
di Redazione
A Milano tre operai sono precipitati da un piattaforma mobile. Due sono morti, il terzo è in condizioni critiche – A Teramo operaio muore cadendo da un’impalcatura. Dall’inizio dell’anno in Italia sono già morti 152 lavoratori, una media di 10 morti alla settimana
A Teramo un giovane lavoratore è precipitato al suolo da un’altezza di circa 10 metri. Inutili i soccorsi dei sanitari del 118 intervenuti sul posto: per lui non c’è stato niente da fare, è morto sul colpo. Mentre un altro operaio caduto dall’impalcatura è riuscito a salvarsi cadendo sopra una pedana di metallo.
L’incidente che ha ucciso 2 lavoratori e ferito gravemente un terzo è avvenuto alle 10 di mattina dentro il centro Le Rovedine a Roverasco di Opera, un golf club alla periferia di Milano. Stavano potando gli alberi a 20 metri di altezza quando ha ceduto il braccio meccanico della cestello su cui stavano operando che cadendo su di loro li ha schiacciati. Il terzo lavoratore, di 25 anni, ha diversi traumi ed è stato trasportato in codice rosso all’ospedale Niguarda di Milano.
Il valore della vita nel sistema capitalista è strettamente legato alla classe di appartenenza. Le morti sul lavoro in Italia sono così tante a causa del valore estremamente basso della paga, quindi se la paga è bassa anche la vita del lavoratore vale poco. Infatti le ciniche assicurazioni del sistema capitalistico rimborsano con cifre ridicole i lavoratori morti sul lavoro. Se invece dovesse morire nella sua fabbrica di automobili il signor Ford quanto dovrebbe pagare la sua assicurazione sulla vita? Un’enormità, quindi le assicurazioni si darebbero da fare per aumentare la sicurezza sul lavoro.
Va da sé che l’eguaglianza contenuta nell’articolo 3 della Costituzione è ancora tutta da conquistare e la si conquista solo se si supera la condizione di lavoratore salariato o stipendiato, diventando proprietari dei mezzzi di produzione.