venerdì, Aprile 19

RAFFAELE MATTIOLI

“The fabulous Italian banker”

“Non vedo alcuna differenza tra una poesia e un bilancio”

Raffaele Mattioli (Vasto 1895 – Roma 1973)

di Andrea Montella – 2008

Quando Mattioli, definito il banchiere eretico e discepolo di Croce, nel 1972 percepì d’essere vicino al giorno della sua morte, cominciò a visitare l’abbazia di Chiaravalle alla ricerca di un luogo dove far riposare le sue spoglie, degno della considerazione che aveva di sé. Dopo diversi sopralluoghi e grazie al democristiano Bernardo Crippa, assessore allo Stato civile del Comune di Milano, ottenne l’autorizzazione ad essere sepolto in quel luogo chiuso da molti secoli alle sepolture comuni. 

Mattioli scelse un posto preciso: la tomba dell’eretica Guglielma la Boema, svuotata e distrutta per decreto dell’Inquisizione.

Guglielma era nata nel 1210 da Costanza d’Ungheria, seconda moglie del re Premislao di Boemia; era sorella di Agnese da Praga, dell’Ordine di Santa Chiara, proclamata santa da papa Giovanni Paolo II nell’89. Guglielma giunse a Milano nel 1260: alloggiava nell’abbazia di Chiaravalle; la sua fama crebbe grazie a sue presunte doti di guaritrice fino a dar vita ad un movimento religioso, chiamato dei Guglielmiti. Tra i suoi seguagi ci fu Manfreda da Pirovano, cugina dei Visconti e il teologo Andrea Saramita, che sosteneva l’avverarsi della predizione di Gioacchino da Fiore sull’ascesa al vertice della Chiesa di una Papessa.

Guglielma soggiornò anche a Milano in zona Bregonia, tra porta Orientale e porta Tosa, dove organizzò un vero e proprio cenacolo diffondendo la sua visione del mondo e della religione.

Nel 1960 Mattioli, tra le prime iniziative come presidente della Comit, finanzia la Casa della Cultura di Rossana Rossanda – tramite suo marito Rodolfo Banfi, responsabile del Centro studi della banca – che avrà sede in via Borgogna 3, una via che si trova proprio nell’antica zona Bregonia abitata da Guglielma. Da quel luogo ebbero vita una lunga serie di iniziative legate alla cultura, al teatro e all’arte da parte di uomini di formazione liberale, socialista ed azionista, la gamba sinistra della massoneria allora tesa ad aprire una breccia nel movimento comunista, con lo scopo di egemonizzarlo per trasformarlo, iniziativa in cui Mattioli non era riuscito a coinvolgere Palmiro Togliatti da lui invitato diverse volte a cena, per sondarne le possibili convergenze e portare avanti quel progetto nato dal gruppo da lui finanziato che diede vita, nel 1942, al Partito d’Azione. L’obiettivo era introdurre in Italia il “bipartitismo perfetto” mutuato dai sistemi anglosassoni dove si alternano al governo due soli partiti che hanno come caratteristica di non mettere mai in discussione il capitalismo e le élite che lo compongono. 

Dalla cura con cui sceglie la propria tomba, Mattioli dimostra com’era complessa la sua personalità, di quale spessore il suo bagaglio culturale e quali potenti relazioni gestisse.

Raffaele Mattioli nasce a Vasto il 20 marzo 1895 da una famiglia borghese che lo vuole avvocato, mentre lui s’iscrive alla facoltà di Economia a Genova. Parallelamente si sposa con donna Emilia, da cui nasce Giuliano, ma la moglie muore prematuramente colpita dalla febbre spagnola. Il futuro banchiere troverà in una milanese, bella e benestante, Lucia Monti, il conforto necessario che gli consentirà di mettere al mondo altri tre figli: Maurizio, Stefano e Letizia. Inoltre l’incontro con i Monti gli aprirà le porte dei salotti intellettuali milanesi.

Raffaele Mattioli non trascura gli studi e due anni dopo, nel 1921, si laurea con una tesi sulla stabilità delle monete.

A 27 anni, grazie all’aiuto di Angelo Sraffa, rettore della Bocconi, legatissimo agli ambienti della massoneria inglese e amico nel corpo e nello spirito di John Maynard Keynes, vince il posto di segretario generale della Camera di Commercio di Milano.

Mattioli vanta tra le sue amicizie quella con il banchiere ebreo-polacco Giuseppe Toepliz, che trasferitosi da Varsavia a Genova era diventato il capo assoluto della Banca Commerciale Italiana (Comit) e grazie al suo interessamento entra nella Banca che gli permetterà di esprimere tutte le sue potenzialità e diventare “The fabulous italian banker” come lo definiranno gli americani.

Toepliz e Mattioli hanno visioni contrastanti su come dirigere la Comit; il primo, liberista estremo, vorrebbe farla diventare una banca d’affari, ma la conduce vicina al fallimento nella totale disorganizzazione. Il secondo punta più su una normale attività di credito e sull’intervento dello Stato nell’economia.

Nel 1933 Mattioli succede a Toepliz alla guida della Comit, diventandone amministratore delegato. Conosciuto  come liberal e antifascista, intrattiene ottimi rapporti con Mussolini, conosciuto durante la vicenda di Fiume dove Mattioli era incaricato da D’Annunzio di tenere i contatti con il capo del fascismo. Dopo la nomina don Raffaele assume Ugo La Malfa, alla Comit. Nello stesso periodo Giovanni Malagodi diventa condirettore centrale della Comit di Milano; i due diventeranno i leader del Partito repubblicano e del Partito liberale.

Mattioli è consapevole che il fascismo è solo una delle possibili forme di governo del capitale e si prepara al dopo dittatura, creando la classe politica che governerà l’Italia del dopoguerra: trasforma la Comit in una vera e propria scuola-quadri dove si studia il fabianesimo, il laburismo, Keynes, il New Deal e si preparano gli uomini che dovranno sostenere dall’interno della “sinistra” e dell’area democratica, lo scontro con il loro vero e unico nemico, il marxismo rivoluzionario espresso dal Partito comunista di Gramsci e Togliatti.

Nel 1936 entra in Banca, nel suo Ufficio Studi, Guido Carli che diverrà governatore della Banca d’Italia.

Alla Comit crescono altri due personaggi che segneranno la storia d’Italia: Enrico Cuccia, futuro capo di Mediobanca e uomo di collegamento, grazie ai suoi viaggi d’affari, con la finanza angloamericana e settori dell’antifascismo riparato all’estero e Cesare Merzagora, che diverrà un banchiere internazionale, ateo e democristiano nel contempo, sarà presidente del Senato e delle Assicurazioni Generali.

Mattioli partecipa all’elaborazione del manifesto che sancisce la nascita del Partito d’Azione e contemporaneamente si adopera per salvare i Savoia. 

Scorgiamo traccia di questi modi apparentemente contraddittori di Mattioli anche nei rapporti con il Vaticano – che possiamo definire ottimi – tanto da essere chiamato nel 1939 da Padre Gemelli a insegnare tecnica bancaria nella facoltà di Scienze politiche all’Università Cattolica di Milano.

Nel 1941 entra nella casa editrice Ricciardi promuovendo e dirigendo una collezione di scrittori classici italiani  di grande impegno editoriale e culturale; fu presidente dell’Istituto italiano di studi storici di Napoli, dopo la morte di  Croce.

E’ stato consigliere della International Finance Corporation, emanazione della Banca mondiale. Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione diviene amico dei cattolici Vanoni e Mattei; fa assumere in Comit Leo Valiani e appoggia il nascente centrosinistra. Dopo 27 anni lascia, il 22 aprile del 1972, la Banca a seguito della politica lottizzatrice praticata dalla Dc e dal Psi.

Morirà un anno dopo a Roma, il 27 luglio 1973.

Ogni 27 luglio a Chiaravalle, dove riposano le spoglie di Mattioli, si tiene una messa in latino a cui partecipano banchieri e finanzieri e all’entrata dell’abbazia sono esposti in bella evidenza una menorah, il candelabro a sette bracci, un crocefisso e il vangelo di San Giovanni, simboli cari alla massoneria.

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