giovedì, Aprile 25

CHI L’HA DECISO CHE ITALIADECIDE?

di Paola Baiocchi e Andrea Montella

Articolo preparato per Liberazione il 28 giugno 2009. Uscito leggermente modificato il 2 luglio 2009

Il 2 di luglio 2009 Italiadecide alla Camera presenterà il suo rapporto sulle infrastrutture al cospetto di Giorgio Napolitano, Capo dello Stato.

Italiadecide, associazione a-partisan, come la definisce il suo portavoce Luciano Violante, raccoglie personaggi pescati da tutte le formazioni politiche. Ma che non si pensi a un’organizzazione interclassista, sono tutti rigorosamente alto-borghesi: c’è Carlo Azeglio Ciampi, Giulio Tremonti (presidente Aspen Institute Italia e membro del Bilderberg), Gianfranco Fini e Alessandro Campi (presidente della Fondazione di Fini FareFuturo); c’è l’immarcescibile Giuliano Amato (dell’Aspen Institute Italia e della Fondazione dalemiana Italianieuropei) con Roberto Calderoli; c’è Gianni Letta il Richelieu di Berlusconi (membro della P2). C’è il ministro dei Trasporti Altero Matteoli, c’è Mauro Moretti amministratore delegato di Ferrovie Spa con Massimo Sarmi delle Poste; c’è Fulvio Conti dell’Enel, il molto discusso banchiere di Unicredit Alessandro Profumo; il vicedirettore generale dell’Ocse Piercarlo Padoan, Angelo Maria Petroni, segretario generale dell’Aspen Institute Italia e consigliere Rai.

L’associazione vanta anche la presenza del procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, molti giuristi tra i quali Vincenzo Cerulli Irelli (socio promotore), il “sociologo” delle moltitudini Aldo Bonomi (l’uomo che diede il passaporto per espatriare in Svizzera al terrorista Gianfranco Bertoli. La fuga di Bertoli e il ruolo di Bonomi sono ricostruiti dalla sentenza del marzo 1980 del giudice Antonio Lombardi).

Infine (per garantire che non ci sia conflitto d’interesse?) c’è anche Antonio Catricalà, dell’Autorità garante della concorrenza.

Luciano Violante è una figura che ha segnato molte delle svolte revisioniste che nel nostro Paese hanno aperto nuovi varchi alle culture reazionarie, dalla Lega ai fascisti. Ricordiamo che nel suo discorso di insediamento alla presidenza della Camera nel 1996, aveva sdoganato i repubblichini dicendo: «Dobbiamo capire i vinti di Salò». E gli effetti nefasti di quella apertura politica si è vista nella società con il diffondersi di aggressioni da parte degli eredi di quella cultura nei confronti dei soggetti più deboli e meno tutelati.

Sul Corriere della Sera del 23 giugno Violante ha presentato l’associazione dichiarando: «Intendiamo affrontare i temi chiave del futuro del Paese, partendo dalle difficoltà della decisione politica. Ci occupiamo del modo di decidere meglio e con rapidità e di eseguire tempestivamente le decisioni prese. Per questo è necessario un luogo ove i diversi mondi delle istituzioni, dell’economia, della finanza, del lavoro, dell’università possano comunicare tra loro intorno a temi concreti. Fino a quando resta la incomunicabilità tra questi mondi il Paese non esce dalle secche in cui si trova». Insomma una superloggia sopra al Parlamento, eletta da nessuno, ma che decide per tutti.

Eliminati i comunisti dal Parlamento – quelle forze cioè che hanno costruito la Costituzione antifascista sociale e democratica, e tutte le vittorie successive che ci stanno progressivamente togliendo come scuola, pensioni e sanità pubblica, diritti e stabilità del lavoro – il progetto che sta avanzando è un vero atto eversivo per ridurre gli spazi democratici, svuotando il Parlamento e i partiti di rappresentanza e di poteri decisionali. Affermando nei fatti un Partito unico che supera gli schieramenti di facciata e che aggregando gli interessi strategici della borghesia ne realizza la sua dittatura, quella di cui parla Marx. La borghesia accentrando e verticalizzando il potere decisionale dei partiti e delle istituzioni dello Stato, tenta di resistere, come  classe, agli effetti della crisi, preparando nel contempo il terreno di coltura a possibili avventure reazionarie. 

I metodi decisionisti di questo gruppo capeggiato da Violante fanno venire in mente le teorie di Samuel P. Huntington, l’ideologo dello scontro di civiltà, uno dei maggiori ispiratori della borghesia statunitense, che aveva elaborato nel 1975 un piano per conto della Trilateral e del Council on Foreign Relations (CFR) su come far arretrare la democrazia negli Usa e nel resto del mondo.

Per Huntington le lotte degli anni ’60 erano il portato di un “eccesso di democrazia” che sovraccaricava il sistema politico di partecipazioni e rivendicazioni, bloccando i giochi di potere della classe egemone. Per uscire da quella situazione il consiglio di Huntington era di agire per far diminuire la partecipazione delle persone alla politica.

Come? Ridimensionando drasticamente i contenuti dell’istruzione superiore e subordinandola alle esigenze del mercato. Riformando la Costituzione degli Stati Uniti sulla libertà di stampa, asserendo che in circostanze speciali, non meglio specificate, è necessaria una censura preventiva di ciò che i giornali possono pubblicare e il diritto del governo di bloccare le informazioni alla fonte, consigliando alle associazioni professionali di categoria di limitare e selezionare l’accesso agli organi di stampa, in caso contrario ci sarebbe stato un intervento diretto del governo. Dalla gestione mediatica del caso Watergate fatta dall’élite dominante negli Usa, si innesta il processo di disaffezione verso la politica da parte del proletariato americano e della piccola borghesia.

La scoperta dei metodi usati in politica da Nixon non ha modificato le prassi dei successivi presidenti che ne hanno assunto la filosofia per cui i reati commessi da un capo di Stato, espressione di un’élite, non sono punibili. La storia ha così cominciato a marciare all’indietro, reintroducendo principi mutuati dall’assolutismo.

Non è forse quello che sta accadendo anche da noi?

Formule come questa di Italiadecide sono riconducibili alle pratiche tipiche della massoneria che crea quelle camere di discussione e di mediazione all’interno dei poteri forti come il Gruppo dei 17, il Bilderberg, la Trilateral, l’Aspen, i Rotary, i Lions, che nulla hanno a che vedere con la democrazia rappresentativa.

Questo modo di elaborare la politica in luoghi ristretti ed elitari, come la intende Italiadecide, è contenuto nel punto 3 del Piano di rinascita democratica di Licio Gelli: «Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell’operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l’etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità… Importante stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale».

Violante, in linea con Huntington e con la P2, propone che la parte più qualificata della borghesia eterodiriga la politica, e infatti afferma: «Un Paese moderno e democratico ha bisogno di élites, ripeto, di persone che per il livello delle esperienze fatte, o di quelle che stanno facendo o per le competenze acquisite nei campi più diversi sentono di avere una responsabilità nei confronti del Paese e del suo futuro. E intendono tener fede a questo dovere».

Intendere la politica e il governo delle cose così come Italiadecide è di inaudita violenza e prevede l’occupazione delle istituzioni dello Stato democratico per stravolgerlo a favore di gruppi ristretti, in netto contrasto con i valori con cui è nata la nostra Costituzione, che fa della partecipazione attiva dei cittadini uno degli elementi fondanti, di cui il voto con il sistema proporzionale era l’espressione più corretta. 

Si presenta davanti a noi il problema dell’eterodirezione dei partiti da parte della borghesia tramite la sua organizzazione occulta, la massoneria. Questo bubbone è emerso in tutta la sua virulenza nella vicenda interna al PdCI tra Marco Rizzo e Oliviero Diliberto. Una discussione che non può essere lasciata cadere nella sinistra se vogliamo fare un salto di qualità a livello teorico, comprendendo meglio come funziona la società borghese e, a livello pratico, su come deve essere costruito un vero partito comunista e la ragione per cui è fondamentale, per contenere e neutralizzare queste infiltrazioni, l’utilizzo dello strumento del centralismo democratico.

Tra gli obiettivi immediati, come comunisti, abbiamo quello di riprenderci in toto la Costituzione, anche nelle parti che sono state modificate, riportandola all’impianto del 1948. Nella nostra Costituzione è di fatto costruito il nostro programma politico generale che ha tra i suoi obiettivi la lotta alle società segrete (articolo 18). La Costituzione racchiude l’idea di società che vogliamo costruire che è l’alimento necessario per rivitalizzare le classi subalterne e per sconfiggere – come diceva Gramsci – il “sovversivismo dall’alto delle classi dirigenti” che ha bisogno della “passivizzazione delle masse” e della “eterodirezione”.

I nomi conosciuti di Italiadecide

Luciano Violante, ex presidente della Camera dal 1996 al 2001

Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica dal 1999 al 2006 oggi senatore a vita

Gianfranco Fini, presidente della Camera dal 2008

Alessandro Campi, presidente della Fondazione FareFuturo

Giuliano Amato, dell’Aspen Institute Italia e della Fondazione Italianieuropei

Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie nazionali Lega Nord per l’indipendenza della Padania, vice-presidente del Senato e Ministro per la Semplificazione Normativa

Gianni Letta, dell’Aspen Institute Italia

Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, presidente Aspen Institute Italia e membro del Bilderberg

Altero Matteoli, ministro dei Trasporti

Mauro Moretti, Ad di Ferrovie Italia Spa

Massimo Sarmi, Ad di Poste Italiane

Fulvio Conti, Ad e Dg di Enel Spa

Alessandro Profumo, Ad del Gruppo Unicredit, Trilateral Commission

Pellegrino Capaldo, ex presidente Banco di Roma. All’inizio degli anni ’80 fu uno dei tre probiviri designati dalla Segreteria di Stato del Vaticano per dirimere la questione Banco Ambrosiano-IOR. Ex Dc, ora aderisce alla Rosa per l’Italia con Bruno Tabacci e Savino Pezzotta

Piercarlo Padoan, vicedirettore generale dell’Ocse

Angelo Maria Petroni, segretario generale dell’Aspen Italia e consigliere Rai

Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia

Vincenzo Cerulli Irelli, giurista e socio promotore

Massimo Luciani, giurista

Nicolò Zanon, giurista

Paolo De Joanna, già segretario generale della presidenza del Consiglio, governo D’Alema  

Aldo Bonomi di Aaster

Domenico Marchetta, consigliere di Stato

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