domenica, Dicembre 3

SINDACATI O BOTTEGAI?

di Antonio Piro – Sindacato Generale di Base SGB

Ancora non abbiamo dati precisi, ma pare che lo sciopero generale del 2 Dicembre, anche se a macchia di leopardo, sia andato abbastanza bene, mentre la manifestazione del 3 a Roma contro la guerra e il governo è andata molto bene. Ciò dimostra che il sindacalismo di base oggi è l’unica realtà di opposizione sociale alla guerra, al caro vita e all’enorme spesa militare.

Ma ciò può esimerci da una seria anche se molto tardiva autocritica che punti al superamento delle varie botteghe del sindacalismo di base?

Il cretinismo sindacale da bottegai è molto simile al cretinismo elettorale della cosiddetta sinistra radicale che, nonostante vi siano ormai 18 milioni di persone che non vanno più a votare e che ciò sia diventato un dato strutturale e nonostante vi sia una legge elettorale peggiore di quella che nel 1953 fu definita “legge truffa”, continuano a considerare questo regime una democrazia. Una grossa parte dei 18 milioni che non votano sono operai e gente poverissima, cioè una parte importante di quello che dovrebbe essere il nostro blocco sociale di riferimento, ma i cosiddetti sinistrati preferiscono continuare a dare credito a una democrazia funzionale alla sola grande borghesia. 

La stessa cosa fanno quasi tutti i bottegai del sindacalismo di base: i sindacati di Stato e di mercato apparecchiano il tavolo servendo la loro minestra e il cosiddetto sindacalismo di base la va subito a mangiare, firmando il Testo unico sulla rappresentanza e conseguenti accordi che non sono altro che veleno per tutti i lavoratori/ci e per la democrazia nei luoghi di lavoro. 

I bottegai questo veleno lo chiamano realismo sindacale, ma in realtà è la gabbia che sindacati complici e padronato hanno costruito per controllare il conflitto e disarmare i lavoratori/ci.

La disonestà intellettuale di questi capetti del sindacalismo di base è totale: la mattina firmano, accettando la gabbia costruita da padroni e sindacati complici, e il pomeriggio vanno dai propri sudditi a recitare la preghiera su autonomia e indipendenza, giustificando questa porcheria con la necessità di essere concreti, in realtà sanno benissimo che ciò non serve ai lavoratori ma solo a garantire la sopravvivenza della propria bottega.

Il fatto che i sindacati di base non siano mai riusciti a diventare una vera alternativa ai sindacati di Stato e di mercato è dovuto, a mio parere, anche alla loro incapacità a porsi il problema dell’unità e del superamento di questa assurda frammentazione. 

Il problema dell’unità e del superamento di se stessi diventa la misurazione fra una concezione piccolo borghese da bottegai dove le cose non cambiano mai e una concezione proletaria, che punta “senza se e senza ma” a un sindacato unitario di massa e conflittuale.

Superamento della frammentazione politica organizzativa dei comunisti e superamento della frammentazione del sindacalismo di base, per lo meno tra coloro che si dicono conflittuali e di classe è oggettivamente la priorità in questa fase. Continuare con le politiche delle varie botteghe non serve a nulla, né alle organizzazioni politiche né ai sindacati e tanto meno rappresenta un aiuto per i lavoratori.

La pressione che la borghesia imperialista esercita sulle masse popolari e sulla classe operaia è enorme, è riuscita a far passare una sua precisa idea: cioè che non può esistere nessun altro sistema economico e politico all’infuori del capitalismo. Per realizzare ciò ha usato tutti i mezzi possibili, dalle stragi, al terrorismo, alla criminalità organizzata. Ma anche attraverso la corruzione dei sindacati complici e di ampi settori della aristocrazia operaia che ha comprato con pochi spiccioli. Mi riferisco a quei capi o capetti che nei luoghi di lavoro sono i veri e propri guardiani degli interessi e del sonno tranquillo dei padroni.

Morale, oggi siamo in una situazione di totale passività e sfiducia dei lavoratori, non si crede più nella lotta collettiva e i sindacati vengono visti solo come prestatori di servizi, ragion per cui anche la stessa resistenza diventa oggi sempre più difficile.

Ma noi non abbiamo altra possibilità se non quella di unirci per condurre con più forza la nostra lotta di Liberazione contro l’oppressione e lo sfruttamento sempre più selvaggio.

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