lunedì, Settembre 25

RIFLESSIONE SULLE ELEZIONI REGIONALI 2023 NEL LAZIO E IN LOMBARDIA

di Andrea Montella

L’enorme astensione da parte dei cittadini delle due popolose e importanti regioni, dimostra ancora una volta che la politica fatta con metodiche maggioritarie statunitensi crea solo disaffezione alla politica e alla partecipazione democratica nelle classi subalterne. I partiti sono visti, giustamente, come i rappresentanti dei poteri massocapitalistici e quindi come il comitato d’affari di tali classi sociali, la borghesia. Motivo per cui, non avendo valide alternative, non vanno a votare.

Tagliando fuori dalle decisioni e dalla soluzione dei problemi sociali il 60/70% della popolazione, possiamo ancora parlare di democrazia e di rispetto della Costituzione?

Noi crediamo che, dopo l’illegale introduzione del sistema maggioritario, siamo sotto una sofisticata dittatura in cui un’esigua minoranza di massocapitalisti detiene il potere economico, politico, giuridico e mediatico, ovvero l’egemonia che gli ha permesso di costruire due ipotesi di governo, apparentemente diverse, ma esattamente identiche negli obiettivi strategici: il centrodestra e/o centrosinistra. Come descritto nel Piano della loggia massonica P2:

“PROCEDIMENTI
1) Nei confronti del mondo politico occorre:
a) selezionare gli uomini – anzitutto – ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva
parte politica (Per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente):
Covelli;

b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per
ridiventare validi strumenti di azione politica;

c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti – con i dovuti controlli – a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;

d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l’immediata nascita di due movimenti: l’uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l’altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale).”

Quindi sono uomini della massoneria che oggi governano gli attuali partiti, sia nel centrodestra che nel centrosinistra.

Da notare che in quel Piano piduista non si parla mai del P.C.I. (il partito dei proletari) la vittima sacrificale. Il partito che doveva sparire.

Per quanto disperata questa situazione apre una enorme possibilità di cambiamento in senso socialista-comunista, come abbiamo scritto nelle Tesi 2016, che offriamo come strumento di riflessione e di azione politica, di cui alleghiamo la parte più significativa, da pagina 30, dal titolo:

“SULLA DEMOCRAZIA

«Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle illusioni» (Lenin)
Nel mondo occidentale le democrazie liberali classiche, basate sul sistema elettorale maggioritario, con i loro partiti e i loro Parlamenti, stanno mostrando la loro vera natura: di essere delle dittature. Dittature di classe perché a votare va solo chi ha privilegi e proprietà da difendere. Le classi subalterne devono stare fuori dai Parlamenti, non devono avere nessuna rappresentanza. Questa emarginazione è stata pianificata ed è tutta interna al piano del massone Samuel P. Huntington e alla sua trasposizione italiana, il Piano di rinascita della loggia P2 di Licio Gelli. Facendo leva sulla corruzione, e sulla non soluzione politica di questo problema, si è determinata la disaffezione alla partecipazione democratica. Conseguentemente nelle masse popolari si è creata una passività rispetto alla possibilità di mutare la situazione, in quanto private del soggetto politico, il PCI, capace di costruire un progetto alternativo; inducendole a fare proprie mentalità tutte interne al sistema, cioè nichiliste e mafiose.
Questa emarginazione delle masse popolari dall’attività politica (fino a venti anni fa tipica dei Paesi anglosassoni), che si palesa con la scarsa partecipazione alla vita politica e alle votazioni, si sta estendendo a livello mondiale, man mano che l’imperialismo impone il suo sistema socio economico e il suo modello elettorale maggioritario, il quale rende + percepibile che il potere non è nelle mani della maggioranza della popolazione, ma che le decisioni sono prese al di fuori delle sedi istituzionali.
Prendendo a esempio le elezioni regionali 2015 vediamo come sia predominante questa tendenza. Nei fatti (tenendo conto dell’astensionismo che rasenta il 50%) le coalizioni vincenti rappresentano solo il 15-16% dei votanti. Uno su sette ha votato per loro. Parlare quindi di maggioranze di governo appare quanto mai risibile. Si realizza così la dittatura della minoranza sulla maggioranza: è questa la dittatura della borghesia, descritta da Marx, che utilizza come cavallo di Troia il maggioritario.
Come si è organizzata la borghesia per esercitare il suo dominio? Lo ha fatto costruendo un partito con una disciplina di stampo militare che si muove in modo occulto e a tutti i livelli della società. La struttura che opera in questo modo è la massoneria, la setta per antonomàsia, che riesce a infiltrare con i suoi militanti – e quindi con i suoi progetti – lo Stato e i suoi apparati, i partiti, le università, i sindacati, le religioni, il mondo della cultura, dei media, della criminalità organizzata, ecc… È questo il vero partito della borghesia, di cui organizzazioni come il Bilderberg o la Trilateral sono manifestazioni palesi, ma esclusive, che operano per veicolare nella società i programmi politici e le idee forza dei massocapitalisti. Grazie all’infiltrazione che trasforma i Parlamenti in comitati d’affari della borghesia, i partiti possono essere anche venti o trenta, ma svolgono tutti un’unica funzione: quella di difendere gli interessi della massoborghesia, e quindi sono di fatto un’unica formazione politica. Un’Idra con tante teste, ma un unico corpo. Palmiro Togliatti, segretario del PCI, ha condotto una battaglia frontale nei confronti delle componenti massoniche dentro la Costituente, riuscendo a imporre l’articolo 18 contro l’associazionismo segreto, che è un programma di azione politica teso a far emergere nelle classi subalterne la consapevolezza che sono solo due i partiti a contendersi il potere nella società: quello dei proletari e quello della borghesia. Ovvero il Partito Comunista e la massoneria.
Questa corretta interpretazione politica del funzionamento della dittatura della borghesia, è stata portata avanti dal PCI fino a quando alla segreteria c’è stato Enrico Berlinguer, il politico che maggiormente si è battuto contro il programma della loggia massonica P2, che poi personaggi come Occhetto, Veltroni, D’Alema, Berlusconi, Segni-Di Pietro, Prodi, Renzi (solo per citarne alcuni) hanno realizzato nelle sue finalità.
Valutando il significato letterale di democrazia, che è governo del popolo, si capisce senza fatica alcuna che mai sulla terra la democrazia ha trovato piena applicazione, tranne in alcune esperienze socialiste: la Russia dei soviet (Consigli del popolo) e in esperienze dove a quel modello ci si è ispirati, come in Cina e a Cuba, o in Italia nel Biennio rosso (1919-20) con l’occupazione delle fabbriche e delle campagne e nelle lotte degli anni Settanta, forti di quelle esperienze che abbiamo saputo trasferire nella Resistenza antifascista e nella nostra Costituzione.
Non è sufficiente, quindi, che esistano dei seggi con delle cabine per votare per dire che in quel paese c’è una reale democrazia, come negli Usa da tempo e oggi anche da noi.
Una reale democrazia esiste quando il voto di ogni cittadino, indipendentemente dalla classe sociale, ha lo stesso valore e possibilità di scelta dei candidati e delle formazioni politiche. Questa libertà fondamentale si ottiene solo con il sistema proporzionale puro. Infatti sino a quando in Italia si è votato con questo sistema (mutuato dal sistema elettorale sovietico e conquistato dal Partito Comunista con la lotta partigiana) e abbiamo avuto partiti che erano rispettosi di questa nostra libertà costituzionale, in Parlamento sedevano in maggioranza rappresentanti delle classi subalterne, dagli operai, ai contadini, alla piccola e media borghesia, che erano e sono le classi maggioritarie. Ed erano queste classi che mettevano la mordacchia al grande capitale, facendo alleanze sociali dalle fabbriche sino al Parlamento e che ci hanno consentito di progredire, nonostante i tentativi eversivi del grande capitale nostrano e internazionale, diventando un punto di riferimento per molti popoli che provavano a sfuggire dai tentacoli del capitalismo.
Tornando all’oggi è facile accorgersi che, anche se la stragrande maggioranza della popolazione appartiene al ceto medio-basso (più basso che medio, quindi operai, impiegati, precari, disoccupati) in Parlamento siedono, per la stragrande maggioranza, i ceti alti rappresentati da capitalisti: imprenditori e banchieri con i loro avvocati, commercialisti, medici ma anche i loro mafiosi. Basta prendersi la briga di controllare il censo dei parlamentari italiani. Questo rappresenta il primo vulnus di tale interpretazione al ribasso della democrazia, in quanto come ha analizzato Vladimiro Giacché, nel suo libro, La fabbrica del falso: «…la reale differenza tra la democrazia e l’oligarchia è la povertà e la ricchezza. Dovunque gli uomini governano in ragione della loro ricchezza, siano pochi o molti, si ha un’oligarchia, e dove governano i poveri si ha una democrazia».
Bisogna capire che le rivoluzioni sono un processo con dei momenti di rottura, come furono il Biennio rosso, la lotta di Liberazione dal fascismo e le lotte operaie/studentesche degli anni ’60 e ’70. Nella fase che stiamo vivendo le idee reazionarie hanno la massima diffusione come nel periodo storico dell’Italia prefascista: bisogna riconquistare rapidamente le libertà perdute, ma cominciando a costruire obiettivi politici che ci proiettino al di là anche delle conquiste degli anni ’60/’70.
Bisogna creare un ampio fronte popolare, resistente, tra le forze genuinamente anticapitaliste e antifasciste, che faccia massa critica contro gli abusi del capitale e difenda i diritti sociali contrattaccando. Anche se il fine è la presa del potere da parte del proletariato non dobbiamo dimenticarci, come classe sociale, che la democrazia conquistata con la lotta di Liberazione dal fascismo, in questa fase di riflusso sociale e decadimento politico, rappresenta un mezzo che bisogna utilizzare al massimo per poter andare verso il socialismo-comunismo.
Quindi non è disaffezionandosi alla politica o lasciando che smantellino pezzo per pezzo la Costituzione nata dalla Resistenza che sia possibile trovare la soluzione ai problemi del proletariato, ma è conducendo battaglie nella società affinché il voto riacquisti la sua validità democratica, tramite il proporzionale puro, e soprattutto difendendo e applicando la Costituzione, nella sua integrità e progressività. Perché è più facile andare verso il socialismo lottando in un regime (anche se) “blandamente” democratico, piuttosto che in un regime assolutista o fascista (verso il quale si sta ritornando), come Marx – nella sua infinita lungimiranza – fece notare a più riprese contro il becero, quanto pericoloso, estremismo radical borghese e anarcoide. Per sensibilizzare il mondo del lavoro sul nesso inscindibile che esiste tra le sue
libertà e la Costituzione, come Sezioni di Pisa e Milano stiamo lavorando alla stesura di una denuncia penale nei confronti di coloro che dal 1993 hanno manomesso la nostra Carta costituzionale. Per quanto possibile daremo il nostro contributo”.

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