di Redazione

Carissime/i compagne/i
tra i vari compiti che ci siamo presi c’è quello di spiegare uno dei fenomeni politici più indecenti della storia: l’anticomunismo viscerale. Prassi politica praticata da tutti i massocapitalisti, nessuno escluso, sin dalla nascita della prima Repubblica. Una santa alleanza contro i comunisti nata durante la lotta di Liberazione, messa in essere da statunitensi, inglesi e industriali italiani doppiogiochisti.
Oggi in epoca di revisionismo storico e di rivalutazione in campo borghese di quelle dittature nazifasciste è bene sapere come i massocapitalisti nostrani e internazionali si sono comportati durante la Resistenza e subito dopo la Liberazione. Un’alleanza che ha dato l’avvio alla strategia della tensione che ha prodotto stragi e omicidi selettivi facendo migliaia di morti tra i proletari e i loro alleati politici e nello Stato.
Nel nostro proposito ci viene in aiuto la storica testata fondata da Antonio Gramsci, l’Unità.
l’Unità – 3 febbraio 1976
Dai documenti riservati dei servizi segreti
FIAT Pirelli Costa finanziavano bande armate anti-PCI
Centinaia di milioni nel 1945 per scatenare una guerra civile – Fu proposto di regalare l’IRI ai monopoli USA – Le organizzazioni italo-americane, vivaio di personaggi per le operazioni OSS e CIA – La “tournée” proposta da Frank Sinatra nel ’48
di Ugo Baduel
La «battaglia anticomunista» dei servizi segreti USA e britannici in Italia comincia – lo si è già visto negli articoli che abbiamo pubblicato nei giorni scorsi – quando ancora infuria la guerra contro i nazi-fascisti in Italia e in Europa.
Le varie organizzazioni di italo-americani esistenti in America saranno le matrici «naturali», i vivai nei quali l’OSS (organizzazione da cui figliò la CIA) pescherà i suoi più efficienti agenti, a cominciare dai giorni dello sbarco in Sicilia. Il libro «Americani in Italia» – dalle cui bozze di stampa continuiamo a trarre le informazioni che riferiamo, che è opera di Roberto Faenza e Marco Fini, e sarà prossimamente pubblicato da Feltrinelli – riporta in proposito una documentazione inedita della Foreign Nationalities Branch dell’OSS che aveva classificato le organizzazioni italo-americane negli USA in tre categorie: destra, di centro e di sinistra.

Lasciando da parte quest’ultima (si tratta dei comunisti italo-americani, e alla OSS non interessano che come «nemici»), i nomi delle prime due categorie ritorneranno tutti nell’Italia del primo (e anche del secondo) dopoguerra. E’ a destra, per l’OSS, l’«American Commitee for Italian democracy» di cui è presidente il giudice Ferdinando Pecora. Aderiscono a essa i «Sons of Italy», associazione antica, del 1904, diventata fascista durante il ventennio e un cui esponente è John Volpe, attuale ambasciatore USA a Roma. Aderiscono a quella Associazione Generoso Pope (direttore del «Progresso italo-americano», John Montana (ex socialista italiano); Anthony Savarese (ex socialista italiano); Amedeo P. Giannini presidente della banca d’America e d’Italia; il famoso colonnello Charles Poletti (futuro governatore di Palermo, Napoli, Roma, Milano). Come giustamente si dice nel libro citato, si tratta del «fior fiore della colonia fascista che per le elezioni del 1948 si impegnerà in una furibonda campagna in Italia contro il Fonte popolare».
Al centro è collocata invece la «Società Mazzini» cui di preferenza si indirizzerà in futuro (per parecchi lustri) l’attenzione del Dipartimento di Stato per reclutarvi suoi collaboratori. Ci sono qui i nomi di Carlo Sforza, Max Ascoli, Gaetano Salvemini, Alberto Tarchiani, Alberto Cianca, Aldo Garosci, Randolfo Pacciardi e Serafino Romualdi, autore quest’ultimo di una preziosa «storia» di quella società e – più tardi -inviato in Sud America per reclutarvi sindacalisti diplomatici e giornalisti, «di sicura fede anticomunista» da mandare in giro nei paesi «caldi» per conto della CIA. Romualdi era un ex socialista di Perugia, emigrato nel ’22.
Di quel gruppo va detto che Gaetano Salvemini si distaccò quando il Dipartimento di Stato volle inserirvi uomini dell’altro campo, come Generoso Pope e il sindacalista Antonini: Salvemini ruppe allora con Tarchiani, Max Ascoli e Sforza che infatti vennero poi coinvolti in tutte le operazioni USA in Italia. Operazioni cui successivamente diedero la massima collaborazione i fratelli Lupis.
Quelli dunque i punti di partenza di una penetrazione che ben presto rivelò tutti i suoi aspetti più oscuri di interferenza e di corruzione.
Industriali in armi
Vediamo – fra i tanti che il libro ne offre – un capitolo specifico di quella penetrazione (dopo i Comitati civici e il sindacato, di cui ci siamo occupati): il rapporto con gli industriali italiani. Si tratta di un nodo molto significativo per capire la qualità della trama che si intrecciò poi nel nostro Paese.

A metà giugno del 1945 (nelle bozze del libro citato la data è «1944» ma palesemente è un errore) gli industriali italiani sono «spaventati» dai comunisti e soprattutto dall’idea che le truppe anglo-americane lascino a breve scadenza il nostro Paese. E talee spavento lo traducono in una iniziativa ben precisa che è riferita da Lovering Hill del PWB britannico al suo ambasciatore a Roma. Scrive fra l’altro Hill: «Alcuni dei più importanti industriali dell’Italia del Nord stanno cominciando a organizzarsi autonomamente allo scopo di combattere il comunismo. Un primo incontro dei rappresentanti industriali di Milano, Torino e Genova ha avuto luogo il 16 e il 17 giugno a Torino». Erano presenti, Roccatagliata, proprietario della Nebiolo; Valletta, per la Fiat; Piero Pirelli; Falck; Rocco Piaggio; Angelo Costa. Dice Hill nel rapporto (n. 86500/ 6-2845): «Durante l’incontro è stato deciso che il comunismo sarà combattuto: a) con una intensa campagna di stampa e di propaganda, che includa la corruzione di leaders comunisti e scrittori comunisti; b)con le armi. E’ stato deciso di stanziare una somma di 120 milioni di lire annue per la campagna stampa e di propaganda… 60 milioni a Milano e 30 a Torino e a Genova. Il denaro sarà depositato nella Città del Vaticano… Sono allo studio mezzi per armare i gruppi anticomunisti. Saranno comprate armi e, secondo il dottor Roccatagliata, toccherà a Tito Zaniboni, un eccellente organizzatore molto stimato dai partigiani anticomunisti l’incarico della distribuzione di armi e della organizzazione di gruppi armati della reazione. Per loro stessa ammissione le spese previste sono enormi, ma gli industriali sono disposti a finanziare l’avventura».
Seguono i nomi di nove industriali di Genova che hanno sottoscritto per le bande armate anticomuniste: Rocco Piaggio, Angelo Costa, Anselmo Foroni Lo Faro, Gerolamo Gaslini, Armando Piaggio, Enrico Piaggio, Lorenzo Bruzzo, Fortunato Merello, Cevasco in rappresentanza dell’Eridania. Quest’ultimo verserà 500 milioni di quota, Rocco Piaggio 15 milioni.
Perché è significativa in modo particolare questanotizia? Perché questi industriali uscivano appena allora da un altro doppio-gioco: quando sostenevano ufficialmente la Repubblica di Salò e nel contempo finanziavano sottobanco le organizzazioni della Resistenza. Scampati al furore popolare dopo la Liberazione del 25 aprile 1945, spesso salvati proprio dalle forze politiche del CNL (preoccupate di evitare vendette «emotive» e di non decapitare irresponsabilmente l’industria italiana) eccoli pronti due mesi dopo ad avviare un meccanismo di una barbara e feroce guerra civile. Un tipo di «logica» che si commenta da sé.
Ma le vie USA penetrano nel settore industriale italiano anche per percorsi meno sanguinari. Un dispaccio riferisce sugli interessi – ben saldi – che legano dal tempo di guerra le maggiori industrie italiane ai maggiori monopoli americani: spesso si tratta di gemellaggi, incroci e «trust» che ora gli USA intendono utilizzare per un progetto di accaparramento delle industrie italiane che prefigura – ma molto più brutalmente – le future multinazionali.
IRI all’asta
I progetti sono anche più ambiziosi. Preoccupati delle manovre inglesi per prendersi le industrie private italiane del Nord (dove l’Intelligence Service e PWB hanno potuto lavorare più che al centrosud e soprattutto a Roma) gli americani mandano all’Ambasciata di Roma come operatore economico-finanziario, un altro agente dei tanti che formano lo staff dell’Ambasciata USA: Henry Tasca, ennesimo italo-americano.

Alexander Kirk telegrafa al segretario di Stato, nell’aprile del ’45: «Il ministro della Ricostruzione Meuccio Ruini ha informato in via confidenziale Tasca di stare preparando un piano per smantellare l’Istituto per la ricostruzione idustriale (IRI) che costituiva lo strumento essenziale del totalitarismo economico fascista». Il dispaccio precisa che Ruini intende restituire le industrie ai privati, e immettervi un sostanziale flusso di capitale americano.
Il Dipartimento di Stato vuole saperne di più e gli arriva un telegramma segreto dell’incaricato d’affari Mck Kay (allegato al documento 86550/ 9-2145) che scrive: «Tasca è stato avvicinato in via estremamente riservata da un gruppo di italiani – fra cui: un alto funzionario dell’IRI – che gli hanno detto di stare preparando, settore per settore, un piano per introdurre nella rete di industrie dell’IRI capitale degli Stati Uniti».
Anche qui è rivelatore il punto di partenza formalmente «antifascista» di Ruini, che fa approdare a un asservimento supino al capitale privato USA, un asservimento che – se si fosse realizzato nei modi previsti e auspicati da certi italiani – avrebbe veramente fatto dell’Italia una repubblica delle banane. Ingenuità dei protagonisti italiani, nessuno escluso, o complicità?
Si aggiunga a questo panorama appena abbozzato – intellettuali e politici antifascisti strumentalizzati, collusione scopertamente antinazionale fra industrili e servizi segreti – la pennellata di «colore» di un Frank Sinatra che, su suggerimento di John Volpe, invia nel marzo 1948 al Segretario di Stato Marshall un telegramma in cui si offre per una «tournée» in Italia che serva a aiutare la «democrazia» italiana alla vigilia dello scontro con i «comunisti»: farebbero parte del gruppo oltre al cantante Joe Di Maggio, Jimmi Durante, Arturo Toscanini, Ferruccio Tagliavini, John Pastore, Frank Gervasi, Generoso Pope, Paul Gallico, Bernard Giannini, Frank Capra, Charles Poletti i quali, si dice nel telegramma, «insieme al sottoscritto attirerebbero grandi folle». La TWA – per questo Circo Barnum dell’anticomunismo militante – offre un Constellation (documento 86500/ 6-2845).
Emblematica questa triade: intellettuali, sindacalisti o politici strumentalizzati; monopoli e industriali di USA e Italia; «show-men» e agenti CIA da «varietà». L’offensiva americana contro le sinistre, contro i partiti popolari, in Italia, era inconfondibile fin dall’inizio.