“L’ipoteca significa cautela, la speculazione audacia: il finanziere è un misto di entrambe le doti”
Sir Henry Drummond Wolf
di Andrea Montella
La dinastia degli Hambro, raccontano, inizia con Joachim, mercante di sete, del quale si conoscono solo il luogo e l’anno della morte: Copenhagen, 1806. Un’altra versione narra che erano astuti avventurieri vichinghi.
Agli uomini d’affari piace ricordare le piratesche gesta dei loro antenati: come quelle dei capostipiti della Jardine-Matheson di Hong Kong, William Jardine e James Matheson, che nel 1828 formarono una “società” per contrabbandare l’oppio.
Prima che gli Hambro, grazie a Carl Joachim, aprissero la loro banca al numero 70 di Old Broad Street a Londra, nel 1839, erano stati banchieri dei sovrani di Danimarca, Svezia e Norvegia. La banca teneva il pedigree di questa famiglia in un libro rilegato in pelle azzurra e lì il primo Hambro di cui si parla è Joseph, figlio di Joachim, nato il 2 novembre 1780 a Copenhagen e morto il 3 ottobre 1848, vissuto a Upper Portland Place, Middlesex e sepolto a Whitechapel. Joseph oltre a fare il banchiere continuò ad occuparsi del commercio: dalla seta al settore alimentare.

Agli inizi dell’800 la neutrale Danimarca attraversava un brutto momento: aveva rifiutato l’alleanza con gli inglesi, loro di rimando cannoneggiarono Copenhagen, costringendoli alla resa. Il re Federico VI si alleò con i francesi, per i danesi le guerre napoleoniche furono un vero disastro e nel 1814 dovettero cedere la Norvegia alla Svezia e l’Helgoland all’Inghilterra.
Ma gli affari per gli Hambro, grazie alla guerra e all’industria alimentare andavano a gonfie vele. Nel 1827, il patrimonio della banca era di 67 mila sterline, cinque anni dopo ammontava a 100 mila. Tra i loro 400 clienti gli Hambro avevano: Meyer Amschel Rothschild di Francoforte, il figlio Nathan di Londra, il conte Adam Wilhelm Moltke figura di spicco della politica danese.
Joseph Hambro ebbe un solo figlio: Carl Joachim, nato nel 1808 a Copenhagen. Il giovane dopo essere andato a scuola nella capitale danese, studiò a Brema e Le Havre, in seguito andò in America per specializzarsi e conoscere la fiorente economia Usa.
Ritornato in patria e visto il ridimensionamento della Danimarca dopo la perdita della Norvegia decise di guardarsi attorno e cercare una collocazione utile alla strategia della banca. I suoi interessi caddero sull’Inghilterra, attratto dal modo con cui gli inglesi trattavano gli affari. E fece la sua scelta.
Il periodo che va dal 1839 al 1848, data della morte di Joseph, fu un decennio molto importante per la banca: il padre aveva lasciato al figlio 295.515 sterline, non gravate da tasse sull’eredità; nel 1843 Joseph era diventato per decreto del Parlamento cittadino britannico; nel 1844 era stato nominato banchiere di corte da re Carlo XIV di Svezia e Norvegia. Il re altri non era che Jean-Baptiste Jules Bernadotte generale e maresciallo di Napoleone, principe di Pontecorvo, adottato da Carlo XIII.
Il 6 ottobre 1851 Carl Joachim Hambro fu fatto barone di Danimarca, per meriti acquisiti nella guerra che il regno danese sostenne contro i prussiani, titolo che ogni capofamiglia avrebbe ereditato. Inoltre ottenne l’autorizzazione dal Royal College of Arms di Londra di usare lo stemma danese, leggermente modificato, in Gran Bretagna.
Sempre quell’anno divenne ministro delle Finanze del regno di Sardegna il massone Camillo Benso conte di Cavour, la mente dell’unificazione italiana, basti pensare che il nome Risorgimento è derivato direttamente dal quotidiano fondato nel 1847 da Cavour con Balbo e il conte di Santa Rosa.
Il deficit del Piemonte ammontava a 3 milioni di sterline, per far rinascere il Piemonte Cavour chiedeva scuole pubbliche, nuove industrie, nuove ferrovie e iniziò a cercare chi poteva finanziare il suo progetto. Si rivolse ai Baring che rifiutarono la proposta per non entrare in conflitto con i Rothschild che controllavano il regno dei Savoia. Hambro aveva subito dei torti da parte dei Rothschild e colse l’occasione per vendicarsi: per raccogliere capitali suggerisce un’ipoteca sulle ferrovie piemontesi che offrisse ai detentori delle obbligazioni Anglo-sarde un’opzione per scambiarle con azioni delle ferrovie. Un’operazione osteggiata dai Rothschild che rischiò di portare alla rovina il banchiere Hambro. Cavour era visto come un alleato nei disegni geopolitici della nobiltà inglese. Cavour ascoltava con attenzione i consigli di Hambro di cui divenne amico: aumentò le tasse, facilitò il libero commercio, favorì il sistema bipartito di tipo inglese. In seguito la C.J. Hambro & Son divenne mediatrice di Cavour in America. Grazie allo sviluppo delle ferrovie piemontesi quando fu dichiarata la guerra all’Austria nel 1859, le truppe francesi riuscirono a raggiungere rapidamente la Pianura Padana consentendo la sconfitta austriaca. Era iniziata l’unificazione dell’Italia come diceva il motto coniato da Lord John Russell: “L’Italia agli italiani”.
Grazie a questi “aiuti” la banca Hambro fu agente pagatore del governo italiano per moltissimo tempo.

Carl Joachim Hambro, visto il redditizio successo ottenuto nelle vicende italiane, si diede da fare anche per mettere sul trono di Grecia il principe Guglielmo di Danimarca, che nel 1863 salì al trono con il nome di re Giorgio I. Ovviamente la banca Hambros fu favorita nell’emettere il suo primo prestito alla Grecia.
Carl Joachim ebbe tre figli ma per la carriera di banchiere fu scelto Everard. Studiò a Eton e a Cambridge, entrò nella banca nel 1864 e alla morte del padre nel 1877 ereditò più di mezzo milione di sterline divenendo l’unico proprietario. Everard divenne amico di John Pierpont Morgan e del principe di Galles, il futuro re Edoardo VII; fu nominato direttore della Banca d’Inghilterra e investito cavaliere.
Siamo nell’epoca dei grandi prestiti esteri diventati affari prestigiosi. I governi stranieri avevano una predilezione per i grandi banchieri d’affari in quanto non subivano alcuna pressione politica, loro stavano al di sopra, quindi erano gli unici che contavano realmente, essendo liberi da pressioni di ogni genere. Gli Hambro predisponevano prestiti per Oslo, Copenhagen, Roma, Götheborg, Nel 1881 gli Hambro e i Baring raccolsero 14 milioni di sterline per il nostro Paese. Sempre con i Baring gli Hambro tra il 1888 e il 1890 emisero prestiti russi. Inoltre aiutarono lo zar nel 1891 a porre la valuta su base aurea, emettendo un prestito al 3 per cento di 19.775.000 sterline.
Dopo la fusione con la British Bank of Northern Commerce (posseduta dalla Enskilda Banken e da numerose banche di risparmio scandinave) nel 1921 il nome cambiò in Hambros Bank. Nel 1926 venne costruita una grande sede centrale al 41 di Bishopsgate a Londra, dove la banca rimase fino al 1988. La depressione del 1930 danneggiò gli affari internazionali della banca che si concentrò sul risparmio domestico e la Scandinavia. Durante la seconda guerra mondiale sir Charles Hambro gestì le finanze del governo norvegese in esilio e fu anche a capo del SOE (Special Operations Executive) che gestiva una rete di agenti segreti in Europa, che condusse tra l’altro l’Operazione Gunnerside il sabotaggio nel febbraio 1943 della centrale di Vemork, a Rjukan in Norvegia, dove i nazisti preparavano l’acqua pesante necessaria alla fabbricazione dell’atomica (episodio raccontato nel film Gli eroi di Telemark). Egli aveva buone relazioni con la famiglia svedese Wallenberg e con la loro Stockholms Enskilda Bank, soprattutto dopo il matrimonio con la vedova di Marcus Wallenberg.
Durante la guerra Charles Hambro teneva i collegamenti con la Resistenza italiana grazie ad Eugenio Cefis, comandante delle “Brigate di Dio”
Cefis, l’affossatore della politica anticoloniale di Enrico Mattei e dell’Eni, aveva legami con Londra sin dai tempi della Resistenza, come comandante della “Brigate di Dio”. Chi gli forniva i contatti era Charles Hambro, che oltre ad essere un banchiere era uno dei vertici dei servizi segreti britannici. E i servizi segreti di quel Paese mal digerivano la politica petrolifera di Mattei. Eugenio Cefis ha svolto dopo l’uccisione di Mattei un ruolo fondamentale nel condizionare in senso filo occidentale la politica sia dell’Eni e in seguito della Montedison. Cefis inoltre, nel 1972, come azionista del Corriere della Sera, ha favorito le grandi manovre per spostare in senso piduista la grande stampa italiana. Recentemente sono emersi documenti in cui, viene indicato come uno dei capi occulti della Loggia P2. Cefis, secondo una nota dell’agente del Sismi, nome in codice Turi, afferma: “La Loggia P2 è stata fondata da Eugenio Cefis che l’ha gestita sino a quando è rimasto presidente della Montedison. Da tale periodo ha abbandonato il timone, a cui è subentrato il duo Ortolani-Gelli…”
La Banca Hambros ha intrattenuto ottimo rapporti d’affari anche con bancarottiere Sindona, attraverso il cugino di Charles Hambro, John McCaffery referente in Italia per la banca, membro del SOE e legatissimo ai servizi segreti inglesi. La Banca Hambros possedeva il 24,5 per cento del capitale della Banca privata finanziaria di Sindona; sia Sindona che gli Hambro avevano in comune la fanatica avversione per i comunisti. Durante la Resistenza McCaffery ha rapporti con il monarchico Edgardo Sogno, dopo la Liberazione sarà insignito della più alta onorificenza dei Savoia; è ancora da studiare a fondo il ruolo che questi banchieri hanno svolto nella parte più nera della storia d’Italia.
Dopo la seconda guerra mondiale la Hambros si fece conoscere come banca dei diamanti grazie alla fiorente attività nella industria e nel commercio dei diamanti. Hambros fu una delle tre più importanti banche nel mercato europeo fino alla metà degli anni ’60. Nel 1967 trasferirono le loro attività nei paradisi fiscali britannici delle Isole del Canale: Jersey e Guernsey, per usufruire dei benefici del mercato offshore. Gli anni ‘70 per la Hambros si caratterizzano per l’espansione nei settori degli asset management, delle assicurazioni e fondi di investimento. Un’altra banca privata offshore viene aperta nel 1981 a Gibilterra.
A metà degli anni ’70 la banca fu colpita dalla crisi del settore cantieristico e venne ripetutamente attaccata dal magnate norvegese Hilmar Reksten. Sotto la direzione di Charles Perrin, che aveva iniziato la sua carriera nella banca come vicesegretario della compagnia, la banca si difese contro le cause intentate alternativamente dai suoi curatori e dal governo norvegese per quasi 25 anni, comprese due transazioni extragiudiziarie sfavorevoli alla banca. Complessivamente l’affare Hilmar Reksten fu un vero e proprio disastro finanziario per la Hambros Bank che ne limitò lo sviluppo.
Nel 1986 Hambro Trust, il maggiore azionista della banca viene sciolto e la famiglia prese strade separate: il figlio di sir Charles, Charles Hambro con i figli Clare, Charles e Alex rimane con la banca mentre Jocelyn con i figli Rupert, Richard e James fonda la JO Hambro and Sons. L’influenza della famiglia Hambro nella banca decresce con la promozione di Chips Keswick alla presidenza e di Charles Perrin come vicepresidente e poi amministratore delegato. Jocelyn Hambro e i suoi figli ebbero successo nel loro nuovo business compensando largamente la perdita della banca.
Alla fine degli anni ’90 la Hambros aveva 1.400 dipendenti, 900 dei quali nella sede di Tower Hill a Londra. Nel febbraio 1998 gli amministratori della Hambros PLC propongono la vendita della Hambros Bank Ltd alla banca francese Société Général, la maggioranza degli azionisti accettano. Hambros PLC inclusi i fondi di investimento e i private equity verrà in seguito ceduta a Investec, una banca sudafricana. Nel novembre dello stesso anno le principali attività di private bankingprendono il nome di SG Hambros Bank & Trust Limited. Parallelamente le attività svolte a Londra, Jersey, Guernsey e Gibilterra e anche da Coutts Bank alle Bahamas diventano parte del gruppo SG Hambros.
Il nome Hambro continua a rappresentare uno dei punti di riferimento nella pianificazione dell’economia mondiale, grazie alla capacità di condizionare le scelte delle nazioni, in funzione della finanza anglosassone. Anche il nostro Paese si è dato da fare per raggiungere questi livelli di integrazione: significativo l’incontro che si è svolto a Londra il 2 maggio 1995, presso l’Italian Business Club, a cui sono ammessi dopo selezione durissima solo 120 membri. All’epoca erano presenti: Pietro Antonelli, direttore centrale della Hambro’s Bank; Bernardo Attolico, capo della merchant bank Barclays; Enrico Pedretti, vicepresidente senior di Paribas; Carlo de Joincare Narten della Morgan Grenfell; Giovanni Theodoli-Braschi, di NatWest; Leonardo Giangreco di Merrill Lynch International, ecc.
Nell’esclusivo club Massimo D’Alema ai vertici del Pds e Rutelli, allora sindaco di Roma, garantivano una politica liberista e una serie di privatizzazioni in grado di modificare a favore del capitalismo internazionale i rapporti politici nel nostro Paese.
La SG Hambros sedi in Inghilterra, Bahamas, Gibilterra, le isole del Canale Guernsey e Jersey.