di Redazione

La crisi globale del debito soffia sul collo dell’economia massocapitalista. Oltre 300mila miliardi di dollari ammonta questa spada di Damocle sulla testa dell’economia mondiale, pari al 349% del prodotto interno lordo di tutto il mondo. Chi è messo peggio sono i Paesi in via di sviluppo, il 25% dei mercati emergenti non può pagare i debiti contratti. Tra i Paesi con il più basso reddito la percentuale arriva al 60 per cento. Calcolando un reddito procapite di 12mila dollari, il debito medio di ogni persona del mondo è oggi di 37.500 dollari.
Chi detiene la quota maggiore di questo debito? Nei decenni passati, esattamente dal 1956, lo detenevano 22 paesi aderenti al Club di Parigi, che è un gruppo informale di organizzazioni finanziarie composto dai paesi più ricchi del mondo. Questo antico Club di sfruttatori procede periodicamente alla sua usuraia rinegoziazione, soprattutto con i Paesi del Sud del mondo e quasi sempre a suo vantaggio, ben sapendo che i Paesi con maggiori difficoltà nei pagamenti, sono quelli che hanno le materie prime ed energetiche del mondo. I Paesi debitori molto spesso passano, perché costretti, anche dalle avide mani del Fondo Monetario Internazionale che li raccomanda al Club parigino. Il gatto che ti consiglia di affidarti alla volpe.
La situazione è molto grave perché l’apprezzamento del dollaro e l’inasprimento delle condizioni finanziarie sono ancora agli inizi vedremo presto il loro impatto sui mercati emergenti.
Un altro dato che dimostra la gravità della situazione è lo stato del debito nelle economie a basso e medio reddito che hanno messo le loro difficoltà nelle mani dei privati che alla fine del 2021 hanno avuto un incremento di 15 punti percentuali rispetto al 2010. La quota in mano ai privati è giunta ormai al 61 per cento.
Chi può avere una visione diversa sul debito globale? Solo la Cina comunista che è entrata con tutta la sua potenza economica in questo ambito dell’economia mondiale mettendo in seria difficoltà i 22 del Club di Parigi. La Repubblica popolare di Cina tra il 2010 e il 2021 si è affermata come prestatore di denaro, ma soprattutto come partner nello sviluppo, grazie ai progetti infrastrutturali finanziati nell’ambito della sua politica globale conosciuta come Belt and Road Initiative. Ormai lo hanno letto tutti il sondaggio della William & Mary University, a cui hanno partecipato settemila leader di tutti i settori da quello pubblico a quello privato, ma anche della società civile di ben 140 Paesi, dove è emerso che questi leader apprezzano la Cina comunista perché è molto veloce nel fornire finanziamenti e assistenza.
Come si vede i cinesi hanno compreso che per combattere il capitalismo con le stesse armi la rapidità è fondamentale.
A conclusione vorremmo dare le nostre risposte da comunisti ai problemi generati dal debito usuraio globale, riportando due importanti contraddizioni del sistema capitalistico: il furto che avviene tramite il lavoro salariato e la circolazione monetaria. Marx, in Salario, prezzo e profitto diceva alle Trade Unions operaie: “[…] il sistema attuale, con tutte le miserie che accumula sulla classe operaia, genera nello stesso tempo le condizioni materiali e le forme sociali necessarie per una ricostruzione economica della società. Invece della parola d’ordine conservatrice: ‘Un equo salario per un’equa giornata di lavoro‘, gli operai devono scrivere sulla loro bandiera il motto rivoluzionario: ‘Soppressione del sistema del lavoro salariato‘.”
Come fare per liberare milioni e milioni di lavoratori dalla mercificazione salariale? I lavoratori devono diventare proprietari dei mezzi di produzione e deve essere creato un nuovo parametro/strumento per acquisire beni e servizi. Riprendiamo questa parte dalle Tesi del Congresso 2016 delle Sezioni comuniste Gramsci-Berlinguer per la ricostruzione del P.C.I.
“Questa nuova economia socialista-comunista usa l’orario di lavoro prestato alla società come mezzo per avere beni e servizi e per conseguire una reale eguaglianza tra tutti gli individui e tra tutti i lavori. Un’ora di lavoro di Marchionne non può valere migliaia di volte più di quella di un lavoratore in fonderia”.
Tutti dovranno prestare le proprie capacità produttive alla società per un tempo prestabilito, questa nuova condizione però deve garantire l’acquisizione di beni e servizi necessari alla riproduzione e al miglioramento della capacità lavorativa stessa. I bisogni necessari alla riproduzione della capacità lavorativa, i prodotti del lavoro, non essendo soggetti a logiche consumistiche sarebbero di altissima qualità e durevoli nel tempo e quindi meno impattanti e più armonici anche con le esigenze della natura perché diminuirebbe drasticamente la produzione di merci.