di Nora Montella
Se guardassimo un qualsiasi telegiornale di una qualsiasi rete (che sia pubblica o privata poco importa) e ascoltassimo le “informazioni” che rilasciano senza nessun filtro culturale di protezione, la nostra percezione del pericolo e del crimine sarebbe decisamente alterata. Infatti, la televisione, essendo in mano ai vari fratelli di loggia venduti al sistema, strumentalizza la realtà dei fatti in base ai propri secondi fini. In Italia abbiamo 54.600 detenuti, praticamente ogni 100.000 abitanti abbiamo 97 detenuti. Con questo non affermo che sia un dato di cui vantarsi come Nazione, ma sicuramente non è la cifra che mi aspetterei visto come viene descritto il fenomeno carcerario dai mass media. Anche quando si utilizza l’espressione “sovraffollamento delle carceri” trovo sia inappropriato quanto riduttivo, perchè il problema non è il numero dei detenuti ma l’incapacità di gestione del fenomeno sociale da parte del sistema carcerario. Sistema che dovrebbe ri-educare, proponendo un’alternativa valida alla vita criminale o di strada, ma che non si è mai posto così verso il reo se non in qualche rara eccezione. Anzi, gli stessi detenuti descrivono il carcere come “una vera scuola del crimine”, proprio perchè non svolgendo la funzione di reinserimento sociale-economico-lavorativo, crea un circolo vizioso che ha come effetto collaterale quello della recidività, portando quindi l’individuo ad entrare ed uscire dal sistema carcerario.
Addirittura, molti dei detenuti provenienti da clan mafiosi, anche all’interno del carcere, riuscivano a mantenere all’esterno collegamenti con le varie associazioni di appartenenza, tornando ad essere nuovamente un pericolo per la collettività. Con il regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis, co. 2, ord. penit. si cerca di andare contro tale problema; non a caso tale misura viene introdotta in seguito alle stragi di Capaci e di via D’Amelio proprio per neutralizzare la pericolosità di detenuti che avendo legami con la malavita, continuavano dal carcere ad esercitare il proprio ruolo di comando. Il regime detentivo speciale, riducendo drasticamente le occasioni di contatto diretto tra i detenuti e l’esterno o tra i vari detenuti, ha lo scopo di interrompere, o meglio ridurre, i collegamenti con le associazioni criminali.
Quindi mi chiedo, perchè andrebbe tolto questo articolo? O meglio, perchè i politici e la stampa spingono a modificare l’opinione pubblica affinchè tale articolo venga tolto senza che per noi cittadini risulti un problema?
Penso che il sistema carcerario italiano abbia problemi maggiori in questo periodo storico su cui potersi concentrare per migliorarsi e diventare davvero quello che dovrebbe essere, ovvero una scuola di vita, un luogo in cui le persone scoprono le seconde possibilità e il cambiamento.
Chissà come mai invece l’attenzione ricade sui detenuti che all’interno della gerarchia criminale contano di più; forse perchè il carcere è lo specchio della società e dunque le dinamiche esterne di potere si ripropongono anche al suo interno?
A voi la riflessione.