giovedì, Settembre 21

MICHAIL GORBACIOV, DAL PCUS A LOUIS VUITTON. LA STORIA DI UN TRADITORE

di Andrea Montella

Questo spot fu trasmesso solo in Occidente, ma non nella ex Unione Sovietica, dove sarebbe stato controproducente. «Gorby» fu registrato nel 2003 come un marchio protetto.

La sera del 30 agosto è morto Michail Gorbaciov, l’ultimo segretario generale del Partito comunista sovietico e ultimo Presidente dell’URSS.

Per molti, soprattutto tra le nuove generazioni, questo personaggio risulterà quasi uno sconosciuto nonostante sia stato determinante nel dare avvio al processo di distruzione dell’Unione sovietica riducendola, in pochissimo tempo, da seconda potenza mondiale, a un paese del Terzo Mondo. Una disgregazione voluta e tanto agognata da tutti i paesi occidentali in particolare da Usa e Gran Bretagna, il vertice del massocapitalismo imperialista e al loro principale strumento militare, la Nato.

La stretta di mano tra il presidente Usa Ronald Reagan e Michail Gorbaciov. Il presidente dell’Urss segnala a Reagan, toccandogli la terza nocca della mano, che lui è un terzo grado della massoneria, un “maestro”

L’azione devastante di Gorbaciov è stata l’ultima di una serie, che ebbe inizio subito dopo la morte del compagno Stalin e di un golpe strisciante all’interno del Partito comunista russo che portò all’ascesa e al potere con il XX Congresso nel 1956 il revisionista ucraino Nikita Krusciov.

Passo dopo passo e in continuità con gli obiettivi kruscioviani, l’azione dei vari segretari del PCUS indirizzarono la politica sovietica verso posizioni sia in politica estera che interna non dissimili da quelle occidentali, tanto che furono questi segretari, post bolscevichi, che elaborarono teorie come la sovranità limitata dei paesi fratelli del blocco dell’Est, manifestando così con le loro repressioni, una politica speculare a quella dell’imperialismo angloamericano in America Latina, Europa, Africa e Asia. Che dire poi dell’incapacità dei segretari del PCUS di esercitare una vera critica egemonica al dissenso senza arrivare a forme becere di repressione e controllo. Anche questa politica era non dissimile e speculare alla repressione che avveniva in Occidente e in particolare negli Usa, con il maccartismo.

Le posizioni revisioniste dei segretari dell’URSS, non passarono sotto silenzio, furono aspramente criticate dai compagni del Partito Comunista cinese e in parte dal P.C.I. grazie alla critica fatta da Togliatti al XX congresso su Rinascita.

La posizione antimarxista dell’URSS nel XX congresso provocò enormi danni politici e una ferita che non si è mai più rimarginata nel movimento comunista internazionale.

Ma anche tra il popolo russo questa deriva revisionista non passò sotto silenzio riportiamo di seguito una parte del quarto capitolo del libro di Aleksandr Zinov’ev, LA CADUTA DELL’«IMPERO DEL MALE» – Saggio sulla tragedia della Russia – Bollati Boringhieri, 1994.

Quando ho letto questo libro e in particolare queste pagine sulla deriva di Gorbaciov e del gruppo dirigente del PCUS mi è sembrato di rivedere lo stesso processo a cui ho assistito come militante del Partito Comunista Italiano nel periodo che va dalla morte di Enrico Berlinguer alla Bolognina e al Congresso di Rimini del 1991, realizzato con le dimissioni “a sua insaputa” del segretario Alessandro Natta e l’ascesa dei revisionisti e traditori Achille Occhetto e soci.

La speculare parabola politica fatta in URSS è avvenuta per molti dirigenti ai vertici del P.C.I. e l’ho ricostruita nel libro scritto con la mia compagna Paola Ipotesi di complotto? Le coincidenze significative tra le morti e le malattie dei segretari del PCI e l’attuale stato di salute dell’Italia – Carmignani Editrice 2014.

Capitolo IV

Il fattore tradimento

Nel 1985, ancora prima di essere eletto segretario generale del Comitato centrale PCUS (benché fosse chiaro a tutti che lo sarebbe presto diventato), Gorbaciov giunse in visita ufficiale in Gran Bretagna. Non si recò a rendere omaggio alla tomba di Marx, padre dell’ideologia comunista e quindi dell’ideologia ufficiale dell’Unione Sovietica e del PCUS. Gorbaciov rese invece omaggio alla regina. In qualche intervista ebbi a dire a questo proposito che stava iniziando l’epoca di un grande tradimento di portata storica. L’Occidente invece interpretò tale tradimento come un recupero della vista. Sciocchezze! Nessuno stava recuperando la vista perché nessuno era mai stato cieco. Era iniziato invece un autentico tradimento, prudentemente calcolato, mercenario e servile, spinto da infimi interessi e da infime qualità umane.

A compiere questo tradimento furono in primo luogo gli alti dirigenti del paese, i funzionari degli apparati di partito, i capi ideologici e i rappresentanti delle élite intellettuale. Il pesce, come si suol dire, comincia a puzzare dalla testa. Quelle persone che erano riuscite a emergere ai vertici del potere avevano fatto carriera nell’apparato di partito e in quello statale seguendone le leggi. Il loro primo dovere era logicamente quello di conservare l’ordine sociale esistente nel paese, il sistema dello statalismo e l’ideologia. Era il loro ordine, il loro potere, la loro ideologia in primo luogo. La popolazione del paese era ormai abituata a vivere nella naturale convinzione che i capi al potere, in un modo o nell’altro, avrebbero compiuto il loro dovere nell’interesse di autoconservarsi e conservare il paese. Eppure, accadde qualcosa di incredibile: un potere che fino ad allora non aveva esitato a eliminare furiosamente chiunque attentasse all’ordinamento sociale, allo statalismo e all’ideologia del paese, cominciò di propria iniziativa a sferrare durissimi attacchi a quelle che erano le basi della società, e lo fece con un accanimento che neppure i nemici giurati si sarebbero sognati. Di che cosa si è trattato? Di una vista finalmente recuperata?

Nella storia dell’umanità i riformisti sono un fatto consueto e ve ne sono stati di ogni specie. Ma non si era ancora avuto un caso in cui i massimi poteri mandassero coscientemente in frantumi le basi della società a essi sottomessa.

In questo modo agirono soltanto dei traditori. Un normale processo storico si presenta così: nella società avvengono gradualmente dei cambiamenti e i riformisti introducono in essa alcuni elementi che corrispondono ai cambiamenti in corso. Nel nostro caso non è avvenuto niente di simile. I riformisti sovietici hanno cominciato a imporre con la forza al paese forme di vita assolutamente estranee, addirittura mutuate non già dalla realtà occidentale, di cui avevano un’idea quanto mai confusa, ma dalla propaganda e dalla ideologia occidentale, studiata appositamente per imbecilli non occidentali. E lo hanno fatto obbedendo a bacchetta ai nemici del loro paese, dinanzi ai quali hanno capitolato e abbandonato senza colpo ferire un paese in grado di autodifendersi. Che cosa sono stati costoro se non traditori?

Cercate di immaginare un quadro di questo genere. Due eserciti si combattono. E l’esito della guerra non è ancora deciso. Improvvisamente, il comando di uno degli eserciti, insieme con l’intero quartier generale, passa al nemico, e attivamente e con cognizione di causa comincia ad aiutarlo a sgominare l’esercito che ha appena tradito. Alla massima dirigenza sovietica, con l’avvento al potere dei riformisti gorbacioviani, è accaduto qualcosa di simile, soltanto in dimensioni grandiose, in modo globale e in proporzioni storiche. Costoro non hanno semplicemente tradito il loro paese, essi hanno cominciato a esercitare le funzioni di un governo di occupazione.

Ora cercate di immaginare un quadro di questo genere. Il papa si affaccia in piazza San Pietro e ai fedeli riunite dice quanto segue: Cari cattolici, devo comunicarvi che non esiste alcun Dio, che la Chiesa cattolica è un’organizzazione criminale e, pertanto, io la sciolgo. come giudichereste il comportamento di questo papa? Eppure fu proprio questo lo spirito in cui gli ideologici sovietici cominciarono a pronunciarsi.

Il massimo ideologo del paese, Jakovlev, che fino all’ultimo aveva giurato fedeltà al marxismo-leninismo e denunciato l’imperialismo americano e l’ideologia occidentale, di punto in bianco abiura il marxismo e il comunismo e guida una campagna anticomunista. Cosa sarebbe questo? Un vecchio e inveterato furfante del partito che di colpo ha riacquistato la vista?

Oh, no! Questa lordura morale era sempre stata pronta a qualsiasi tradimento, abilissima nel doppio gioco. Adesso era giunto il momento in cui poteva ritenere vantaggioso passare dalla parte dei nemici del suo paese. Simili traditori, così abili nel doppio gioco, sono spuntati a migliaia tra i predicatori ideologici della Russia. […]

Il tradimento perpetrato oggi non è stato affatto disinteressato. A tradire sono state innanzitutto persone istruite, che nella società sovietica occupavano posizioni di grande rilievo. Con il loro tradimento hanno ricavato la possibilità di adeguarsi alle nuove condizioni, di diventare famose, fare carriera e ricevere mance sotto forma di onorari da favola.

Uno degli strumenti più potenti utilizzati dall’Occidente per portare la società sovietica alla disgregazione è stata l’azione esercitata sulla vanità dei cittadini sovietici. Io la definirei come la tentazione della notorietà, a cui si sono abbandonate con sbalorditiva leggerezza e decisione molte personalità influenti. L’Occidente ha sfruttato questa debolezza degli uomini politici sovietici e delle personalità della cultura, allo stesso modo in cui i colonizzatori e conquistatori occidentali seppero sfruttare la debolezza degli indigeni americani per le bevande alcoliche. Lasciavano che indigeni diventassero degli alcolizzati, per poi acquistare talvolta enormi territori e immense ricchezze in cambio di una bottiglia di «acqua di fuoco».

All’amo della notorietà hanno abboccato dapprima i dissidenti sovietici, il cui esempio è stato eseguito da uomini di cultura e da sportivi. La loro «fama mondiale» fu presto invidiata dai burocrati del partito e dello Stato, che si lanciarono sull’«acqua di fuoco» della fama mettendo in disparte dissidenti, critici del regime, scrittori, musicisti e tanti altri, i cui nomi, fino a quel momento, erano balenati nei mezzi di informazione occidentali. I burocrati riuscirono a superare quelli che li avevano preceduti, strappando loro la bandiera dell’antisovietismo e dell’anticomunismo. Campione di questa lotta per l’«acqua di fuoco» della notorietà diventò il capo dello Stato sovietico, nonché del PCUS, Michail Gorbaciov, insignito per il suo tradimento senza precedenti di ogni sorta di onorificenze e titoli, quali «uomo dell’anno» e persino «del decennio». Per questo vero e proprio boom della fama in Occidente, Gorbaciov avrebbe potuto tardire non soltanto il suo paese, ma l’umanità intera. De resto è proprio quello che ha fatto con i suoi alleati in Europa e in altre parti del mondo. Le orme di Gorbaciov furono subito seguite da altri Giuda sovietici alto locati: Jakovlev, Shevardnadze, Eltsin ecc. Il desiderio sfrenato di meritare lodi e notorietà in Occidente divenne lo stimolo maggiore nel comportamento dei riformisti sovietici.

Il tradimento fu ricompensato dal fatto che un numero infinito di persone, in precedenza prive di qualsiasi possibilità di fare carriera e di arricchirsi materialmente, potè occupare posti di rilievo nel sistema di potere testé creatosi, con tutti i privilegi e le fonti di reddito connesse. In poche parole, questa epidemia proditoria, che con rapidità fulminea aveva contagiato la società sovietica, aveva basi decisamente terrene, nulla cioè in comune con ragioni ideali o con una chiaroveggenza intellettuale.

La massima dirigenza del nostro paese e i suoi leccapiedi hanno tradito il proprio paese e la propria gente. Ma è stato un tradimento perpetrato sotto gli occhi del popolo, con la sua connivenza e persino con la sua approvazione. Il popolo stesso, come unità organizza, si è reso complice di questa azione criminosa di portata storica. Il nostro popolo è diventato un popolo traditore. Ha tradito il proprio passato, ha tradito quanti in suo nome hanno offerto sacrifici inauditi, ha tradito i propri posteri, ha tradito milioni di persone su questo pianeta che guardavano a lui come un modello esemplare, come a un appoggio e a una difesa. Passeranno gli anni, forse i secoli, e i nostri posteri ci giudicheranno come traditori, canaglie, imbecilli, leccapiedi, ignavi, vigliacchi pronti a capitolare, e ci malediranno. E sarà giusto così, giacché questo è il giudizio che meritiamo.

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