di Riccardo Casolo
È notizia di questi giorni l’apertura di un’indagine da parte della Procura europea sull’acquisto dei vaccini anti Covid 19 e relativi accordi effettuati dalla Commissione Europea con i dirigenti di Pfizer, Moderna e Astra Zeneca.
Da subito la gestione da parte della Commissione Europea delle trattative e conseguente acquisto dei vaccini anti Covid 19 si era coperta di ombre e sospetti, alimentati dalla scarsa trasparenza con cui si è svolta tutta la vicenda. Infatti erano stati segretati tutti gli atti relativi alle trattative intercorse, altrettanto gli accordi di acquisto poi effettuati e addirittura sui componenti della commissione che hanno di fatto condotto le trattative e stretto gli accordi.
Altri sospetti erano stati generati dalla rivelazione da parte del quotidiano americano New York Times di telefonate e sms intercorsi tra la presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, e l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, il cui contenuto non è mai stato reso noto malgrado le domande dei giornalisti e le interrogazioni di parlamentari europei.
Solo recentemente sono stati resi pubblici dalla commissione Europea i contratti, però con molti omissis.
Solo grazie ai giornalisti di Report siamo venuti a conoscenza del testo integrale dei contratti stipulati a fine 2020 con Pfizer e Moderna, che pubblichiamo. Sono gli accordi con cui l’Europa ha versato un anticipo di 700 milioni di euro a Pfizer e 318 milioni a Moderna, per prenotare rispettivamente 200 e 80 milioni di dosi.
I contratti rivelano alcuni particolari interessanti.
Ad esempio la cifra di 15,50 a dose per il vaccino di Pfizer-Biontech di cui si parla da mesi non è propriamente corretta: quella è soltanto la media fra due prezzi differenti concordati con la casa farmaceutica. L’azienda infatti ha venduto il suo siero a 17,50 euro per i primi 100 milioni di dosi, e 13,50 euro da 100 a 200 milioni di dosi. Poi però il prezzo risale: per tutti gli ordini ulteriori fatti entro 3 mesi dall’autorizzazione concessa da Ema (dunque fino al 21 marzo), si passa a 15,50 euro a dose. Dopo, di nuovo a 17,50 euro. E il prezzo sembra destinato ad aumentare ancora in futuro. Per il momento, però, il primato di vaccino più caro sul mercato resta di Moderna: 18.80 a dose.
I contratti affermano anche che in caso di danni da effetti collaterali, gli indennizzi ricadranno quasi esclusivamente sugli Stati. Sulle concessioni fatte alle case farmaceutiche in materia di responsabilità civile si discute da mesi in tutta Europa. Ma il testo ribadisce che l’utilizzo “avviene in periodo di condizioni epidemiche e l’amministrazione dei prodotti sarà condotta sotto la sola responsabilità degli Stati membri”. Le case farmaceutiche rispondono soltanto in caso di dolo o di dimostrata violazione delle Good manifacturing practice (le buone pratiche di produzione che tutte le aziende sono tenute a rispettare). I brevetti, invece, restano in mano ai privati, malgrado gli ingenti finanziamenti pubblici. Tutto questo rappresenta quantomeno qualcosa di unico e assolutamente originale nei contratti tra istituzioni e case farmaceutiche, a tutto vantaggio delle Big Pharma.
Auspichiamo quindi che la Procura europea sappia fare piena luce su questa vicenda che riguarda un settore essenziale e di estremo interesse pubblico, un’epidemia che ha duramente colpito la popolazione europea e mondiale, ed è quindi più che necessario, riteniamo, che tutto ciò che concerne la gestione della pandemia sia esente da qualsiasi sospetto di comportamenti discutibili se non di reati di corruzione o altro, che sarebbero estremamente intollerabili e da perseguire duramente.