mercoledì, Aprile 24

I TRE IMPERI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

STATI UNITI D’AMERICA IMPERO DI TRE IMPERI. Prima parte

tratto da www.remocontro.it

Il primo impero è nel continente nordamericano dall’Atlantico al Pacifico costruito sul sangue versato dei “pellerossa”.
Il secondo impero è l’Occidente. Vinto nella seconda guerra mondiale, che congiunge Nord America ed Europa atlantica e che si estende a Oceania, Giappone, Corea del Sud e minori Asie per affinità strategiche, economiche e istituzionali.
Il terzo impero è metafisico: la missione che Dio ha affidato all’eletta «Comunità altruistica», l’«Unselfish Commonwealth» cantata nel 1916 da Woodrow Wilson, presidente e sacerdote dell’America in uscita verso il mondo, affinché redimesse l’umanità dai suoi peccati.

Da Limes, carta di Laura Canali

Prima di tanto, solo Roma e solo in parte

«L’impero americano non ha paragoni nella storia universale. Non se ne conoscono altri dotati dei quattro caratteri speciali che insieme congiurano a profilare la sua costellazione geopolitica: informalità, inclusività, strapotenza militare ed economica, illimitatezza». Forse solo Roma prima di questo è stata capace di vestire da repubblica il suo impero, «capolavoro del padre fondatore Ottaviano Augusto, però inscritta nel mobile limes». Con dei confini, per Roma. «Vincolo impossibile per l’America, prevalente su Terra perché dominante sui mari dell’Oceano Mondo, circuito indelimitabile per definizione».

La talassocrazia globale e i carismi Usa

Gli Stati Uniti sono ma non si dichiarano impero, e la loro ‘talassocrazia’ è il dominio militare e commerciale di uno spazio marittimo e dei territori in esso contenuti vissuti come missione naturale. Percorso storico interessante, dalle origini dalla ribellione di coloni insofferenti del morso inglese, pedagogia nazionale oggi contestata dal geopoliticamente corretto. La contraddizione della rivolta contro l’Impero britannico allora dominante sul mondo, a formare un loro impero più impero di quello precedente. Gli americani collettività centrata sulla libertà del singolo e non sulla religione dell’impero, meno ancora sulla sua gestione, «privilegio della minima casta strategica e dell’esuberante apparato militare».

Il pioniere alla scoperta dell’Universo

«L’idealtipo dell’americano resta il pioniere che abbandona terra e storia familiare per riscoprirsi libero e innocente nello sconfinato continente che Provvidenza gli ha serbato intonso, a disposizione del suo progetto di vita». Un perfetto anarchico, «Se non fosse per il distacco che l’homo americanus prova per la politica». «Con il fucile al piede per proteggersi dalle intrusioni di quel poco di Stato cui l’obbliga il partecipare d’una comunità».

Se l‘Entità suprema

A questo punto del racconto, Limes alla ricostruzione storica somma i primi cenni attualità e di analisi. E lo scenario che ne esce è da paura. L’America superpotenza superarmata capace di cancellare ogni forma di vita sul pianeta in un ‘Ba’, «si sente in pericolo di vita». Problema più psichiatrico che clinico, visto che nessun sfidante minaccia realmente l’America, almeno per ora, in uno dei parametri ‘decisivi del potere imperiale’.

Il pericolo è la ‘fusione del nocciolo’

Immagine nucleare da incubo politico. La temperatura sociale interna degli Stati Uniti che sale «fino a eroderne legature morali, sociali e istituzionali. Investe e dilania il fattore umano, alfa e omega del convivere. Eccitate dai media asociali, le pulsioni apocalittiche impresse nel genoma americano dal fondamentalismo protestante delle origini e replicate nella corrente deriva nichilista intaccano l’impero interno. Fiorisce una letteratura da ultimo giorno che ricama ossessiva sulla guerra civile all’orizzonte, se non già in corso».

Esagerazioni? Leggete qualche comizio di Trump

«L’America dubita di essere ancora America. E i trumpisti sono certi che non lo sia più. E ‘Make America Great Again’ che diventa ‘Make America America Again’. Dal ‘fare l’America di nuovo grande’ al ‘Fai di nuovo l’America America’». Insomma, l’America tradita. Da cui può nascere la marcia degli scalmanati trumpiani alla conquista del Campidoglio, o molto peggio. «Quando la nazione che non si vuole impero smette di riconoscersi una, s’avvia a perdere sé stessa e il suo mondo».

E l’antica Roma insegna, volendo trovare radici nobili alla confusa modernità di certi personaggi, «la crisi del primo impero (America interna) investe il secondo (America Nato e dintorni) – tra cui noi siamo affezionata provincia – e oscura il marchio». L’impero non è indispensabile alla nazione, considera Limes, «ma la nazione sì è indispensabile all’impero. Senza marchio ambedue periscono».

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