“Chi mantiene l’equilibrio del mondo? Chi regna sui congressi, siano monarchici o liberali? Chi agita i “descamisados” patrioti di Spagna? (Questo fa strillare e farfugliare i giornali della vecchia Europa) Chi tiene il mondo, il vecchio e il nuovo, nel dolore o nella gioia? Chi fa girare a piacere il perno della politica? L’ombra della nobile audacia di Bonaparte? L’ebreo Rothschild e il suo compare cristiano, Baring“
Tratto dal Don Juan di Lord George Gordon Noel Bayron
di Andrea Montella – 2008
Il primo Baring è Peter (1483-1536) che abitava a Groningen, in Olanda. Suo figlio Franz si trasferì a Brema, oggi in Germania, dove i Baring si elevarono socialmente grazie a “ponderate” scelte: diventare pastori protestanti, fare buoni matrimoni ed ereditare uno dei principali lanifici della regione.
Nel XVIII secolo l’ascesa grazie a Johann, non portato a fare il pastore di anime; del gregge umano aveva una considerazione simile a quella di un macellaio nei giorni precedenti la Pasqua. Con quella sensibilità, meglio gli affari.

Johann nel 1717 si trasferisce in Inghilterra ad Exeter, dove è assunto da un’importante azienda di import-export guidata da Edmund Cock. Il giovane olandese prende la cittadinanza britannica nel 1723, sposa Elisabeth Vowler, figlia di un ricco droghiere e modifica il suo nome in John. Da quel dì i Baring fanno proprie le tradizioni della nobiltà britannica, compresa quella di sposare donne ricche.
John morì nel 1748, lasciò quattro figli maschi e una femmina che ereditarono una grande casa, una carrozza e una tenuta del valore di 40.000 sterline (10 milioni di dollari di oggi). Il primogenito John ereditò la gran parte del patrimonio ma lasciò ai fratelli Francis e Charles la gestione degli affari, preferendo la vita di possidente di campagna. Nel 1763 vennero fondate due ditte: la John and Charles Baring & Co. a Exeter che commerciava con la loro nave Venus tessuti e altro; la John and Francis Baring & Co. di import-export, a Londra.
Nel 1793 Francis, che nel mondo degli affari veniva paragonato per destrezza a Nathan Meyer Rothschild, diventa baronetto. Francis sviluppa i suoi affari in Francia, Olanda, nei Paesi Baltici e in America.

Francis Baring diventa in poco tempo così potente da essere considerato dal primo ministro William Pitt il giovane, la spina dorsale e la salvezza dell’Inghilterra.
Con la crisi delle colonie americane nel 1776 Baring trasferì sulla Compagnia delle Indie parte dei suoi interessi e tre anni dopo ne era uno dei direttori. Baring sapeva che l’indipendenza politica Usa, senza autonomia economica, valeva ben poco e si inserì in questa contraddizione: dieci anni dopo il commercio fra Stati Uniti e Inghilterra era più fiorente che mai. Baring aprì un ufficio a Filadelfia, allacciò rapporti con l’élite commerciale e politica americana composta dai Morris, i Willing, i Bingham e i Gilmore; insegnò loro come influenzare e controllare gli Stati; tecnica che venne perfezionata dagli stessi americani.
Francis Baring e suo figlio Alexander erano diventati i banchieri di riferimento degli Stati Uniti: nel 1795 prestarono loro 800.000 dollari per i negoziati con le potenze berbere di Algeri, Tangeri e Tripoli, poi altri 200.000 dollari al 5% di commissione e al 5% d’interesse. Tre anni dopo i Baring aiutarono gli Usa nella guerra sotterranea contro la Francia, acquistando con una commissione del 2,5%, 11.000 fucili dall’Inghilterra e 330 cannoni dall’arsenale di Woolwich, che consegnarono ad un consorzio americano.
Nel 1802 il presidente Jefferson ricorse ai Baring per acquistare dalla Francia l’enorme regione del bacino del Mississippi, al prezzo di 15 milioni di dollari.
La John and Francis Baring & Company dopo il ritiro di John, nel 1806 prese il nome di Baring Brothers & Co.
Durante le guerre di Napoleone in l’Europa i Baring furono artefici di una delle più grandi transazioni nella storia delle banche d’affari, fatta con strani compagni d’avventura: da re Carlo IV di Spagna, all’avventuriero francese Gabriel-Julien Ouvrard, che aveva lavorato per la Rivoluzione, il Direttorio, il Consolato, l’Impero, la Restaurazione; la banca Hope & Co. e David Parish, Vincent Nolte e A.P. Lestapis, questi due definiti “agenti speciali”.
La Spagna avrebbe dovuto pagare annualmente a Napoleone 72 milioni di franchi. Questi enormi pagamenti si potevano fare solo importando oro e argento dal Messico e dal Perù, ma si sarebbe potuto superare il blocco continentale attuato dai britannici per contrastare Napoleone solo con l’aiuto dei banchieri d’affari e con le navi dei commercianti americani. Questa operazione, fatta durante una guerra ferocissima, doveva accontentare un po’ tutti: far arrivare a Napoleone i pagamenti degli spagnoli, aprire una linea commerciale per gli inglesi verso l’America Latina e far guadagnare i commercianti Usa. I Baring si attivarono presso il primo ministro inglese Henry Addigton per aggirare l’embargo e fecero capire al politico inglese, con solidi argomenti – lingotti d’argento e l’espansione dei commerci britannici – che era un affare. L’operazione durò tre anni e si concluse positivamente per l’Inghilterra; per i banchieri d’affari e per gli “agenti speciali” fruttò un guadagno netto di 862.000 sterline, a discapito di Napoleone e dell’avventuriero Ouvrard, ideatore dell’operazione.
Napoleone capì di aver fatto la parte del fesso e si rivalse sul suo connazionale sequestrandogli i beni ed incarcerandolo. Ma Ouvrard, sopravvisse a Napoleone e si rifece “scommettendo” sulla rinascita della Francia in bancarotta, attraverso prestiti esteri gestiti dai banchieri d’affari Baring e Hope.
L’emissione di obbligazioni per salvare la Francia fu un vero successo, per la cordata Baring-Hope-Ouvrard che guadagnarono fra 1,5 e 3 milioni di sterline. A quel “pasto” non vennero invitati i Rothschild e fu un grave errore, pagato poi a caro prezzo. I Rothschild iniziarono una battaglia a tutto campo sulle obbligazioni francesi tale da far perdere il primato acquisito in Europa ai Baring, a cui rimase solo Londra.
I Baring superarono la crisi del 1836 e nel 1839 salvarono la Banca d’Inghilterra da una crisi aurea che la portò sull’orlo della rovina; prestarono denaro all’Associazione dei Piantatori della Louisiana, alla Banca di New York, agli Stati del Maryland e del Massachusetts, ma nel 1890 con la caduta delle obbligazioni argentine si trovarono in una tale difficoltà che rischiarono il tracollo e furono salvati da Lidderdale, governatore della Banca d’Inghilterra.
A seguito di ciò la Baring Brothers fu ricostruita in società a responsabilità limitata: la Baring Brothers e Co., Ltd.

I Baring rimasero sulla scena mondiale molti anni ancora, tant’è che li troviamo il 2 giugno 1992 a bordo del Britannia, il panfilo di Elisabetta II d’Inghilterra, a discutere con Giulio Tremonti, Mario Draghi, i Warburg, i Barclays, Goldman Sachs, Salomon Brothers e con la Merryl Linch della necessità di una completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato del nostro Paese a seguito della svalutazione del 30% della lira, provocata, per conto dei Rothschild, da Soros anche lui a bordo, e dalla creazione, grazie a politici compiacenti – Craxi, Andreotti e Forlani – di un debito pubblico pari 2 milioni di miliardi delle vecchie lire. L’incontro sul Britannia segna il completamento economico di un progetto eversivo iniziato il 16 Marzo 1978 in via Fani a Roma, quando venne rapito Aldo Moro per impedire l’entrata dei comunisti nel governo.
I Baring, maestri di trame politico-finanziarie, nel 1995 dovettero chiudere i battenti a causa di un operatore senza scrupoli, Nick Leeson, che approfittò del patrimonio della banca per speculare in proprio, esponendola per una quantità superiore al totale del patrimonio. Ma a differenza del salvifico intervento del 1890, la Banca d’Inghilterra girò la testa dall’altra parte.
Ditta e nome legale furono venduti, per la simbolica cifra di una sterlina, alla compagnia assicurativa olandese ING.
Qui gladio ferit gladio perit.