di Romana Rubeo tratto da www.facebook.com

Ieri sera un amico mi ha chiesto cosa ne pensassi della serie Netflix Fauda.
Stamattina, l’algoritmo di Google ha subito “colto” la palla al balzo per farmi beccare in bella mostra un articolo uscito su La Repubblica due giorni fa, in cui si sostiene che la serie (in realtà già vecchiotta, ma evidentemente sbarcata da poco nella provincia dell’impero) sia un’ottima occasione per capire quello che il giornalista chiama conflitto israelo-palestinese.
Ma è davvero così? Un po’ di considerazioni a caso
Fauda nasce per un pubblico israeliano e viene poi esportata ad Hollywood. Se credete che sia una scelta casuale, ricredetevi. Da anni, uno dei meccanismi più collaudati della hasbara si fonda su un progetto chiamato “Master Class”, teso a far volare sceneggiatori e autori da Tel Aviv a Los Angeles per propinare a un pubblico mainstream l’immagine perfetta che si vuole consegnare di Israele. Questa immagine volutamente stereotipata non è stata sempre la stessa nel corso della storia, ma da anni il tema fondante è uno: la lotta al terrorismo da parte dei potenti israeliani, salvatori del mondo.
Vedi a questo proposito: https://www.scoop.co.nz/stories/HL2209/S00041/from-exodus-to-marvel-a-brief-history-of-hollywoods-justification-of-israeli-war-crimes.htm
Fauda è incentrata non già sull’esercito israeliano (già di per sé terrificante), ma sullo Shin Bet, i servizi di intelligence interna, noti per la loro efferata violenza, la tortura, le uccisioni mirate, l’arresto di studenti, i raid nel cuore della notte, le botte a minori ed anziani. Normalizzare la polizia segreta criminale di uno stato di apartheid è un’operazione precisa, e chi segue la serie finirà per esserne vittima più o meno consapevole. Seguireste con entusiasmo una serie in cui si glorifica la polizia segreta del regime di apartheid sudafricano? E potrei fare esempi peggiori, ma mi taccio.
Che la serie sia ben fatta, è sicuramente fuori di dubbio. Se c’è una cosa che Israele sa fare, è propinare la propaganda in modi raffinati ed eccellenti. Ma davvero, in nome dell’entertainment, si può passare sopra al fatto che venga prodotta allo scopo di fornire un’immagine falsata di una tragedia dei nostri tempi, di un genocidio incrementale che avviene a un passo da casa nostra? Allo scopo di deumanizzare ulteriormente i palestinesi, che quel genocidio lo stanno subendo, presentandoli come terroristi da stanare?
L’apartheid e l’occupazione vanno boicottate, anche nelle piccole scelte quotidiane.