di Redazione





Migliaia di persone hanno sfilato ieri per le vie di Piombino per manifestare contro la scelta di installare un rigassificatore nel porto della cittadina toscana, a soli 500 metri dalle case.
Sono molti i motivi del no a questa scelta calata dall’alto, su un territorio già provato da decenni di attività industriale impattante come le acciaierie, tanto da essere stato classificato come SIN, Sito di Interesse Nazionale destinato alla bonifica. Anche qui come nel caso della discarica della Grillaia di Chianni, su un sito già inquinato, invece di procedere con la bonifica si vuole aggiungere altro inquinamento.
Il problema della sicurezza è il più evidente perché se ci fosse una fuoriuscita di gas ci sarebbe una strage all’ennesima potenza rispetto all’esplosione del 29 giugno del 2009 alla stazione di Viareggio, come i famigliari delle vittime con la loro partecipazione al corteo hanno sottolineato. Ma anche se la nave gasiera fosse posta più al largo questo non sarebbe sufficiente perché la richiesta che arriva da Piombino e dalle altre realtà presenti ieri è una netta volontà di cambiamento verso una riconversione industriale non inquinante e di pace, che tuteli la salute e l’ambiente, in poche parole contro il modello economico capitalista.

Quelli che il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani del Pd, chiama dispregiativamente i “professionisti del no”, sono invece i “professionisti del sì”, del sì alla qualità della vita, del sì alla socialità, del sì alla difesa del territorio contro la sua militarizzazione, del sì al ripristino dei diritti dei lavoratori. E sono sempre più numerosi.
