di Redazione

Mentre il governo Meloni predica legge e ordine, tace sulle scarcerazioni dei delinquenti comuni, e usa i guanti di velluto contro i reati dei colletti bianchi all’insegna della dottrina di Carlo Nordio. Nei giorni scorsi c’era stato il caso milanese di Simba La Rue e altri tre trapper: arrestati per il sequestro del rivale Baby Touché, sono stati scagionati a causa della nuova legge.
La norma introdotta dall’ex Guardasigilli Marta Cartabia impone, per una lunga serie di crimini, la querela di parte. Ma molte vittime non se la sentono di presentare una denuncia, perché spesso chi subisce un abuso ha timore ad esporsi. L’elenco dei reati in questione è nutrito: molestie, lesioni personali stradali gravi o gravissime, truffe, violenze private, sequestri di persona non aggravati, violazione di domicilio, furto semplice e (con alcune eccezioni) quello aggravato. I fascicoli già aperti e perseguiti d’ufficio stanno andando in fumo, senza la querela, mentre gli indagati agli arresti cautelari tornano a piede libero. I magistrati stanno correndo ai ripari rintracciando le vittime con l’aiuto della polizia giudiziaria e in molti casi facendo conti con i disservizi dei servizi telematiciA Genova la Procura ha contato oltre 150 casi a rischio di decadimento immediato.
L’ultimo caso è quello di tre boss palermitani: gli indagati sono Giuseppe Calvaruso, reggente del mandamento di Pagliarelli, Giovanni Caruso e Silvestre Maniscalco che, oltre ai reati di associazione mafiosa ed estorsione, rispondono di sequestro di persona e lesioni aggravate dal metodo mafioso, accuse che, in seguito alla riforma Cartabia, prevedono la querela come condizione di procedibilità. Gli indagati avrebbero sequestrato e picchiato tre persone accusate di aver fatto una rapina senza l’autorizzazione di Cosa nostra. Se non c’è la querela, però, il procedimento si blocca: i tre sono in carcere perché destinatari di altre misure cautelari ma quanto accaduto rilancia l’allarme lanciato da giorni da vari magistrati e ora anche dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).
È l’effetto “libera tutti” della riforma Cartabia, che si è registrato ieri quando la procura di Palermo si è trovata costretta a chiedere l’inefficacia della misura cautelare per i tre boss. Come prevede la nuova legge, infatti, le vittime sono state interpellate dal giudice sull’intenzione di querelare. Al loro rifiuto i Pm non hanno avuto alternative e in prospettiva sarà l’intera accusa a decadere.
L’ “effetto Cartabia” insomma è quello di favorire persone imputate di reati gravi, anche con l’aggravante mafiosa, e non certo di favorire i cittadini onesti. Una giustizia di classe dalla parte della criminalità.