povero Cospito che vedo come vittima.

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