lunedì, Settembre 25

ARMAND HAMMER. L’ULTIMO “UTOPISTA” DEL NOVECENTO

La mia vita si estende lungo tutto l’arco del secolo, e talora è riuscita a gettare un ponte provvisorio sulla più grande frattura culturale e politica della storia umana; l’abisso ideologico fra i paesi capitalisti dell’Occidente e i paesi socialisti dell’Est”.

Armand Hammer (1898 –1990)

di Andrea Montella

Armand Hammer, passato alla storia come il padrone della Occidental Petroleum Corporation, in realtà si chiamava Heimann, e come il cognome anche la sua nazionalità non è chiara: alcuni affermano che sia nato in Russia, altri a New York, concordano comunque sulla data di nascita il 1898. E’ conosciuto anche come il capitalista “amico” di Lenin, secondo gli archivi del Kgb, un dossier di 3 mila pagine, finanziò i servizi segreti “sovietici” e dopo la caduta del Muro e dell’Urss è stato l’unico vero sopravvissuto a quel sistema, che grazie a Krusciov e soci non era comunista ma di capitalismo di Stato e che con Hammer con le sue scelte e con le sue relazioni ha sicuramente condizionato e aiutato a svilupparsi, certamente non nella direzione voluta dai figli dell’Ottobre.

Nella sua lunga vita, 92 anni, ha incontrato da Lenin a Trotsky, da Stalin a Roosevelt, da Kruscev a Kennedy, da Breznev a Nixon, da Reagan a Gorbaciov. 

Armand Hammer al funerale di Leonid Breznev

Ha collaborato alla nascita dell’odierna Russia con altri capitalisti del calibro di Dwayne Andreas, oligopolista mondiale del grano e gran visir della Archer Daniel Midlands, chiamati al capezzale di quel sistema moribondo diedero vita sin dal 1972 all’Ustec – Associazione per il Commercio Usa-Urss, con lo scopo di rimuovere tutti gli ostacoli che le leggi americane frapponevano. Con queste finalità nasce un consorzio diretto dalla Chevron Oil Co. che si incarica di vendere all’estero gas e petrolio con cui il governo russo ricaverà i soldi per pagare le multinazionali Monsanto, Chemical, Nabisco, Ford, Kodak, Coca Cola e Johnson & Johnson che avevano deciso di investire in quel Paese. Il nostro Armand in tutti questi passaggi c’ha sempre guadagnato.

Passato indenne in tutte le vicissitudini di quel Paese ne comprese le enormi potenzialità commerciali e ne divenne il tramite con un Occidente che ne aveva decretato, inizialmente, l’isolamento per non diffondere nel mondo il virus del Comunismo.

Ronald Reagan e Armand Hammer
Armand Hammer con Mikhail Gorbaciov

Hammer aveva delle ottime credenziali per entrare nelle simpatie dei dirigenti bolscevichi: era figlio di Julius, uno dei fondatori del Socialist Labour Party negli Stati Uniti, che aveva conosciuto Lenin nel suo esilio in Svizzera. Doveva essere il padre a partire per Mosca nel 1921 e iniziare a far affari con quel Paese; Julius, che era anche medico, in quella veste era stato arrestato perché una sua paziente era morta dopo aver fatto un aborto. Ma successive ricerche storiche mettono in discussione la versione ufficiale e attribuiscono al giovane Armand, non ancora laureato in medicina, l’intervento sulla paziente del padre. La cauzione di Julius fu pagata da Mortimer Schiff, il cui padre, Jacob, era socio della banca d’affari Kuhn & Loeb – che in seguito si chiamerà Shearson Lehman – in società con Averell Harriman.

Armand Hammer con Carlo d’Inghilterra

Nonostante le altolocate conoscenze, la famiglia Hammer in quel periodo era controllata in modo discreto e a debita distanza da ben due famosi apparati repressivi: l’FBI e l’MI5 britannico. Nonostante questa sorveglianza il giovane Armand riesce a giungere in Russia portando con sé come dono di una non ben precisata “missione medica americana a Mosca” un intero ospedale da campo e un’ambulanza. Il regalo gli costò – viaggio compreso – 100mila dollari ma fu molto apprezzato e gli permise, grazie anche ad un collaboratore di Lenin, di accedere ad una serie di aiuti necessari per sfruttare, tramite la Allied Drug & Chemical Company, una miniera di asbesto (amianto) ad Alapayevsk nell’estremo oriente russo.

La non autosufficienza economica russa sarà la costante realtà su cui Hammer muoverà le sue scelte economiche e saranno una delle fonti dei suoi guadagni. 

Se l’URSS fosse diventata autosufficiente Hammer ne avrebbe molto sofferto.

La Allied Drug & Chemical Company, la società di famiglia, si era sviluppata nei primi anni del ‘900, negli Usa, durante uno dei periodici attacchi alle bibite a contenuto alcolico. Con le politiche proibizioniste, i politici americani, pensavano di ingraziarsi l’elettorato di casa e nel contempo di sconfiggere il fenomeno dell’alcolismo. Ovviamente, senza un’adeguata politica sociale sul problema, l’unico risultato che ottennero fu quello di irrobustire tutte le mafie presenti sul loro territorio e tutti coloro che muovendosi sul limite estremo della legalità poterono arricchirsi rapidamente. L’azienda degli Hammer estraeva una tintura dallo zenzero, utilizzata per produrre clandestinamente un succedaneo delle bevande proibite, capace comunque di soddisfare palati non certo delicati.

Ma le risorse dell’URSS non erano solo quelle minerarie anche la natura di quel paese poteva rendere un bel po’ di quattrini: il giovane Hammer si buttò sull’esportazione di pellicce, in particolare lo zibellino. 

Hammer tornò a New York nel 1931 con l’idea di far soldi con il commercio di opere d’arte appartenute alla nobiltà russa ed in particolare ai Romanoff. Tra gli articoli più richiesti dai ricchi capitalisti occidentali ovviamente c’erano le famose uova Fabergé. Ovviamente le uova non erano infinite e quando scarseggiavano ci pensavano le abili mani di artigiani russi a fare delle copie perfette, a cui Armand apponeva i marchi originali grazie al fatto che possedeva i timbri che aveva preso nella ex fabbrica Fabergé in Russia. Le uova uscivano dall’URSS e giungevano in Occidente grazie ad un accordo economico tra Hammmer e Mosca, a cui andava una parte del ricavato. Era uno dei modi con cui i russi tentavano di uscire dall’isolamento economico e di avere a disposizione moneta estera per poter acquistare tecnologia e cereali di cui avevano assoluto bisogno.

Armand Hammer negli Stati Uniti approfitta anche dei bisogni che sorgono dalla seconda guerra mondiale producendo, grazie ad una concessione governativa, whisky di bassa qualità. In quel periodo si sposa con una signora benestante del New Jersey, Angela Zevely, che lascia nel 1956 per sposare la vedova Frances Burrett, alla quale il defunto marito aveva lasciato un patrimonio di otto milioni di dollari. I soldi dell’attempata moglie saranno la base economica su cui sorgerà l’avventura petrolifera che porteranno la Occidental a diventare uno dei colossi mondiali. Negli anni ’60 grazie alla scoperta del petrolio nel deserto libico e all’appoggio di re Idris, Hammer poté diventare uno dei maggiori estrattori di petrolio di quel Paese.

Negli Stati Uniti Hammer aveva un approccio alla politica piuttosto spregiudicato, passava disinvoltamente dai democratici con una predilezione per la famiglia di Al Gore, suoi soci in affari, ai repubblicani, sino ad appoggiare la candidatura di un lestofante come Richard Nixon.

Forse Hammer aveva compreso l’essenza di quel sistema politico dove l’unico valore è il denaro tanto da essere diventato, com’è scritto sulla banconota da un dollaro, una vera e propria divinità: “IN GOD WE TRUST”.

1 Comment

Rispondi

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: