giovedì, Settembre 21

CENSURA SUI SOCIAL PRIVATI DEI DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Riceviamo e pubblichiamo da Fronte Militante per la Ricostruzione del Partito Comunista https://www.facebook.com/people/Fronte-Militante-per-la-Ricostruzione-del-Partito-Comunista/100064393557322/

IL BAVAGLIO AI LAVORATORI: COSI’ INIZIO’ IL REGIME FASCISTA, COSI’ LA MELONI SERVE I PADRONI.

Il governo Draghi, nel Decreto PPRN2 dello scorso aprile, aveva già apparecchiato la stretta reazionaria di cui ora il governo Meloni approfitta, varando il Regolamento che consente ai vari Enti di controllare l’uso degli account social personali dei lavoratori della PA e sanzionarne il comportamento. Di certo non ci aspettavamo già nulla di buono dal banchiere Draghi e dai suoi degni soci della finta sinistra parlamentare; ora, con un governo reazionario, ma che ostenta un volto democratico, potevamo anche aspettarci un bavaglio esplicito, ma forse non così in fretta. 

Nel Regolamento si parla di commenti e post personali (quindi anche condivisioni, meme, battute???) passibili di sanzione disciplinare in quanto in grado di nuocere non solo al proprio Ente di appartenenza, ma alla Pubblica Amministrazione in generale. Se le sanzioni disciplinari fossero reati, parleremmo di effettivo rischio di reati di opinione (tipico dei regimi poco inclini alla democrazia, per quanto borghese). La genericità della norma, che non prevede casi tassativi e limitati, la rende di fatto uno strumento totalmente ad uso e consumo della parte datoriale, l’unica chiamata ad interpretare il contenuto dei post dei dipendenti. Lo Stato e i suoi Enti diventano così giudice e giuria allo stesso tempo, mentre il dipendente pubblico dovrà difendersi, rivolgendosi al Giudice del Lavoro e sempre che vi siano i margini per una difesa plausibile. Immaginate quindi cosa potrà succedere per un commento non in linea su guerra o vaccini, tanto per rimanere sui temi caldi degli ultimi tempi; il Dirigente preposto, anche a seguito di delazione, pratica sempre più diffusa nei luoghi di lavoro, si attiverà per punire il dipendente: dal semplice richiamo fino al licenziamento.

I dipendenti dovranno stare attenti anche ai commenti dei loro amici sui loro post. Ne sono responsabili. In pratica 3.200.000 dipendenti pubblici saranno chiamati a bloccare una buona parte dei commenti non graditi alla pubblica amministrazione. Roba da aver paura della propria ombra. 

Ma non finisce qui. Il comma 4 dell’articolo 11 ter recita testualmente: “se dalle piattaforme social siano ricavabili o espressamente indicate le qualifiche professionali o di appartenenza del dipendente, ciò costituisce elemento valutabile ai fini della gradazione della eventuale sanzione disciplinare in caso di violazione delle disposizioni”. Quindi, Per alleggerirsi la pena, il dipendente sarà costretto a cancellare informazioni che lo collegano all’Ente che rappresenta e magari a scegliersi un alias. Un capolavoro: nella società dell’individualismo e delle libertà borghesi più sfrenate, il dipendente è costretto ad auto-cancellarsi ed annullarsi per poter continuare ad avere un salario, seppur minimo, per sopravvivere.

Le implicazioni politiche sono davvero sostanziali. Lo Stato a regime democratico, sovrastruttura strumento della borghesia progressista in fase di espansione economica, svela il suo vero volto fascistizzandosi a suon di decreti nella fase economica recessiva. E il fascismo diventa lo strumento oligarchico per il controllo sociale. La Meloni vuole chiaramente e immediatamente insegnarci cosa intende per ordine e disciplina: nessuna opinione divergente è ammessa, anzi è punita. Lo Stato, inteso come collettività, deve essere coeso e uniformarsi all’unica volontà dello Stato, inteso come apparato. La vecchia camicia nera e la tessera fascista attualizzate attraverso il controllo dei social, ossia delle opinioni personali espresse ad un pubblico molto ampio. Il bavaglio a 3.200.000 lavoratori pubblici. Ci chiediamo quando i padroni pretenderanno dalla Meloni l’estensione di tale controllo sui lavoratori del settore privato (già peraltro vessati da obblighi contrattuali di riservatezza e fedeltà). Ma soprattutto ci chiediamo quando le avanguardie politiche coscienti di questo paese prenderanno atto di segnali tanto evidenti. Per evitare che la storia si ripeta, la priorità è la ricostruzione del partito comunista, unico strumento per modificare definitivamente i rapporti di forza a favore di un proletariato sempre più ampio ma privo di una sua autonoma organizzazione.

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